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La vertigine musicale del Barocco rivive al Farnese Festival di Parma
Musica
Il Farnese Festival riporta in vita un’epoca: quella che in Storia si definisce “età moderna” ma che curiosamente in Musica si chiama “musica antica”, buffa contraddizione terminologica che ci appare perfettamente in linea con lo spirito eccentrico dello stile Barocco. Ambizione di questa rassegna, più che di imbastire una semplice serie di concerti, ci piace idealmente vederla come il tentativo di rivivere oggi il senso, il gusto, la maniera del far musica nel periodo Barocco presso la corte del Ducato di Parma e Piacenza. Per questa ragione era essenziale che il luogo in cui si sono svolti i concerti fosse l’originale teatro dei duchi Farnese, costruito per volere di Ranuccio I tra il 1617 e il 1618 all’interno dell’imponente Palazzo della Pilotta e riconosciuto dagli esperti come il più antico teatro moderno della storia Occidentale.
Occorre inoltre rimarcare l’importanza che assume questo Festival per la città, essendo il primo al mondo con musiche dei secoli XVII e XVIII svoltosi interamente all’interno di un teatro originale di quell’epoca, che nonostante la parziale ricostruzione rimane unico per la sua identità e per la sua acustica e, non meno rilevante, non così facile da gestire per le esigenze degli spettacoli odierni, in termini di gestione degli spazi e di sicurezza (il teatro è interamente ligneo).
Nato grazie alla collaborazione di tanti attori pubblici e privati, tra cui il Complesso Monumentale della Pilotta, il Comune di Parma, il Ministero della Cultura, le Fondazioni Monteparma e Arturo Toscanini, e curato dal direttore artistico Fabio Biondi, dal 19 maggio al 19 giugno 2023 il Farnese Festival ha prodotto sei concerti, uniti a un’anteprima di presentazione, tutti tenuti da interpreti e ensemble riconosciuti a livello internazionale per la profondità della ricerca artistica.
In particolare, l’Orchestra “Arturo Toscanini” diretta da Enrico Onofri si è esibita all’interno del concerto di presentazione, offrendo all’ascolto una Suite di Fortunato Chelleri accanto ai grandi nomi del repertorio sinfonico; l’ensemble “Europa Galante” è stata protagonista di ben tre concerti, proponendo brani di compositori poco noti al grande pubblico ma legati in vari modi al Ducato Parmense come Dario Castello, Giovanni Legrenzi, Giovanni Battista Vitali, G. B. Mazzaferrata, Marco Uccellini, Andrea Falconieri, Carlo Farina, accostati a pagine come Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi, anch’egli spesso presente a Parma presso il Teatro Farnese, oltre a parti dei Fiori Musicali op. 12 di Girolamo Frescobaldi per giungere fino ad un concerto interamente dedicato a brani per due, tre, quattro o cinque strumenti ad arco scritti da Luigi Boccherini.
L’ensemble “Labarocca” di Milano con il suo direttore Ruben Jais ha realizzato una selezione di arie tratte dal dramma Scipione in Cartagine nuova di Geminiano Giacomelli, eseguito per la prima volta a Piacenza nel 1730, mentre il “Concerto Italiano” di Rinaldo Alessandrini ci ha calati all’interno di un percorso madrigalistico monteverdiano ricco dei più svariati affetti, intramezzato da Sonate strumentali di G. B. Fontana e M. Uccellini. Per finire, il Quartetto Vanvitelli e il mezzosoprano Giuseppina Bridelli hanno messo in luce il legame col territorio bresciano (che a sua volta subiva l’influenza veneziana) offrendo la lettura di Sonate di Castello, Fontana, Uccellini, Marini, Mascitti e Isabella Leonarda (prima compositrice in tutta la rassegna), aggiungendo due Cantate rispettivamente di Antonio Caldara e di Alessandro Scarlatti e una Sinfonia di Alessandro Stradella.
Si può dire a buon diritto che attraversare l’esperienza di questo Festival abbia restituito il sapore di quella che era la zampillante e quasi vertiginosa vivacità musicale e culturale dei secoli XVII e XVIII nelle corti parmense e limitrofe, in una continua circolazione di idee, musiche, persone, influenze stilistiche e rivoluzioni artistiche messe in campo da personalità musicali soltanto in parte oggi conosciute, ma che qui hanno ricevuto tutte quante pieno spazio d’espressione, all’interno di quello spazio, il teatro Farnese, che era già testimone di quel tempo e che ci condurrà ancora attraverso i secoli.