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Un altro bel programma di musica, danza e parola, abilmente ideato da Daniele Cipriani, questa “Soirée Rachmaninov” celebrata dal Ravenna Festival 2023 (e al Festival di Nervi), con due pianisti d’eccezione Beatrice Rana e Massimo Spada, con al violoncello Ludovica Rana, e un gruppo di talentuosi danzatori e coreografi. Ispirato ai 150 anni dalla nascita di Sergej Rachmaninov (1873-1943), lo spettacolo vive della magia della musica del grande compositore, pianista a direttore d’orchestra russo, sulla quale hanno creato molti coreografi.
Tra questi il tedesco Uwe Scholtz, morto prematuramente nel 2004, a soli 46 anni, lasciandoci alcuni gioielli di danza. Come Sonata, sull’Andante della Sonata per violoncello Op.19. A danzarla la coppia proveniente da Les Grands Ballets Canadiens: Rachele Buriassi ed Esnel Ramos, lei italiana, lui cubano. Un passo a due raffinato, leggero e arioso, con accenni di gesti che esprimono l’amore maturo. Trio, sempre di Scholz, vive sulla Suite n. 2 per due pianoforti. Ai due danzatori si è unito il ballerino ucraino Oleksii Potiomkin del Teatro dell’Opera di Kyiv, dal gesto nobile e vigoroso. Il rapporto fra i tre è un continuo intreccio di impegnativa esecuzione, dove lo stile neoclassico di Scholz brilla di più ardite posture. Trasportata fluidamente in più direzioni, sollevata, fatta scivolare tra e sui corpi della coppia maschile, la donna vibra eterea e forte, chiudendosi infine in una scultorea figurazione delle teste, l’una sull’altra, dei tre interpreti.
La coreografia più consistente, per durata e novità, di “Soirée Rachmaninov” è stata la nuova creazione dell’affermato duo di danzatori e coreografi Sasha Riva e Simone Repele, Alla fine del mondo. Sulla musica delle Danze Sinfoniche op.45 (l’ultima importante partitura del russo concepita proprio per ricavarne un balletto da parte di Fokine, ma mai realizzato a causa della morte del coreografo nell’agosto del 1942) Riva&Repele si sono ispirati ad alcuni aneddoti della vita di Rachmaninov, in particolare al suo amore per i fiori di lillà, l’intolleranza al rumore, le dimensioni delle sue mani che pare fossero molto grandi. Un vaso di fiori che crescono e poi appassiscono, deposto dall’alto di una parete; dei guanti con lunghissime dita indossati dai dieci danzatori con costumi di diverse sfumature color viola; e una porta che si spalanca con una fortissima luce, sono alcune delle sequenze più teatrali che caratterizzano Alla fine del mondo. Il titolo ha una valenza più esistenziale.
Attraverso un peculiare vocabolario astratto, dinamico ed espressivo, i due autori hanno voluto rappresentare, in tre diversi quadri, una tormentata presa di coscienza della durata della vita su questa terra, con uno sguardo finale di meraviglia. Nel gruppo, e nel comporsi di coppie, terzetti e quartetti, emergono gli assoli della magnetica Parvaneh Scharafali, ex ballerina NDT, della Forsythe Company e dell’Hamburg Ballett, e di Yumi Aizawa, principal del Grand Théâtre de Genève.
A introdurre la serata è stato il Preludio in do diesis minore tratto da una registrazione d’epoca dello stesso Rachmaninov, subito seguito dal duo pianistico. Quale voce narrante, impersonando lo stesso compositore, lo spettacolo ha visto inoltre la presenza, in elegante completo abito bianco, di Ettore F. Volontieri – direttore della Fondazione Rachmaninoff – che ha letto, posizionandosi in vari punti della scena, lettere, interviste e pensieri di Rachmaninov. Una Soirée di bellezza.