20 novembre 2023

In Scena: gli spettacoli e i festival della settimana, dal 20 al 26 novembre

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Una selezione degli spettacoli e dei festival più interessanti della settimana, dal 20 al 26 novembre, in scena nei teatri di tutta Italia

LA LUNA DEI BORBONI

In Scena è la rubrica dedicata agli spettacoli dal vivo in programmazione sui palchi di tutta Italia: ecco la nostra selezione della settimana, dal 20 al 26 novembre.

Danza e Teatro

LA LUNA DEI BORBONI

Ispirato dalla raccolta poetica di Vittorio Bodini, lo spettacolo del Balletto del Sud di Fredy Franzutti, inscena le atmosfere evocative dell’area mediterranea raccontata dal poeta e traduttore italiano, considerato il maggiore interprete e traduttore della letteratura spagnola. Il Sud è per Bodini – e per lo spettacolo – “Un’originale invenzione”, che parte da una precisa realtà storica e geografica, con tutti i problemi di natura sociale ed economica, e si elabora in un’invenzione fantastica. Il luogo è fatto di atmosfera, di costumi, di abitudini di una concreta realtà e si parte da questi per poi trasfigurarli in un progetto metafisico. La situazione è sognante e rilassata come il ricordo di una festa di un Santo patrono nella piazzetta del quartiere (Le Scalze, nel centro storico di Lecce), “dove eravamo ancora tutti assieme, tutti vivi”.

Il coreografo usa un linguaggio personale proteso verso il teatro contemporaneo e utilizza come elementi ispirativi e asse della ricerca le pertinenze territoriali con il Sud, inteso come appartenenza alla Magna Grecia, il rapporto con i popoli del mare, l’utilizzo della matrice popolare e l’argomento del testo poetico per creare la nuova narrativa coreografica. Interpreti de La luna dei Borboni (al Teatro Vascello di Roma, dal 23 al 26 novembre) sono 16 danzatori della compagnia. Le musiche appositamente scritte per lo spettacolo da Rocco Nigro e Giuseppe Spedicato sono eseguite dal vivo dai Brancaleone Project, trio composto dagli stessi Rocco Nigro (fisarmonica) e Giuseppe Spedicato (tuba) accompagnati da Giorgio Distante (tromba).

La luna dei Borboni Balletto del Sud

ROMEO E GIULIETTA DE LES BALLETS DE MONTE-CARLO

La stagione di danza del LAC di Lugano si apre il 21 e 22 novembre con la prestigiosa compagnia monegasca Les Ballets de Monte-Carlo che porta in scena Romeo e Giulietta nella versione coreografica di Jean-Christophe Maillot, direttore artistico del balletto, che rivisita la tragedia di Shakespeare con originalità e modernità. La coreografia, esteticamente spettacolare e dagli echi cinematografici, grazie alla musica di Sergej Prokof’ev, sconvolge i codici della danza classica in ciò che ha di più tradizionale, conservando al contempo lo slancio, l’energia e la grazia.

La tragedia shakespeariana viene interpretata non come un conflitto sociale o una lotta tra clan regolata da un codice d’onore, ma come un dramma fortuito che porta alla morte di due ragazzi più presi dai giochi dell’amore che da quelli dell’odio. Maillot invece di seguire passo dopo passo la disputa tra Capuleti e Montecchi fino al suo tragico epilogo, adotta un punto di vista originale: come in un lungo flashback, conduce il balletto nell’anima tormentata di Frate Lorenzo, mentre sulla scena si consuma la passione dei due giovani amanti di Verona. Maillot ricorre e utilizza processi presi in prestito dal cinema, non solo il flashback ma anche il fermo immagine o il rallentatore.

Una messinscena elegante e asciutta in cui la forza della musica di Prokof’ev si unisce ad un corpo di ballo di cinquanta elementi, infondendo energia espressiva al movimento, tra erotismo e umorismo.

Romeo e Giulietta © Alice Blangero

L’ARTE DELLA COMMEDIA

Fausto Russo Alesi adatta, dirige e interpreta, insieme ad una potente compagnia di attori, quello che è considerato il Manifesto del Teatro di Eduardo de Filippo. È la traduzione in prosa delle sue battaglie per le sorti del Teatro parallele alle fatiche personali e senza aiuti delle Istituzioni, per l’apertura del Teatro San Ferdinando di Napoli. Le domande, i dubbi, le responsabilità, i vincoli e le debolezze che Eduardo mette in campo ci riguardano tutti e quel “Teatro”, sia esso una compagnia teatrale, una comunità o un piccolo mondo, si fa risuonatore del nostro rapporto con il potere e con il bisogno di essere ascoltati e soprattutto riconosciuti.

«Venga a teatro Sig. Prefetto! – dice il capocomico Oreste Campese – A Teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione…»: tutto parte da qui. Quanto possono aiutarci la distanza e il filtro del teatro, attraverso la finzione, ad affrontare la realtà? L’arte della commedia (dal 21 al 26 novembre al Teatro Della Pergola di Firenze) fa parte dei “giorni dispari”, la raccolta che – da diverse angolazioni – affronta le difficili questioni del vivere quotidiano. Incredibile è la forza e l’attualità del testo che ci porta in maniera diretta a confrontarci con la mortificazione e la censura della cultura.

L’arte della commedia Ph Anna Camerlingo

BEAUTY OF THE BEAST

Provate a parlare di Russia a un danzatore ucraino e vedrete nei suoi occhi l’ammirazione per la meraviglia della grande tradizione del balletto e l’orrore per le devastazioni e le crudeltà della guerra… Beauty of the Beast è questa “bellezza della bestia”, raccontata in un coinvolgente e ironico spettacolo di danza contemporanea dal coreografo ucraino Anton Ovchinnikov, danzatore, compositore e poeta, direttore artistico di Black O!Range Dance Productions (a Teatri di Vita di Bologna, dal 21 al 26 novembre, all’interno della stagione teatrale “La rabbia”).

Cosa rappresenti la bellezza del balletto classico russo e tutta la cultura russa per i danzatori ucraini e più in generale per il mondo della danza (così come la cultura russa per la cultura universale) è superfluo spiegare. E allora che rapporto c’è tra la bellezza dei ballerini russi e la bestialità dei soldati russi che invadono, uccidono e torturano?

A interrogarsi su questo è un danzatore e coreografo ucraino che si confronta proprio con il suo mito e al tempo stesso con la nuova realtà, in una performance che è danza, critica, atto politico, e trascende la stessa guerra in Ucraina per diventare riflessione sul corpo nella sua ambivalenza tra “beauty” e “beast”. La performance nasce dalla poesia “New Russian Ballet” (nuovo balletto classico) scritta dallo stesso coreografo e poeta Anton Ovchinnikov agli inizi dell’invasione dell’Ucraina, nel marzo 2022. E coinvolge gli spettatori nei loro corpi e nella loro responsabilità, in modo sottile, con dolorosa ironia.

Beauty of the beast, Anton Ovchinnikov

LEVIATANO, TRA TEATRO E CONCERTO

Tre microfoni. Due chitarre. Un distorsore. Tre attori, musicisti, performer. Leviatano, spettacolo di Riccardo Tabilio, diretto da Marco Di Stefano, è un racconto profondamente radicato negli anni ’90, decennio del grunge, neo punk e brit pop. Ed è proprio grazie a questa musica – interpretata dal vivo dagli attori Giulio Forges DavanzatiAlessia SorbelloAndrea Trovato – che prende vita uno spettacolo che mescola realtà e finzione, anni ’90 e contemporaneità, teatro e concerto. Leviatano è uno spettacolo rock. Da vedere, ascoltare e ballare. Leviatano nasce dall’immaginario della nostra adolescenza, piena di sogni e fallimenti. Un’adolescenza difficile, come tutte le adolescenze, ma anche molto divertente. Siamo partiti da noi, dal nostro vissuto, per indagare le infinite risorse della stupidità umana.

Annota Riccardo Tabilio: “Nel 1995 la polizia di Pittsburgh, Pennsylvania, si presenta a casa di McArthur Wheeler per arrestarlo: McArthur Wheeler, 44 anni, incensurato – un metro e sessantotto per 128 chili – è stato riconosciuto colpevole di rapina aggravata ai danni di due banche. Apre la porta agli agenti e sbianca: “Com’è possibile? Ma io avevo in faccia il succo di limone.” Il succo di limone…ossia…il succo dell’invisibilità? Il caso di un rapinatore improvvisato che, suggestionato da un esperimento con l’inchiostro simpatico, si strizza un limone in faccia e poi assalta due banche finisce in mano a due studiosi di psicologia sociale, David Dunning e Justin Kruger. Il caso Wheeler diventa lo spunto per una “teoria della stupidità”.

LEVIATANO, Forges, Sorbello, Trovato, ph. Giuseppe Distefano

LE CINQUE ROSE DI JENNIFER

Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Annibale Ruccello – scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo napoletano all’attenzione di pubblico e critica.

Una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore, «Ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi».

Le cinque rose di Jenniffer con Gabriele Russo

“Le cinque rose di Jennifer” di Annibale Ruccello, con Daniele Russo e Sergio Del Prete, scene Lucia Imperato, costumi Chiara Aversano, disegno luci Salvatore Palladino, regia Gabriele Russo. Produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini. A Milano, Teatro Elfo Puccini dal 21 al 26 novembre.

IL DIARIO DI LINA

L’inedito spettacolo, scritto e diretto da Francesco Lagi, con Anna Bellato, Francesco Colella, Leonardo Maddalena, è un’occasione unica per approfondire il linguaggio, l’anima della compagnia e immergersi nel loro modo di vivere e vedere la scena, con umanità, ironia e impegno, attenti alle piccole-grandi fragilità, gioie, dolori dell’esistenza. «Alcune persone, che poi siamo noi, attori che formano una piccola compagnia teatrale e che hanno sempre messo in scena pezzi della loro vita, cercano adesso di decifrare il loro presente, l’attimo che si trovano a vivere insieme».

«Sono passati gli ultimi giorni di Lina, la nostra cagnetta, c’è un breve saluto parlando di cose, a ridere e a piangere un po’.  La perdita, il senza, il lasciare, il malgrado, lo stare nonostante qualcuno tolga il disturbo, lo spaesamento dolce che porta la morte di un animale caro e che è sempre stato con noi. C’è da riorientarsi un po’ nelle cose della vita e nelle faccende teatrali. C’è il sogno di un cane, la vita e la morte di alcuni robot, il vento che arriva e che se ne va. E c’è una bimba però, che comincia a battere i piedi, sta per venire alla luce del mondo, si gira e rigira in pancia di mamma e reclama tutto l’amore possibile. Nuota nel buio del liquido amniotico in attesa di dire: ci sono».

TEATRO DI LINA

“Diario di Lina”, scritto e diretto da Francesco Lagi, con Anna Bellato, Francesco Colella, Leonardo Maddalena, suono Giuseppe D’Amato, luci Martin E. Palma. Produzione Teatrodilina in collaborazione con DOG. A Roma, Teatro Argot, dal 23 al 26 novembre.

CONSTANZA MACRAS A CAGLIARI

Per il festival della “Autunno Danza 29”, grazie a Fuorimargine, Centro di Produzione di danza e arti performative della Sardegna, si vedrà in scena (il 25 e 26 novembre a Sa Manifattura di Cagliari), in una versione site specific e per la prima volta in Italia, I Feel You, ultima creazione di e con i danzatori permanenti della compagnia DorkyPark, l’ensemble multidisciplinare fondata da Constanza Macras  a Berlino con cui ha prodotto più di 25 spettacoli che hanno fatto il giro del mondo. Macras nelle sue performance corali racconta la relazione tra ambiente, politica, economia e società; come in The Future, distopico pezzo di teatrodanza che ha inaugurato nel 2022 il festival dedicato a Strehler dal Piccolo Teatro di Milano.

«The Future, è una riflessione sulla possibilità che il passato non sia ancora arrivato i cui riferimenti viaggiano tra Bifo Berardi, Mark Fisher, Karen Barad, trasformando la scena nella “Lenta cancellazione del futuro” (Berardi), un vivere in un tempo “Scompaginato” in cui le ere del passato si confondono, un “Senso di finitezza e di sfinimento” (Fisher) che dal XXI secolo ci catapulta nel passato, nel retrò, presi da una nostalgia formale che abbraccia la musica e altro».

Constanza Macras, DorkyPark, I FEEL YOU

I KRYPTON E BRUNELLESCHI

Creato in piena pandemia, nel 2020, anno in cui ricorreva il seicentenario della Cupola di Santa Maria del Fiore, arriva per la prima volta nella sua città d’elezione Filippo Brunelleschi. Nella divina proporzione, spettacolo firmato Teatro Studio Krypton con la regia di Giancarlo Cauteruccio, musiche originali del veterano del rock Gianni Maroccolo, drammaturgia di Giancarlo Di Giovine, e, nei panni dell’immortale architetto l’attore Roberto Visconti.

Da sempre votati all’esplorazione delle tecnologie e della loro applicazione in scena, i Krypton si avvalgono della scenografia digitale di Massimo Bevilacqua per condurre lo spettatore in un visionario viaggio che svela il carattere nascosto dietro alle geniali intuizioni e all’opera immortale dal padre del Rinascimento (a Firenze, Teatro Florida, dal 23 al 25 novembre).

In questo nuovo lavoro il regista porta in scena il corpo, il pensiero, la solitudine e il carattere forte e impenetrabile di colui che fece della prospettiva e della simmetria gli strumenti della bellezza non più dettata dal caso, dall’ombra e dalla fede, ma dalla ragione, il calcolo, la matematica, la luce. Cauteruccio crea un’esperienza di forte intensità, in cui lo spettatore viene guidato tra le meraviglie brunelleschiane grazie alla suggestione del video mapping, per rispecchiarsi in un corpo e in un immaginario complessi e magici allo stesso tempo.

BRUNELLESCHI, Ph. Massimo Bevilacqua

CON LA CARABINA

Una donna, giudicata consenziente da un tribunale francese per uno stupro subito all’età di 11 anni da un amico del fratello maggiore, decide, una volta diventata adulta, di farsi giustizia da sola. La storia si sviluppa tra passato e presente: il primo ambientato in un luna park, il secondo a casa della donna. In entrambi i luoghi si consuma una violenza, ma i ruoli sono invertiti.

«Con la carabina è un testo lucido e imparziale, – scrive Licia Lanera – che fugge dall’idea di dividere categoricamente il mondo in buoni e cattivi, ma analizza i meccanismi culturali e antropologici che fanno scaturire alcuni comportamenti violenti. Questa analisi, insieme a una scrittura viva e affascinante, sono gli elementi che mi hanno portato prima ad abitarlo, poi a patirlo e infine a metterlo in scena».

La regista crea uno spettacolo-incubo, un non luogo, in cui i due “attori/servi di scena”, come li definisce la stessa Lanera, si fanno ora adolescenti ora adulti ed evocano, attraverso la parola e pochi elementi scenici, la dinamica di una storia atroce. Un lavoro volutamente claustrofobico e violento, che si muove scandito dalle luci di un set fotografico in continuo mutamento per mano degli attori stessi.

Con la carabina, ph. Clarissa Lapolla

“Con la carabina”, di Pauline Peyrade, con Danilo Giuva ed Ermelinda Nasuto, regia e spazio Licia Lanera, luci Vincent Longuemare, sound design Francesco Curci, costumi Angela Tomasicchio. Produzione Compagnia Licia Lanera, in coproduzione con POLIS Teatro Festival, in collaborazione con Angelo Mai. A Bologna, Teatro delle Moline, dal 21 al 26 novembre.

CRINE ERMENGARDA ORATORIO

Debutta il 22 novembre all’ex chiesa di San Ludovico a Parma la creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto Crine_Ermengarda_Oratorio, opera performativa, visuale e musicale di Lenz in coproduzione con ParmaFrontiere, interpretata dall’attrice sensibile Carlotta Spaggiari con live music del compositore, contrabbassista e direttore d’orchestra Roberto Bonati. Dopo Dante nel 2021 e Pierpaolo Pasolini nel 2022, l’indagine performativa di Lenz sulle letterature fondative della lingua e cultura italiane prosegue nel 2023 con LPAM_Lenz per Alessandro Manzoni, il Progetto Speciale di Lettura dedicato ad Alessandro Manzoni, nell’anno in cui si celebrano i 150 anni dalla morte.

Alla Galleria San Ludovico, chiesa sconsacrata che il Comune di Parma ha dedicato all’arte contemporanea, dal prossimo 22 novembre fino al 25 andrà in scena [ CRINE _ ERMENGARDA _ ORATORIO ], opera performativa, visuale e musicale di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto in coproduzione con ParmaFrontiere, che vede insieme all’interprete sensibile Carlotta Spaggiari, l’esecuzione live al contrabbasso di Roberto Bonati. Con Crine_Ermengarda oratorio, Lenz rimette al centro della propria indagine performativa l’autore fondativo della letteratura italiana per provocare una riflessione profonda sulla potenza poetica e la retorica della lingua, motus per un attento affondo teorico sulla contemporaneità di un’opera complessa e quasi dimenticata della letteratura drammatica.

Dell’Adelchi è la figura di Ermengarda, mai sottoposta al vincolo del convenzionale, a essere trasdotta in immagini drammaturgiche che delineano un corpo femminile di irriducibile bellezza, ferito dall’abbandono e trasfigurato da un dolore che rende l’eroina epifanìa d’incontro di molteplici storie vissute, d’amori infranti, sospesi, rimandati, dimenticati, imposti e liberati, unica figura di un coro tragico del tempo presente.

CRINE, Lenz Fondazione

CHIARA AMEGLIO A EXISTER

Si chiude sabato 26 novembre la 16ma edizione della stagione di danza di Exister promossa da DanceHauspiù – Centro Nazionale di Produzione della Danza, con lo spettacolo Please, Come! Primo studio di Chiara Ameglio, una produzione della compagnia milanese Fattoria Vittadini. La performance è un invito a testimoniare l’atto di liberazione di un corpo che nell’abbandono riconosce le proprie gabbie. La ricerca coreografica attraversa la passività del corpo-oggetto, la sorveglianza e la richiesta di aiuto per ricostruire un simbolo di lotta e resistenza motivati dalle domande: La libertà è una condizione possibile? In quali territori abita? Forse nel corpo e nell’immaginario.  Chiara Ameglio è performer e coreografa genovese, classe 1986. Nel 2009 si diploma alla Scuola Civica Paolo Grassi, ed è co-fondatrice della compagnia Fattoria Vittadini. Dal 2018 sviluppa la sua ricerca coreografica multidisciplinare, interrogando l’interazione con lo spettatore e la pratica della maschera tra corpo, parola e laboratori esperienziali.

Please Come, primo studio di Chiara Ameglio

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