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Il frutto di un lungo lavoro di mappatura e documentazione delle superfici architettoniche della città lagunare avvenuto tra l’ottobre del 2020 e il marzo del 2023, quando alcuni edifici e echiese del Patriarcato di Venezia si trovavano in restauro. «Da anni osservo le architetture e le superfici di Venezia con la mia macchina fotografica. È un lavoro che implica una grandissima pazienza, essendo potenzialmente infinito. Il mio scopo è quello di esplorare e registrare la varietà cromatica degli intonaci, la tessitura dei muri e le trame delle coperture focalizzandomi sugli effetti del tempo che passa sulle pietre di questa città», racconta Ugo Carmeni.
Le fotografie esposte parlano di un legame, quello tra Venezia e la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico artistico della città che il Museo traduce in un progetto d’arte. Venice Mapping Time, a cura di Daniela Ferretti con Dario Dalla Lana, promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto e dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e patrocinata dal Patriarcato di Venezia, si inserisce nel percorso che il Museo di Palazzo Grimani porta avanti da anni mettendo in comunicazione l’antico e il contemporaneo al di là della fotografia.
La cornice è quella di raro esempio di architettura rinascimentale tosco-romana a Venezia, nel cui piano nobile sono visibili le decorazioni di Giovanni da Udine, Francesco Salviati, Federico Zuccari oltre alla collezione statuaria di Giovanni Grimani (rientrata a palazzo dopo oltre quattro secoli).
Al secondo piano del palazzo, solitamente dedicato alle mostre temporanee, Carmeni espone cinquantasette opere. Non solo fotografie ma ingrandimenti di particolari stampati su carta di cotone in grande formato (fino a 100 x 150 cm). Ciascuna è poi lucidata a mano con diversi strati di cera per proteggerne i pigmenti ed esaltarne la vividezza e infine applicata a pannelli di alluminio montati su un telaio in legno.
Anche la Sala di Psiche, in cui è stato recentemente riportato alla luce un bassorilievo raffigurante una salamandra, Ugo Carmeni compone un «rapsodico bestiario veneziano, costituito da un’accurata selezione di dieci fotografie di dettagli scultorei a soggetto animale quali leoni, draghi, serpenti e aquile disseminati nella città. »
Qual è stato il processo che ha portato a selezionare queste immagini? Carmeni non solo si è inerpicato sui ponteggi dei molti cantieri di restauro delle facciate delle chiese e dei palazzi veneziani. Poi ha osservato, annotato, analizzato, mappato, fotografato e infine selezionato, tra i molti scatti, quelli necessari alla propria personalissima narrazione, come ci spiega Daniela Ferretti, curatrice della mostra.
Un pellegrinaggio, fatto di corrosioni e superfici levigate, scorci architettonici, inquietanti e fascinose personificazioni allegoriche e fantastici bestiari. Dettagli che spesso passano in secondo piano e che al Museo di Palazzo Grimani diventano protagonisti, invitandoci ad un’osservazione più attenta, alla scoperta di un mondo intermedio.
Il lavoro si struttura in parte come una documentazione scientifica, una mappatura inesatta. Le opere infatti riportano nel titolo l’istante in cui la foto è stata scattata ma non le sue coordinate spaziali, isolando i dettagli dal loro contesto e non collocabili nello spazio.
Così si palesa in modo nuovo quella continuità di superficie e di colore che lega in modo unico l’architettura e il disegno urbano di Venezia.