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It’s time, it’s time, it’s time: il 43° Oriente Occidente dance Festival
Danza
Oriente Occidente, che dal 2022 propone una lettura plurale dello spazio del Mediterraneo, affronta il secondo capitolo di Mediterranei riprendendo il discorso della giovanissima attivista ugandese Vanessa Nakate all’apertura della conferenza Youth4Climate a Milano nel settembre 2021: «It’s time, it’s time, it’s time».
Sostenibilità e accessibilità sono i binari lungo i quali Oriente Occidente si muove, considerandoli parte di un’unica visione tesa verso una sostenibilità ambientale e sociale. Il Festival pianifica e realizza attività diverse in modo da rendere minimo l’impatto negativo sull’ambiente, fedele alla volontà di lasciare un’eredità positiva alla comunità e al mondo nel quale siamo ospiti.
In materia di accessibilità, rispondendo alla dichiarazione universale dei Diritti Umani secondo cui «Ogni individuo ha il diritto di godere delle arti», Oriente Occidente si impegna in progetti che coinvolgono artiste e artisti con disabilità, per creare insieme spettacoli innovativi, portando avanti un’indagine sulla ricchezza estetica e artistica che la diversità può offrire. Oltre alla figura dell’Accessibility Manager nello staff, il festival dispone di innovativi strumenti audio-tattili nati per esperienze di realtà virtuale (Subpac – dalla collaborazione con in collaborazione con ENS – Ente nazionale Sordi) e di uno staff segnante che accoglie e guida. Per questa 43^ edizione sono inoltre previste audio-introduzioni per l’intera proposta di eventi: i testi di comunicazione sono disponibili anche in modalità audio grazie alla collaborazione con Abilnova Cooperativa Sociale.
Il tema
Mediterranei rappresenta un luogo frammentato e disordinato, di incontri e scontri, costantemente trasformato da equilibri geostrategici tra est e ovest del mondo, dove sembra impossibile ignorare la linea del tempo tra ciò che è stato, le conseguenze su ciò che sarà o potrebbe essere e, soprattutto ciò che si può fare adesso. L’aumento delle temperature, le migrazioni come conseguenza del cambiamento del clima, delle guerre, della povertà e dell’assenza di sicurezza e libertà sono al centro del dibattito pubblico. E mentre il mondo sembra ribellarsi agli esseri umani attraverso terremoti, alluvioni e siccità, i protagonisti della protesta sono adolescenti o poco più, con leader femminili, appartenenti a comunità minoritarie, afro-discendenti, con disabilità o neuro-divergenze, preoccupati e preoccupate per il loro futuro, come Vanessa Nakate.
Il programma
Molti artist* sono sempre più coinvolt* nella creazione attenta e di denuncia verso le emergenze climatiche e sociali del nostro tempo. La 43^ edizione di Oriente Occidente ne conta 211, provenienti da 16 paesi dei tre continenti che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Marcos Morau, Sharon Fridman, Kat Válastur, Nadia Beugré, Michèle Noiret, Dorothée Munyaneza, Hervé Koubi confermano la vocazione internazionale del Festival, che quest’anno sposta l’attenzione geograficamente verso coreografi e in particolare coreografe, di origine africana che dimostrano attraverso loro creazioni coinvolgimento e riflessione sulle emergenze climatiche e sociali che caratterizzano la contemporaneità. Morau, catalano, torna a Rovereto, al Teatro Zandonai, per la prima nazionale di Firmamento. È un ritorno anche quello di Fridman, con il debutto assoluto del suo nuovo duetto Go figure, che vedrà in scena un performer con disabilità e uno senza in un incontro che saprà valorizzare le caratteristiche di ognuno. Il coreografo franco-algerino Koubi propone Sol Invictus, una festa a ritmo sfrenato – suo ultimo lavoro – che afferma l’importanza dell’incontro con chi è diverso da noi.
Válastur, greco, ispirandosi al mito di Ifigenia di Euripide porta in scena un rituale femminista contemporaneo che trasforma il sacrificio in un atto di ribellione e autodeterminazione. Munyaneza, artista franco-ruandese dedica Toi, Moi, Tituba… alla storia di Tituba, donna, nera e considerata strega, ponendo numerose domande sulla relazione tra violenza, genere e colore della pelle. Anche Beugré, coreografa belga afrodiscendente, mette al centro le questioni di genere, questa volta attraverso i pregiudizi sul maschile con L’Homme rare. Noiret, coreografa belga, presenta Le chant des ruines (con la collaborazione di David Drouard), «un trattato sulla catastrofe» che si concentra sull’emergenza climatica.
Il programma Off – che rientra nel progetto Lungo le vie dell’Acqua, che ha come obiettivo l’attivazione nelle città di Rovereto, Mantova e Cuneo di comunità educanti che si impegnino nella lotta al cambiamento climatico – arricchisce porta la danza nelle periferie della città, per le strade, nei musei, nelle piazze e nei parchi, uscendo dal tradizionale spazio teatrale per portare lo spettacolo dal vivo anche fisicamente più vicino al pubblico. Teatro dei Venti apre il Festival con la rilettura di Moby Dick, spettacolo vincitore del Premio Ubu 2019 e del Premio Rete Critica 2019. Ingri Fiksdal firma The Syncopators, ispirandosi al sociologo Rolando Vazques per operare una critica all’idea capitalistica del tempo. Si ispira invece agli scatti di Sebastião Salgado lo spettacolo di danza urbana del collettivo Poetic Punkers associato della Compagnia Abbondanza/Bertoni, The ranch is empty, che coinvolge non solo performer professionisti ma anche amatori della danza e del teatro che hanno risposto a una call pubblica aperta dal Festival e dalla compagnia roveretana. Riflessi. Le pieghe dell’acqua, di Francesca Bertolini propone un’esperienza itinerante in alcuni luoghi nascosti o poco conosciuti della città: il pubblico sarà guidato da performer e una mappa attraverso strade dove la presenza o l’assenza dell’acqua segnano nuovi punti di riferimento e definiscono le relazioni.
Le sale espositive e i luoghi più nascosti o gli spazi interstiziali del Mart – con cui Oriente Occidente condivide la vocazione al contemporaneo – diventano spazio performativo per artisti e artiste ospiti al Festival. Enzo Cosimi presenta un assolo, un duetto con la danzatrice roveretana Alice Raffaelli e una video installazione riuniti sotto il titolo Pier Paolo Pasolini/Elogio alle barbarie. Yoko Omori, vincitrice del secondo premio della settima edizione del concorso Danse élargie, porta al museo un work in progress del suo ultimo progetto Plain-Chan. Nicola Galli propone Genoma scenico • Metodo, un gioco con il pubblico in cui ognuno potrà costruire il suo unico e irripetibile spettacolo di danza. Infine, negli spazi sotterranei del garage del museo, andrà in scena Radio Vinci Park di François Chaignaud e Théo Mercier, una performance che unisce la musica barocca live del clavicembalo di Marie-Pierre Brébant al rombo del motore, i movimenti della danza alla forza di uno stuntman in moto.
Nicola Galli, artista associato, presenta – in un duetto con Massimo Monticelli – Ultra, uno spettacolo che invita a ripensarsi in connessione gli uni agli altri ma anche alla natura per raggiungere un nuovo equilibrio globale. Panzetti/Ticconi, artisti associati dallo scorso anno, presenteranno invece a novembre Insel, che tocca il tema delle relazioni, raccontando come da individui si diventa comunità. Non mancherà, nella proposta, la musica. Tre i concerti in programma: Musiche dall’altro mondo di Orchextra Terrestre, band multietnica di base a Trento guidata da Corrado Bungaro; Pissourin di Monsieur Doumani, definito dal The Guardian «uno dei gruppi più divertenti, sicuri e inventivi della scena» e vincitore di numerosi premi, e il gran finale con Baba Zula.
La sezione Linguaggi arricchisce il Festival con un’ampia proposta di conferenze che coinvolgeranno Riccardo Cristiano e Sara Hejazi, Lale Gül, Fabrizio Maronta, Maria Angela Clemente e Francesca Simi, Sara Segantin, Laura Canali e Alberto Pinter, Anna Chiara Cimoli e Francesco Frizzera, Benjamina Karić e Mario Boccia, Gaia Vince. Una conferenza con Lia Courrier sull’arte e la danza come strumenti di consapevolezza per la relazione tra esseri umani e natura e un dialogo di Alessandro Garofalo con il futurologo, esperto d’innovazione Domenico Fucigna, sulla figura del cool hunter, sono due eventi speciali che si aggiungono e completano la programmazione.
«L’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future» si legge nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’ambiente umano. Da oggi e fino al 10 settembre (qui il programma completo) tutti gli eventi concorrono a invitare a proseguire il viaggio in uno spazio allargato e plurale, costruendo un ponte tra est e ovest, nord e sud, forma e contenuto, etica ed estetica, poetica e politica.
It’s time, it’s time, it’s time.