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Sfogliando l’orchidea: FormaFantasma rilegge l’archivio della Galleria Massimo Minini
Arte contemporanea
I compleanni con lo zero fanno sempre più notizia degli altri. Invitano a fare una pausa e riflettere. Se si tratta di 50 anni, mezzo secolo di storia, la tentazione del bilancio è in agguato. Che significa fare il punto pronti a ripartire. La Galleria Massimo Minini a Brescia li ha compiuti nel 2023 e ha messo in calendario una lista di mostre che raccontano le tappe della sua storia che coincide con quella dell’arte contemporanea. Dall’inizio sono state stazioni determinanti a scriverne nuovi capitoli, da quando la galleria si chiamava Banco.
In corso fino al 26 luglio a Brescia c’è “FormaFantasma/Archivio Massimo” sull’incontro tra il caleidoscopico e sfavillante archivio di Massimo Minini e i FormaFantasma. Una collaborazione cercata sulla base di un idem sentire. «I viaggi nel passato rievocano fantasmi. Questi fantasmi hanno trovato l’Oro di Napoli nell’archivio di Massimo, cioè il mio archivio. Quando sono venuti a trovarmi per la prima volta, sono rimasti sbalorditi (non dovrei dirlo) dalla varietà di elementi di un archivio cresciuto a dismisura in 50 anni, trattando temi inaspettati. Design, tessuti, mobili, fotografia, libri d’artista, inviti a mostre, manifesti…Ogni famiglia curata da me personalmente, compresa la corrispondenza con artisti, gallerie, musei, scrittori, musicisti. Ricchezza di materiale, curato eppure senza una forma precisa, ha suscitato l’interesse di Andrea Trimarchi e Simone Farresin, che hanno deciso di dargli una forma – finalmente – con grande impegno: una forma fantasma, una forma fantasma, Forma Fantasma», scrive Massimo Minini.
I FormaFantasma invece sono partiti da un presupposto, celebrare l’archivista e la sua storia più di quello che è archiviato. «Archivio Massimo” è il risultato di un invito inusuale quanto eccezionale: sviluppare un corpo di lavoro reagendo in modo libero all’archivio privato di Massimo Minini. Forma Fantasma elabora così un lavoro che concepisce l’archivio come un deposito stratificato e complesso della memoria. La pratica dell’archiviazione è pertanto vista come uno strumento per trasformare le esperienze di vita e lavoro in frammenti materiali tangibili e consultabili, non soggetti al passare del tempo». Gli oggetti disegnati dai FormaFantasma, non sono pensati per una riorganizzazione sistematica dei materiali d’archivio o per offrire maggior accessibilità al modo peculiare di Massimo Minini di categorizzare i documenti raccolti nell’arco di una vita, piuttosto sono pensati come dei dispositivi che celebrano l’archivista oltre a ciò che è archiviato.
Tra gli oggetti costruiti ad hoc per conservare una memoria – che è caleidoscopica e generativa di idee e progetti in continuo movimento -, ci sono anche dei teli di seta con dipinta l’orchidea Ophyrs Apifera che si riproduce in totale solitudine. «Il fiore si fa così archivio biologico di un presente in dissipazione ed, allo stesso tempo, dell’inesauribile capacità di immaginarsi in perenne trasformazione. Archivio Massimo è una riflessione sull’idea di memoria, la resilienza del passato e la pratica del collezionista e dell’archiviazione come processi di autoimpollinazione intellettuale».
Vasi di vetro da collezione si alterano su una struttura di vetro e metallo a lettere di alcune delle fitte corrispondenze che il gallerista ha sempre tenuto con i suoi artisti, poi brevi pubblicazioni. Affianco sfilano i faldoni dei tanti artisti che hanno scritto il racconto di questi 50 anni. Per terra gli inviti della prima galleria Banco. Poi foto di allestimenti opere in un nuovo armadio costruito ad hoc…Il passato che ritorna presente con la sua vitalità.
Un altro capitolo importante della storia della galleria, Paolo Icaro, è in mostra a Spoleto per i Festival dei Due mondi fino al 16 ottobre, alla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.