27 ottobre 2023

Cessate il fuoco a Gaza: caporedattore di Artforum licenziato per la pubblicazione della lettera

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Il caporedattore di Artforum, David Velasco, è stato licenziato per aver pubblicato la lettera, firmata da migliaia di artisti di tutto il mondo, a favore della cessazione delle ostilità a Gaza

Artforum ha licenziato il suo caporedattore, David Velasco, per aver pubblicato la lettera nella quale si chiedeva l’immediato cessate il fuoco a Gaza. Firmato da migliaia di artisti e personalità della cultura di tutto il mondo – tra cui lo stesso Velasco e altri membri dello staff della nota rivista, oltre a Barbara Kruger, Jeremy Deller, Nan Goldin e Judith Butler tra i molti – l’appella dapprima era circolato come documento condiviso sulla piattaforma Google, quindi è stato riportato integralmente da Artforum e successivamente è stato ripreso da varie testate internazionali, tra cui e-flux e Hyperallergic, oltre che sulle nostre pagine. Secondo Artforum, però, la pubblicazione non soddisfaceva i propri standard editoriali. La notizia del licenziamento di Velasco è stata riferita dal New York Times.

«Giovedì 19 ottobre, una lettera aperta riguardante la crisi in Medio Oriente è stata condivisa sul sito web e sulle piattaforme social di Artforum senza che noi o i membri senior della redazione ne fossimo a conoscenza», si legge sul sito di Artforum, in una dichiarazione firmata dalle editrici Danielle McConnell e Kate Koza. «Ciò non era coerente con il processo editoriale di Artforum. Se fossero stati consultati i membri competenti della redazione, la lettera sarebbe stata presentata come una notizia con il contesto pertinente», continuano, specificando come la pubblicazione in quelle modalità sia stata interpretata erroneamente come una presa di posizione esplicita della rivista.

«Sosteniamo la liberazione palestinese e chiediamo la fine delle uccisioni e dei danni a tutti i civili, un cessate il fuoco immediato, il passaggio degli aiuti umanitari a Gaza e la fine della complicità dei nostri organi di governo in gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra», si leggeva nella lettera. E già poco dopo la pubblicazione si era alzata la protesta vibrante della comunità artistica e culturale israeliana e non solo: «La cosa più sconvolgente è la totale assenza di qualsiasi menzione delle oltre 200 persone rapite, la maggior parte delle quali civili, compresi neonati, bambini, anziani e malati. Gli ostaggi non fanno parte dell’umanità a cui fanno appello». A prendere voce contro l’appello, oltre ai direttori dei musei riuniti intorno alla sezione ICOM di Israele, anche i galleristi Dominique Lévy, Brett Gorvy e Amalia Dayan, la cui replica era stata pubblicata dalla stessa Artforum. Nella controlettera, intitolata “Un appello unito dal mondo dell’arte: a sostegno dell’umanità”, si riportano le cifre delle vittime dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ma non si fa riferimento ai migliaia di civili uccisi ne lcorso degli attacchi dell’esercito israeliano nei giorni successivi, a Gaza. Tra i firmatari, Francesco Clemente, Marina Abramovic, Urs Fischer, Richard Prince, Emmanuel Perrotin.

Riportavamo poi le dichiarazioni di Steeve Nassima, co-fondatore della Nassima Landau Art Foundation di Tel Aviv: «Credo che molti dei firmatari si stiano rendendo conto di aver messo il loro nome su una lettera molto pericolosa. Ho sentito che alcuni rispettati collezionisti che possiedono opere d’arte di alcuni dei firmatari provano un certo disagio nel vedere quelle opere appese al muro sapendo che l’artista ha firmato quella che percepiscono come una lettera antisemita».

A seguito di questa reazione, diversi artisti hanno poi deciso di cancellare il proprio nome dalla lettera, tra cui Peter Doig, Joan Jonas, Katharina Grosse e Tomás Saraceno. Il testo stesso è stato più volte rimaneggiato. Al 23 ottobre, la lettera presentava un significativo aggiornamento: «Noi, il gruppo autore della petizione, così come alcuni firmatari che ci hanno contattato negli ultimi giorni, vorremmo ripetere che respingiamo la violenza contro tutti i civili, indipendentemente dalla loro identità, e condividiamo la repulsione per gli orribili massacri di 1400 persone in Israele condotti da Hamas il 7 ottobre. Piangiamo tutte le vittime civili. Auspichiamo il rilascio rapido di tutti gli ostaggi e continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato».

«Non ho rimpianti. Sono deluso dal fatto che una rivista che ha sempre sostenuto la libertà di parola e la voce degli artisti si sia piegata alle pressioni esterne», ha dichiarato Velasco, diventato redattore di Artforum nel 2017, al New York Times.

Le autorità sanitarie palestinesi aggiornano quotidianamente il bilancio delle vittime a Gaza ma è difficile seguire la progressione del numero delle vittime, a causa della difficoltà nel reperire e verificare le fonti. Il bollettino del 25 ottobre scriveva di almeno 6546 morti e 17.439 feriti, dal 7 ottobre. Secondo quanto riportato dall’Unicef, negli ultimi 18 giorni, nella Striscia di Gaza è stato registrato un bilancio di 2360 morti tra i bambini, con 5364 feriti a causa degli attacchi incessanti. Inoltre, sempre come riferito dall’Unicef, sono più di 30 bambini israeliani ad aver perso la vita e decine rimangono ancora in ostaggio nella Striscia di Gaza. il Cpj  -Committee to protect journalists riferisce che, dal 7 al 25 ottobre, sono morti 24 giornalisti impegnati nel racconto della guerra, di cui 20 palestinesi, tre israeliani e un libanese. Otto risultano feriti, tre scomparsi o catturati.

1 commento

  1. Op-Ed
    Basta con i proclami di solidarietà. Perché le istituzioni artistiche dovrebbero smettere di prendere posizione su eventi geopolitici con cui non hanno nulla a che fare
    Ci sono modi migliori per aiutare.
    Sascha Freudenheim, 16 ottobre 2023

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