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Le Icone della Pinault Collection, rilette dal take over di Sam Youkilis
Arte contemporanea
di redazione
I Social Network offrono migliaia, milioni di punti di vista e, in alcuni casi, queste aperture possono davvero spostare di qualche grado il nostro pensiero, muovere di alcuni centimetri la nostra immaginazione. Soprattutto se, a prestare il loro sguardo, sono artisti, creativi. Così, Palazzo Grassi – Punta della Dogana, nell’ambito della mostra “Icônes”, presenta un nuovo progetto che vuole proporre un approccio inedito al percorso espositivo. Il fotografo, videomaker e documentarista Sam Youkilis è stato invitato a un take over sul canale Instagram di Palazzo Grassi: per nove giorni, dal 27 giungo al 5 luglio, proporrà una serie di contenuti autoriali dedicati alle opere in esposizione, incentrate sul tema dell’icona e dello statuto dell’immagine nella contemporaneità. Con un focus particolare sul rapporto tra i lavori e Venezia, come nel caso del video, pubblicato oggi, ispirato all’installazione Prime di Camille Norment, che invita a un’intima esperienza condivisa e che ha ispirato a Youkilis l’associazione con i gesti e le interazioni intessute tra i passeggeri di un vaporetto.
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Il fotografo e videomaker documentarista Sam Youkilis esplora i luoghi e le loro comunità, rivelandone la bellezza attraverso i dettagli e le peculiarità delle persone che li abitano, la natura che li caratterizza e le attività che vi si svolgono. Concentrandosi sui dettagli e sulle tradizioni locali, cerca di restituire uno sguardo complementare su paesaggi, città e vita quotidiana. Cresciuto a New York, Sam Youkilis si è avvicinato alla fotografia durante gli studi superiori, iniziando a ritrarre i suoi amici. Nel tempo, la sua pratica si è evoluta, orientando il suo interesse verso i processi, le attività e le usanze locali, dei luoghi in cui si trova. Il lavoro di Sam Youkilis è diventato sempre più popolare, tanto che il suo account Instagram è seguito oggi da oltre 450mila persone. La sua documentazione costante e approfondita delle diverse culture negli ultimi quattro anni ha permesso a un pubblico su scala globale di viaggiare e scoprire il mondo attraverso la sua lente.
Curata da Emma Lavigne, direttrice generale della Pinault Collection, e da Bruno Racine, direttore e amministratore delegato delle sedi veneziane, la mostra “Icônes” sarà visitabile fino al 26 novembre 2023 ed è scandita da circa 80 opere della Pinault Collection, di varie dimensioni e media. Tra pittura, video, suono, istallazione, performance, dalla figurazione all’astrazione, la mostra esprime tutte le dimensioni dell’immagine nel contesto artistico contemporaneo e stabilisce dialoghi inediti tra la città e gli artisti emblematici di una delle collezioni d’arte più prestigiose al mondo, tra cui David Hammons e Agnes Martin, Kimsooja e Chen Zhen, Danh Vo e Rudolf Stingel, Sherrie Levine e On Kawara.
Cosa c’entrano i velluti di Danh Vo, dell’opera Christmas (Rome) (2012, 2013), con i panni stesti da una finestra veneziana? La rifrazione tra luci e specchi che avvolge il Torrino, orchestrata da Kimsooja, può ricordare l’acqua della Laguna? Grazie a questi inconsueti dialoghi, che attivano una rispondenza diretta tra gli oggetti in esposizione e ciò che si svolge nella quotidianità, si svela una Venezia diversa, colta nel particolare, ma si aprono anche nuovi significati per i lavori in esposizione, magari al di là delle stesse intenzioni degli autori. Ma il bello dell’arte è proprio questo, no?