23 agosto 2023

Residenze d’artista: CRAG Gallery si trasforma in Atelier

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Il loft di via Parma 66d a Torino, sede di CRAG Gallery, nei mesi di luglio e agosto è diventato libero spazio dove Elisabetta Mariuzzo, Oscar Rojas Contreras, Lucia Kralikova e Giacomo Modolo si sono incontrati per riflettere sul tema dell’autocensura, a partire dal dialogo con Alessandro Chetta, autore di "Non sia mai detto! Discorso sull’autocensura (arte, politica, maternità)”

Residenze d'artista, CRAG Gallery, Elisabetta Mariuzzo. Ph. Bruno Barbero

«L’idea di trasformare CRAG Gallery in un luogo di residenza per artisti non è nuova nella nostra pratica. Da una parte ci sono motivazioni pratiche come la possibilità per artisti molto giovani come Elisabetta Mariuzzo e Lucia Kralikova di confrontarsi con altri, come Giacomo Modolo e Oscar Rojas Contreras, e dall’altra attraverso la residenza è possibile anche uno scambio culturale tra nazionalità diverse – Oscar Rojas Contreras vive in Italia ma è messicano e Lucia Kralikova viene dalla Repubblica Ceca. Come gallerista sento la necessità di incoraggiare e stimolare un dialogo con i miei artisti, soprattutto con quelli più giovani che si trovano a lavorare per la prima volta con una galleria. L’incipit di questo dialogo è nato dal libro di Alessandro Chetta e vuole essere un discorso sull’autocensura per cercare di spingere in profondità il lavoro degli artisti, perché non si autocensurino rispetto al mercato e rispetto al sistema» ha esordito Elisabetta Chiono introducendo il progetto di residenza.

Non sia mai detto! Discorso sull’autocensura [arte, politica, maternità], di Alessandro Chetta
Riprendendo Chetta, che scrive «La cronaca “fa” l’arte, anzi sembra che l’arte ormai puntelli la cronaca, rassegnandosi alla didascalia (…) L’arte attenta al senso si riempie di informazioni e discorsi, vorrebbe insegnare invece di sedurre», Chiono insiste sulla necessità di far si che gli artisti captino l’arcano nell’anima e solo poi si mobilitino. Ricordando Henri Bergson, «Per evocare il passato sotto forma di immagine bisogna astrarsi dall’azione presente, bisogna saper dare valore all’inutile, bisogna voler sognare», Chiono rivela cosa CRAG Gallery cerca nel lavoro degli artisti e in quale direzione cerca di spingersi con il proprio lavoro.

Elisabetta Mariuzzo, Oscar Rojas Contreras, Lucia Kralikova e Giacomo Modolo: Elisabetta, chi sono, quali strade percorrono e come li ha scelti?

«Sono tutti giovani artisti che lavorano da almeno un anno con CRAG Gallery, tranne Giacomo Modolo con il quale siamo legati sin dalla nascita della galleria. Ogni artista è legato al media della pittura. Elisabetta Mariuzzo dopo il diploma all’Accademia di Brera e la residenza alla Fondazione Bevilacqua La Masa ha iniziato a lavorare con Crag. Da subito la sua pittura mi ha affascinata e ne ho visto l’intrigante ricerca di scavo in se stessa per approdare a qualcosa di intenso e personale».

Oscar Contreras Rojas, Puente, 2020. Courtesy the artist and CRAG Gallery, Torino

«Oscar Rojas Contreras era già stato in residenza da noi nel 2019 dopo essersi diplomato in pittura all’Accademia di Venezia e un M.A. a Londra per approfondire sound and digital art. Il suo lavoro si esprime in pienezza quando ha a disposizione grandi superfici nelle quali le immagini della spiritualità messicana e dell’arte antica dei grandi maestri si mescolano dando vita ad una sua nuova visione, fuori dagli schemi, molto personale, ancor prima delle mode. La sua cifra stilistica si esprime in opere senza tempo e senza riferimenti precisi lasciandoci vagare tra terra e cielo, un pò sognanti come il carattere adorabile dell’artista. Ho pensato alla condivisione nel mese di luglio dello spazio tra Elisabetta Mariuzzo, alle prese con i dettagli delle sue opere di piccole dimensioni alla ricerca del suo segno, e Oscar Rojas Contreras che è invece alla costante ricerca di  spazi del suo fare per espandersi all’esterno». 

Giacomo Modolo, Kid with a wood gun, 2022. Courtesy the artist and CRAG Gallery, Torino

«Il secondo momento di residenza è stato quello in cui hanno lavorato Giacomo Modolo e Lucia Kralikova, dopo un paio di giorni di incontro a quattro e conversazione con Alessandro Chetta. Giacomo Modolo è di Vicenza, non è nuovo alle nostre esperienze di residenza. In questo mese, reduce da un viaggio in Vietnam, ha organizzato il suo lavoro per poter sfruttare a pieno l’isolamento e la perfetta luce naturale della galleria e lo stare a Torino, una città che gli piace molto. Ha alternato grandi pitture con monotipi. La sua convivenza con Lucia Kralikova è stata di stimolo per entrambi. Lucia è diplomanda all’Accademia AVU di Praga, è reduce da un residenza a NY e lavora con più media. Da quello pittorico che abbiamo già esposto in più occasioni è concentrata da mesi sull’arte tessile. L’interesse per l’arte tessile è nato nel 2021 durante la sua esperienza in galleria per un progetto Erasmus. È da allora che ho potuto osservare come Lucia, giovanissima artista, oggi ha 24 anni, sia senza paura e senza autocensura. La sua esplorazione di media diversi non deve preoccupare poichè naturale, fortunatamente, per una giovane artista, giovanissima. I giovani artisti devono esplorare e devono avere coraggio. La galleria deve seguirli ed accompagnarli, occuparsi di loro perchè lavorino sostenuti ed incoraggiati ed è questo che cerco di fare con CRAG Gallery, un lavoro complesso e costante».

Lucia Kralikova, Woke up like this, 2023. Courtesy the artist and CRAG Gallery, Torino

Quali disagi sono emersi rispetto al confronto con Alessandro Chetta a proposito dell’autocensura? Come sono stati affrontati da un punto di vista artistico?

«Durante la residenza abbiamo organizzato dei momenti di talk con Alessandro Chetta, alternati a momenti in cui il giornalista è venuto a dialogare con gli artisti per conoscerli meglio. É bene tenere presente che durante la residenza non sempre l’artista riesce a esprimersi completamente nel proprio lavoro. Qualche volta l’esperienza porta a dei risultati interessanti solo in seguito, dopo le relazioni, le idee espresse e lo sguardo condiviso sulla contemporaneità. Generalmente, al rientro, gli stimoli ricevuti riemergono e si concretizzano in opere. Il discorso sull’”autocensura”  non è stato facile per gli artisti, soprattutto nell’ottica proposta da Chetta della convivenza e della pericolosità dell’autocensura implicita per l’artista. L’artista è o deve essere “political correct” ? Come si può uscire dal pregiudizio ? Come si può affrontare il disagio di essere pregiudicati?

E gli artisti coinvolti, cosa ne pensano?

Giacomo Modolo: «I disagi dell’auto ensura sono legati al fatto che non si manifestano sempre come parametri oggettivi ma spesso attraverso l’individualità, nonché la nostra educazione. Noi stessi possiamo risultare oppressivi quando trattiamo pubblicamente un tema senza dovute conoscenze. È un cane che si morde la coda con eccessi di presunzione. Personalmente mi muovo in un margine sottile, creando immagini talvolta ambigue ma non dichiarate. Faccio fare il resto del lavoro all’osservatore, il quale mette assieme i tasselli e a seconda della Sua visione del mondo crea la Sua storia. Mi interessa la geopolitica e la storia, ne raccolgo determinate estetiche e le mescolo in atti di vita quotidiana, cerco ambienti inediti. A proposito dell’autocensura, esistono differenze sostanziali tra centinaia di esempi e personalmente faccio una differenza tra utenze pubbliche e private. Il cinema, il libro o il disco sono esperienze di cui ognuno di noi va in cerca. La statua di un colonialista in una piazza pubblica no, é  imposta. Il problema dal mio punto di vista è sempre legato all’esercizio del potere».

Residenze d’artista, CRAG Gallery, Giacomo Modolo. Ph. Bruno Barbero

Lucia Kralikova: «Essendo la mia conoscenza dell’italiano limitata, quando ho letto il libro è stato difficile comprendere pienamente i concetti e le riflessioni anche senza conoscere il contesto sociale e politico italiano. Tuttavia, le conversazioni personali con Alessandro Chetta mi hanno aiutato in questo senso. Con Alessandro ho sviluppato un discorso sulla percezione dell’arte con sfumature erotiche nella Repubblica Ceca e in Italia. Nella Repubblica Ceca nessuno dei miei professori all’accademia o altri spettatori ha mai messo in questione il mio lavoro esplicito con la figura. Forse si tratta di un comportamento che si oppone a quello oppressivo degli anni del comunismo e del periodo di normalizzazione? È stata una scoperta interessante per me quando ha suggerito che la mia arte qui in Italia, nonostante la sua ricca storia di rappresentazione di corpi nudi, può ancora risultare volgare o indecorosa. Questo mi spinge a continuare l’approfondimento questo tema per comprendere più a fondo questo argomento e le differenze tra la Repubblica Ceca e l’Italia».

Residenze d’artista, CRAG Gallery, Lucia Kralikova. Ph. Bruno Barbero

Elisabetta Mariuzzo: «C’è stato un confronto, abbiamo cercato di capire se ci siamo autocensurati in passato o se nel nostro lavoro ci sono aspetti che possono risultare frutto di autocensura. Quando capire se una scelta stilistica è necessaria, quando è una pigra ripetizione? Personalmente ho cercato di lavorare ponendomi queste domande. A proposito dell’autocensura oggi mi sembra che il problema riguardi principalmente il rapporto tra artista e pubblico, riferendoci a un senso etico che andrebbe condiviso. Questo significa portare avanti una ricerca mossa da interessi sentiti, senza aderire al mainstream o a cause di tendenza per far parlare di sé. L’arte ha sempre mantenuto rapporti col potere, bisogna prenderne consapevolezza per poter mantenere una certa indipendenza». 

Elisabetta Mariuzzo, En Abyme (V), 2021. Courtesy the artist and CRAG Gallery, Torino

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