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Ci sono luoghi, tempi ed eventi che, entrati nell’immaginario collettivo, hanno dato vita a narrazioni in cui il confine tra realtà storica e fantasia si confonde. Tra i vari scenari, uno dei più affascinanti è sicuramente quello della Parigi postbellica, metropoli dal respiro internazionale, messa a dura prova da eventi drammatici ma in grande fermento. Ad attraversala, nella sospensione delle sue suggestioni distanti eppure così concrete, è Loris Di Falco, attraverso le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale e la sua capacità di generare immagini estremamente dettagliate, a partire da un comando testuale. Si tratta della modalità Text to Image, una sorta di interfaccia che mette in dialogo l’operatore umano e il sistema informatico, usata da Di Falco per realizzare una nuova serie di opere, che saranno esposte da Fabbrica Eos Gallery di Milano, in occasione della mostra Parisiennes, visitabile dal 19 ottobre al 18 novembre 2023, a cura di Marco Meneguzzo.
Parigi val bene l’IA
Perché proprio Parigi? «Da adolescenti – e anche molto dopo – si fantastica domandandosi in quale epoca si sarebbe voluti vivere», spiega Meneguzzo. «Oggi siamo in molti a vivere il reale in questo modo, e il futuro non aiuta di certo, perché ci spaventa, perché percepiamo il domani come peggiore dell’oggi…dunque, non resta che il passato. E qual è il passato più interessante per un intellettuale? Loris Di Falco non ha dubbi: è la Parigi postbellica. Di Falco non è francese, non ha vissuto quel momento, ma non può fare a meno di sognarlo, come un novello Marinetti che sbarca alla Gare de Lyon. Ma Di Falco fa di più, grazie proprio alla flanerie intellettuale che ha caratterizzato tutta la sua ormai lunga attività: si butta a capofitto in avventure linguistiche e stilistiche che poi è capace di abbandonare subitaneamente non appena gli venga voglia di intraprenderne un’altra. Una bulimia vitalistica, nascosta dietro un’apparenza tranquilla, addirittura insospettabile, che lo ha portato ad essere gallerista e pittore, pasticciere e poeta, ma purtroppo senza la Parigi di allora attorno a sé. Eppure, a questo una soluzione c’è: costruirsela. Costruire Parigi attorno a sé, con la consapevolezza dell’artista (l’altro principale aspetto camaleontico di Di Falco), e senza neppure un briciolo di schizofrenia o di autismo, che costituiscono gli aspetti patologici nella ricerca di una realtà “altra”».
Personaggi in cerca di vita
Attraverso la macchina, che estrae “a freddo” le immagini dalla materia prima delle parole, Di Falco costruisce quindi una scenografia sulla quale far muovere i propri fantasmi: sembrano foto, sembrano uomini mentre sono solo un’idea, i simulacri che si è costruito tramite le sue letture e le immagini che ha accumulato in una vita. Marcel Duchamp gioca a scacchi con una ragazza nuda, i protagonisti de I fiori blu si ritrovano con gli altri personaggi di Raymond Queneau, Boris Vian, Guillaume Apollinaire, Jean Cocteau, la bevitrice d’assenzio amica di Alfred Jarry, Robert Desnos e la Nadja di Andrè Breton, i locali malfamati di Georges Simenon.
«L’azione richiesta agli algoritmi complessi dell’AI, da parte di Di Falco, è stata relativamente semplice: ambientare una figura femminile, tipizzata con le caratteristiche della compagna dell’intellettuale parigino tra gli anni Trenta e Cinquanta, in un bistrot altrettanto tipico, dove comparissero indizi relativi a tutte le passioni culturali del nostro, poi manipolati in un mélange convincente e attrattivo», continua Meneguzzo. «Il risultato è ambiguo, non nel senso della piacevolezza o della riuscita, che ci sono, ma per quel senso di inquietudine che accompagna lo sguardo mentre scorre sulle immagini. La resa dell’immagine è molto curata a tentare di dissimulare una fotografia realistica, ma uno sguardo più attento scopre che le persone che mettono in scena lo spettacolo della Parigi degli anni folli, non sono umani, non sono neanche attori, sono dei mostri, la loro anatomia è sbagliata, neanche la scenografia si regge secondo le regole della prospettiva o della statica, è un mondo probabile, inconsistente eppure in grado di emozionare, sembrano avere ricordi e proiezioni proprie, ma non sono mai stati lì, solamente vorrebbero essere lì, esattamente come Loris».
Biografia di Loris Di Falco
Loris Di Falco nasce a Milano nel 1961. Nel 1986 si diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Fino all’anno 2000 svolge le attività di pittore e designer e l’anno seguente fonda la galleria d’arte contemporanea Obraz. Dal 2011 è mercante d’arte, curatore d’eventi e artista. La tecnica che utilizza per la realizzazione delle sue opere è un processo di stampa che è una traslazione della gomma bicromata realizzata con prodotti e metodologie attuali. Ogni immagine viene realizzata a mano ed è un unicum mai perfettamente riproducibile.