-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal dal 17 al 23 luglio.
Teatro e danza
COMPAGNIA DELLA FORTEZZA DI VOLTERRA
Si articola nelle sue varie forme il “Progetto Compagnia della Fortezza luglio/agosto 2023”, con la direzione artistica di Armando Punzo e la direzione organizzativa e cura dei progetti di Cinzia de Felice. Si tratta di un focus progettuale che, accanto alla presentazione dell’ultimo lavoro, che inizia quest’anno un nuovo percorso di ricerca artistica, propone una serie di importanti attività, mostre e approfondimenti su quanto la poetica e la pratica della Compagnia della Fortezza sono riuscite a generare in 35 anni di attività nel carcere di Volterra. Dal 28 luglio al 3 agosto (ore 16.30) la Compagnia della Fortezza presenta, nella Fortezza Medicea/Carcere di Volterra, Atlantis – Capitolo 1 La Permanenza, con la drammaturgia e la regia di Punzo. La nuova ricerca prende avvio dal concetto di “permanenza” con cui si era concluso il ciclo dedicato a Naturae.
Così il lavoro nelle parole del regista: “Permanere non è immobilità, è affermazione di stato, è conquista di un altro luogo, non è beata torre d’avorio, fuga dalla realtà, è consapevolezza di una scelta, è conoscenza, è sapere, è frutto faticoso di un lavoro che agisce interiormente nell’uomo ed esteriormente nel mondo, è riconoscimento e contenimento dell’Io ordinario, purificazione, eliminazione di una parte nota dell’essere umano a favore di un Io superiore, una parte in potenziale meno nota, comunemente poco frequentata, sacrificata da quella che sembra essere la dura sostanza concreta della vita. Giustifichiamo continuamente le nostre mancanze di coraggio, le nostre umane debolezze e fragilità, difendiamo il nostro recinto, abdichiamo per natura e per indotta acquisita incultura alla scoperta di nuove possibilità…L’Uomo ideale è sempre presente. La ricerca della possibile perfezione nella natura umana è la luce verso cui orientarci. Energeia: energia in azione. Dynamis: forza in potenza”.
UNA NOCHE CON SERGIO BERNAL
Carismatico bailaor madrileno Sergio Bernal porta in Italia un suo spettacolo, insieme a Cristina Cazorla, iconica con la “bata de cola” (strascico) tradizionale del flamenco. Uno spettacolo in tutte le declinazioni spagnole della danza, dalle più tradizionali alle più sofisticatamente moderne, con momenti anche di balletto classico. Coreografie originali come l’assolo Il cigno (coreografia di Ricardo Cue) in cui Bernal danza sulle celebri note di Camille Saint-Saëns, oppure El ultimo encuentro sulle note di Hable con ella di Alberto Iglesias (dalla colonna sonora del film omonimo di Pedro Almodóvar): narra di due amanti assomiglianti non poco a Fred Astaire e Ginger Rogers che, con movenze iberiche, danzano insieme un’ultima volta prima di lasciarsi per sempre.
Tra gli altri brani spicca l’iconico Boléro sulle celeberrime note di Maurice Ravel. Il programma prevede intermezzi musicali e cantati dal vivo, come Siempre Lorca su testo del grande poeta spagnolo. Sempre della Sergio Bernal Dance Company sono gli artisti che suonano e cantano dal vivo: Daniel Jurado (chitarra), Roberto Lorente (voce) e Javier Valdunciel (percussioni). La compagnia Sergio Bernal Dance Company sarà al Nervi Music Ballet Festival di Genova il 29 luglio, al Festival La Versiliana l’1 agosto, alla Scalinata San Bernardino L’Aquila il 2 agosto, e a Catona Teatro, Reggio Calabria il 3 agosto.
GAUTHIER DANCE E RIJEKA BALLET A BOLZANODANZA
Nell’ultima settimana del festival in programma la Gauthier Dance e il Rijeka Ballet. L’ensemble diretto dal coreografo Eric Gauthier – sin dalla fondazione presente al Festival – ha festeggiato a Stoccarda lo scorso marzo tre lustri di attività e successi con una serata celebrativa dal titolo 15 Years Alive, uno spaccato della varietà di cui è composto il repertorio della compagnia. La serata dell’anniversario viene riproposta a Bolzano con l’aggiunta del cortometraggio di Marco Goecke. Diverse le cifre stilistiche, pezzi virtuosi e trascinanti emblematici della mission che la compagnia si è data: rappresentare il lato più solare della danza di oggi.
Sul palco, dunque, i revival di Pression di Mauro Bigonzetti, di Pacopepepluto di Alejandro Cerrudo, ABC di Eric Gauthier e del travolgente Minus 16 di Ohad Naharin a cui si aggiungono la novità sul tema “dell’essere vivi” Ayda, creazione di Dunja Jocić per la Gauthier JUNIORS e i due cortometraggi realizzati dagli artisti residenti Marco Goecke (Rats, in prima assoluta a Bolzano) e Hofesh Shechter (Return) con i danzatori della compagnia maggiore. Rijeka Ballet, compagnia di balletto di lunga tradizione, fondata a Rijeka (Fiume) nel 1946 all’interno del Teatro d’Opera Nazionale Croato, presenterà due creazioni. In Afternoon of a Faun, capolavoro musicale di Claude Debussy, la figura del Fauno, metà uomo e animale, che ha in sé l’apollineo e il dionisiaco, per la coreografa croata Maša Kolar può essere preso a modello dell’uomo nell’era digitale, narcisista, compiaciuto, autoerotico.
È partito da documenti d’archivio il pluripremiato coreografo spagnolo Cayetano Soto per il suo Tchaikovsky, titolo dedicato al grande compositore russo. Lo spettacolo Tchaikovsky nasce sui corpi prestanti dei ventidue danzatori della compagnia diretta da MaŠa Kolar. Interessato più ai fatti e ai misteri della vita del compositore che all’attività artistica, Soto, nel ritornare alla sua musica (qui una selezione di composizioni non nate per il balletto) prova a sondare l’uomo prima dell’artista. Un’esistenza sdoppiata la sua, tra un’ordinaria apparenza in società e un lato oscuro, interiore, celato ai più, che sfortunatamente avrà il sopravvento nel tragico epilogo della sua vita.
FESTIVAL CANTIERI CULTURALI ISOLOTTO
Progetto di geografia urbana, riflette sulla rigenerazione degli spazi e la nuova città di vicinato attraverso i linguaggi del corpo. Il Festival (a Firenze, dal 24 al 28 luglio) invita i cittadini ad accostarsi insieme agli artisti alla costruzione di momenti condivisi abitando gli spazi scelti con appartenenza e rispetto. Le giornate si articolano come dei cammini: dalla passerella dell’Isolotto fino a Piazza dei Tigli, passando da Piazza dell’Isolotto, al Viale dei Bambini fino alla Montagnola. In questo pregiatissimo fazzoletto ombreggiato dagli alberi, tra il fiume e la città, si sviluppano performance, brevi visioni, prove artistiche, incontri, concerti.
Ogni giorno è segnato da un rito al tramonto sull’Arno con La zattera d’oro, a cura di Virgilio Sieni, performance intesa come momento meditativo da osservare dagli argini e dalla Passerella dell’Isolotto. Prima e dopo prende vita il Sleep in the car, progetto di Franco La Cecla e Virgilio Sieni, azioni coreografiche dentro e fuori un’auto, che aprono una riflessione sulla dimora di fortuna, rifugio e ultima sponda.
Tra le altre performance Lull, con Giuseppe Comuniello, Camilla Guarino e Clara Comuniello, accompagnati dalle musiche dal vivo di Luciano Guarino; Dialogo terzo: In a landscape creazione coreografica di CollettivO CineticO / Alessandro Sciarroni ispirata all’omonimo brano di John Cage; Roberta Mosca e Canedicoda con Ci vorrebbe quel punto che ferma le cose, adattamento della non-stop performativa di 24 ore Musica per un giorno; Annamaria Ajmone in collaborazione con l’artista del suono Glauco Salvo; Stripped To The Bone, concerto di Fabrizio Cammarata, che fa proprie le infinite ispirazioni provenienti dal Mediterraneo, dal Nord Africa alla Spagna alla Sicilia.
AL MITTELFEST DI CIVIDALE DEL FRIULI
Ultima settimana della XXXII edizione di Mittelfest – festival multidisciplinare di teatro, musica, danza e circo con la direzione di Giacomo Pedini, punto di riferimento per l’area Centro-europea e balcanica con sede a Cividale del Friuli, che quest’anno ha affrontato il tema Inevitabile. Il 25 luglio due spettacoli. Le gratitudini tratto dall’omonimo romanzo di Delphine de Vigan, nell’adattamento di Paolo Triestino, e con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Valentina Bartolo, mette in scena la storia di Michka, anziana correttrice di bozze di origini polacche, che per anni ha accudito Marie, figlia di una vicina di casa assente e problematica. Ora è lei ad avere bisogno di aiuto: perde le parole. Marie e Jerome, giovane e appassionato ortofonista, accudiranno e sosterranno Michka nel suo ultimo viaggio, determinata a dire grazie a tutti coloro che l’hanno aiutata, soprattutto a chi l’ha salvata bambina dallo sterminio nazista.
Irène Jacob ne La doppia vita di Veronica – film cult del regista Krzysztof Kieslowski – interpreta due donne, dall’aspetto quasi identico, che conducono vite separate seppure in parte collegate fra loro. Weronika e Véronique, una a Cracovia e l’altra a Parigi. La sorte di una sarà opposta a quella della sua alter-ego. Cos’è mai l’identità? E quanto è inevitabile il destino? L’atmosfera sospesa e immaginifica, accentuata dalle musiche del compositore Zbigniew Preisner, ci accompagna attraverso epifanie, visioni fatte di sole emozioni, in cui perdersi nell’inesplicabilità degli eventi, per poi ritrovarsi nei silenzi e negli sguardi di chi resta. mittelfest.org.
ORESTIADI DI GIBELLINA
Alle Orestiadi di Gibellina (Tp) debutta in prima nazionale, il 30 luglio, Di me la notte sembra sapere, liberamente tratto dai testi di Dacia Maraini, Diana Marta de Paco Serrano, Alejandra Pizarnik, Maria Teresa Coraci, con Maria Teresa Coraci e Elena Pistillo, regia di Enrico Stassi. Cinque casi clinici, di esistenze mancate o di vita offesa, nell’accezione adorniana del termine (T. W. Adorno, Minima moralia. Meditazioni della vita offesa). Come quella di cinque donne – diverse fra loro, per epoca, riferimenti storico-biografici, genesi letteraria – accomunate da un medesimo destino: l’offesa della incomprensione, del non riconoscimento, della discriminazione di genere, della reclusione, dell’oblio.
Queste figure di donne così diverse fra loro, descritte da una partitura di testo a più mani, sono tenute insieme da un’unica dimensione: un sogno di settanta minuti. È come se la notte, in questo unico sogno, in uno spazio-scena tutto per sé, le accogliesse insieme, fuori da ogni sintassi logico-razionale-temporale, per dar loro parola e riconoscimento. In questo senso, le scene mutevoli e le visioni d’artista di Fabrizio Lupo concorrono a sottolineare e, si direbbe, a dichiarare l’emozione onirica dello spettacolo. Eppure “Un giorno torneremo a essere” recita il prologo iniziale della poetessa Alejandra Pizarnik (La figlia dell’insonnia, 2015). La stessa a cui non sfugge la difficoltà del dirsi e l’inganno della parola.
ATERBALLETTO AL MACERATA OPERA FESTIVAL
Il 27 luglio allo Sferisterio di Macerata la coreografia firmata da Joan Inger con il drammaturgo Gregor Acuña-Pohl, creata nel 2020 per l’Aterballetto. Don Juan nasce dal desiderio del coreografo di confrontarsi con Don Giovanni, mito paradigmatico antico e ancora contemporaneo. La commedia originale di Tirso de Molina, Molière, Bertold Brecht e l’opera teatrale di Suzanne Lilar sono solo alcune delle fonti d’ispirazione. Nella coreografia troviamo tutti i personaggi della storia, da Donna Elvira a Donna Anna a Zerlina e Masetto.
Il Don Juan può essere considerato un Kammerspiel, con sua capacità di sottolineare sfumature ed emozioni: e nel caso di questa creazione la danza diviene lente d’ingrandimento dei singoli caratteri, e svela in modo sottile ma evidente il mondo interiore degli uomini e delle donne in scena. Ancor più importante è la connessione con la contemporaneità, disegnando un mondo abitato da un personaggio che attraversa il percorso della propria solitudine senza sfuggire a quella superficialità che sembra proprio caratterizzare i nostri giorni. E sullo sfondo si illuminano temi rilevanti, tra i quali certamente la complessità del dialogo tra generi.
GIULIETTA A TAORMINA ARTE
Al teatro romano di Taormina, il 26 luglio Eleonora Abbagnato sarà la protagonista di Giulietta, una produzione firmata da Daniele Cipriani in cui musica e danza si uniscono per dipingere un ritratto nuovo e inusuale della più celebre veronese di tutti i tempi, creandone un ritratto di donna eterea e sensuale, impalpabile e volitiva, dal fascino senza tempo. In programma, quattro diverse coreografie interpretate accanto a pagine musicali ispirate alla tragedia scespiriana, eseguite dal vivo. Giulietta, danzata sull’ouverture-fantasia di Ciaikovsky, è la creazione che dà il nome alla serata ed è firmata Sasha Riva e Simone Repele. In scena, accanto ad Eleonora Abbagnato, anche una piccola Giulietta dei nostri giorni che si immagina adulta, bellissima e appassionata, accanto al suo innamorato: la bimba Julia Balzaretti, figlia dell’étoile, di 11 anni.
Il Romeo contemporaneo, quintessenza del giovanotto cool secondo i parametri della fantasia infantile odierna, è Sasha Riva. Presente, futuro e passato, con reminiscenze di Capuleti e Montecchi, si fondono, mentre un amico immaginario, Simone Repele, scandisce il tempo a giri di bicicletta. Giulietta quale simbolo dell’amore, è al centro della coreografia firmata da Uwe Scholz, coreografo tedesco scomparso prematuramente all’inizio del secolo, che apre la serata: Eleonora Abbagnato e Michele Satriano, primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma, interpretano il passo a due dal balletto Rosso e Nero, creato nel 1988 e rimontato qui da Giovanni Di Palma.
Rainbow Love & Peace sulla West Side Story Suite per due pianoforti di Leonard Bernstein, è firmata da Giorgio Mancini, con molti “Giulietti”, e una “Giulietta” danzati dall’étoile da Rebecca Bianchi, Simone Agrò, Mattia Tortora, Gabriele Consoli, Bryan Ramirez e Michele Satriano.
FESTIVAL VISIONI DI DANZA
Prosegue il festival veneto con diversi appuntamenti. Il 25 luglio Jules della compagnia Naturalis Labor, concept Luciano Padovani, di e con Alice Carrino e Giuseppe Morello, e A_Way della compagnia EgriBiancoDanza, ideazione e coreografia Raphael Bianco, musica di Arvo Pӓrt. Il 27 …e come sottofondo il rumore della città, di e con Serena Loprevite e Rocco Colonnetta della compagnia Déjà Donné.
La performance è un’indagine breve intorno alle mancate reazioni che si infrangono nel corpo, rimanendo incastrate in ogni fibra muscolare, in attesa…interrogandoci se in questa quotidiana tensione sia più eroico resistere oppure reagire. Lo spazio urbano e la scena aperta dove i due danzatori attraverso la loro poetica tracciano il passaggio nel tessuto metropolitano della città: seguendo una linea retta lasciano andare i corpi alla forza di gravità fino a terra l’uno sorretto dall’altro per poi rialzarsi e ricominciare a camminare. Una continua alternanza di sentimenti sotto la lente di progettazione dei corpi che si compongono in movimenti di reazione e inconsapevolezza, come animali in gabbia che cercano di sopravvivere.
Nella stessa serata La danza della realtà della Compagnia Atacama, ideazione, coreografia e regia Patrizia Cavola e Ivan Truol, con Nicholas Baffoni e Camilla Perugini, e Ucso – Una carezza sugli occhi del Balletto di Sardegna / S Dance Company, concept Salvatore Sciancalepore, interpreti Rocco Suma e Samuele Arisci. A Schio (VI), festival Visioni di Danza – Giardino Jacquard.
FESTIL A TRIESTE
Per l’ottava edizione di “FESTIL_Festival estivo del Litorale” diretta da Tommaso Tuzzoli e Federico Bellini e organizzata da Tinaos, il 25 luglio va in scena al Teatro Miela di Trieste, Corvidae. Sguardi di specie dell’autrice, interprete e regista friulana Marta Cuscunà. Originariamente scritto per la miniserie tv La Fabbrica del Mondo di Marco Paolini e Telmo Pievani (RAI 3), lo spettacolo interroga lo spettatore sulla possibilità di realizzare una nuova armonia fra la natura e un progresso finalmente sostenibile attraverso lo sguardo comico e disincantato di uno stormo di corvi meccanici.
L’installazione scenica, progettata dalla scenografa Paola Villani, permette la manipolazione a vista dei corvi attraverso un sistema di joystick e cavi di freni di biciclette. La miniserie, allora, esce dallo schermo per arrivare in teatro con tre stagioni in cui uno stormo di corvi regala una prospettiva diversa sui danni che come specie abbiamo combinato al Pianeta e sulle possibilità che abbiamo di rimediare.
Il pubblico potrà così rivedere in teatro gli episodi della prima stagione andati in onda su RAI 3, ispirati dai temi affrontati di puntata in puntata e scoprire, negli episodi nuovi della seconda e della terza stagione, l’eco del pensiero dell’antropologa Anna Tsing, della biologa Lynn Margulis, del filosofo Bruno Latour e di quell’ecologia affettiva di cui parla Donna Haraway in Staying with the trouble.
ERODIADE AI SOLISTI DEL TEATRO
Per la XXIX edizione della rassegna I Solisti del Teatro, nella splendida cornice dei Giardini della Filarmonica Romana, con un ricco cartellone di monologhi, commedie, sinfonie di parole e musica, percorsi a tema, artisti di ogni segno, di ogni identità, di ogni linguaggio, attori affermati e giovani leve, il 28 luglio il Gruppo Della Creta presenta Francesca Benedetti in Erodiade di Giovanni Testori, a cura di Marco Carniti. Erodiade per Giovanni Testori si fa corpo, metà Dio, metà donna che scopre il lato ambiguo e fluido della sua virilità. L’attrice, musa dell’autore milanese, affronta la scrittura testoriana facendosi carne e sangue e immergendosi in un flusso verbale senza precedenti per restituire al pubblico, il mito ribaltato di un personaggio controverso e trasgressivo come Erodiade, che oggi si fa vittima più che carnefice.