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Margherita Taticchi – In-Visibilia / le visibili cose invisibili
L’artista utilizza la poesia per esprimere la perdita progressiva della vista, trasformando la vetrina di Mesia in un diario dove l’esperienza prende forma e acquisisce senso, ritrovando con malinconico umorismo l’abilità nella disabilità, mettendo insieme la pratica artistica e quella buddista.
Comunicato stampa
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Margherita Taticchi con In-Visibilia utilizza il mezzo poetico per esprimere l’esperienza della perdita progressiva della vista, trasformando la vetrina di Mesia in un diario dove alcuni momenti salienti del suo vissuto prendono forma e acquisiscono senso, ritrovando con tocco lieve e un malinconico umorismo l’abilità nella disabilità, mettendo insieme la pratica artistica alla pratica buddista.
Il progetto Umanità?! offerto da Mesia Space l’ho vissuto come un’esca prelibata. Faccio infatti parte di una comunità buddista al centro della cui pratica c’è la valorizzazione dell’essere umano. L’interesse per questa filosofia è nato in me fin dagli anni del liceo. All’università mi sono laureata in lettere classiche con una tesi sulle grotte di Ajanta in cui sono raffigurati episodi della vita del Buddha. Mi recai successivamente diverse volte in India dove il buddismo non attecchì come successivamente in Cina e in Giappone; il pervicace permanere del sistema delle caste infatti mal sopportava il concetto di uguaglianza tra esseri umani di qualsiasi condizione sociale fossero. Arrivò finalmente il momento in cui mi recai in Birmania, paese essenzialmente buddista. Fu un viaggio che intrapresi da sola e mi fu quindi possibile cercare e avere contatti diretti con le persone che incontravo. Il nostro scambio si basava quasi esclusivamente su gesti, piccole azioni e, in casi fortunati, qualche parola di inglese. Tornata dalla Birmania iniziai a riflettere su tutto quel che di positivo le persone incontrate mi avevano trasmesso: rispetto per gli altri, desiderio di aiutare il prossimo, gentilezza. Tutti concetti che, associati all’anelito a costruire un mondo basato sul dialogo e avente come obiettivo la pace, sono valorizzati dal buddismo. Poco dopo feci anche una mostra per condividere il fascino che la Birmania aveva esercitato su di me.
Grazie alla pratica buddista ho iniziato la mia rivoluzione, cercando di trasformare positivamente gli accadimenti negativi della mia vita e di usarli come legna per fare il fuoco.
Fu allora che decisi di tirar fuori dal cassetto il desiderio che custodivo dall’adolescenza: frequentare l’Accademia di Belle Arti. Ero piena di entusiasmo e di energia, felice di essere la ‘nonna’ dei miei compagni di corso. Subito dopo decisi di entrare a far parte della Soka Gakkai (Associazione Buddista per la Creazione di Valore); successivamente andai per un Erasmus a Siviglia. Esplorai l’Andalusia per qualche mese e al mio ritorno fui invitata a fare una mostra per testimoniare il mio girovagare in questa regione affascinante.
Poco dopo mi diplomai e iniziarono i problemi della vista. Era arrivato il momento di mettere in pratica il principio buddista di “trasformare il veleno in medicina”, di alleare la creatività alle emozioni. Mi ero resa conto che accanto a un vissuto di pena, ce n’è sempre stato un altro di vita felice. Per questo ho cercato di ricordare alcune fasi di questa diminuzione progressiva del senso a me più caro. Per mia fortuna fin quando ho potuto, ho tratto grazie a essa profondissime emozioni di fronte alla natura e alle opere umane; la forza di queste emozioni era a volte quasi insostenibile.
Da qui è nato il desiderio di ripescare nella memoria tappe e momenti di quei gradini della lunga scala che ho dovuto salire e sto ancora salendo, per affrontare il mutamento della mia vita. In questo senso ho desiderato partecipare al progetto Umanità?!, proprio per condividere il frutto dell’alleanza tra arte e pratica buddista. Noi alleati dell’arte, suoi figli e conviventi, sperimentiamo il suo “curare le nostre ferite”, rammendare i nostri tagli, alimentare il quotidiano dialogo con noi stessi. Soprattutto oggi che il negativo del mondo in cui viviamo sembra voler cancellare tutto ciò che di positivo può dare l’umanità. La mia adesione al “Progetto Umanità” si è materializzata concentrando in brevi poesie la mia particolare esperienza umana: la progressiva diminuzione della vista. Allearmi alla mia diversità, sposare l’abilità alla disabilità è stato ed è il mio compito.
Ho sentito il desiderio di invitare due compagni di fede, per farli partecipi di questo progetto che offre molti punti di contatto con il Nuovo Umanesimo Buddista, il cui fulcro è una umanità tesa a valorizzare ciò che abbiamo, a costruire benessere spirituale e pace.
Margherita Taticchi, perugina di nascita, si trasferisce presto a Roma dove si laurea all’ Università La Sapienza in Arte dell’India e dell’Estremo Oriente. Successivamente si laurea in Psicologia clinica. Presto affianca all’insegnamento l’attività artistica. Si diploma all’Accademia di Belle Arti a Perugia nel 2009, Nel 2010 espone alla Galleria Artemisia del capoluogo umbro AIRE ANDALUZ. Seguono altre mostre fotografiche cui si aggiungono lavori in ceramica. Inizia così una ricerca sugli aspetti dei cambiamenti che provoca il tempo, da cui la mostra SCRITTURE DEL TEMPO, Galleria Area Privata (Perugia). Altre mostre personali: PERCORSI CROMATICI, Galleria Torre Strozzi (Parlesca - Perugia); SEMI, Galleria Area Privata (Perugia); VAGA_MENTE, Banca di Mantignana (Perugia); PERUGIA PER SCALE, Rocca Paolina (Perugia); IL VIAGGIO, vetrina di MESIA SPACE (Roma); “Se menti Certifica te”, Torre degli Sciri, Perugia; “…e ancora esiste”, Spazio 121, (Perugia). Le collettive più recenti sono DUE MA NON DUE, con Cinzia Colombo, MESIA SPACE (ROMA), 2021; DRAWING AS CONCEPT #1, Trebisonda (Perugia), 2022 e L’UMBRIA E IL PERUGINO, Rocca Paolina (Perugia), 2023. Negli ultimi anni la scrittura poetica diviene sempre più parte integrante dei suoi lavori
Il progetto Umanità?! offerto da Mesia Space l’ho vissuto come un’esca prelibata. Faccio infatti parte di una comunità buddista al centro della cui pratica c’è la valorizzazione dell’essere umano. L’interesse per questa filosofia è nato in me fin dagli anni del liceo. All’università mi sono laureata in lettere classiche con una tesi sulle grotte di Ajanta in cui sono raffigurati episodi della vita del Buddha. Mi recai successivamente diverse volte in India dove il buddismo non attecchì come successivamente in Cina e in Giappone; il pervicace permanere del sistema delle caste infatti mal sopportava il concetto di uguaglianza tra esseri umani di qualsiasi condizione sociale fossero. Arrivò finalmente il momento in cui mi recai in Birmania, paese essenzialmente buddista. Fu un viaggio che intrapresi da sola e mi fu quindi possibile cercare e avere contatti diretti con le persone che incontravo. Il nostro scambio si basava quasi esclusivamente su gesti, piccole azioni e, in casi fortunati, qualche parola di inglese. Tornata dalla Birmania iniziai a riflettere su tutto quel che di positivo le persone incontrate mi avevano trasmesso: rispetto per gli altri, desiderio di aiutare il prossimo, gentilezza. Tutti concetti che, associati all’anelito a costruire un mondo basato sul dialogo e avente come obiettivo la pace, sono valorizzati dal buddismo. Poco dopo feci anche una mostra per condividere il fascino che la Birmania aveva esercitato su di me.
Grazie alla pratica buddista ho iniziato la mia rivoluzione, cercando di trasformare positivamente gli accadimenti negativi della mia vita e di usarli come legna per fare il fuoco.
Fu allora che decisi di tirar fuori dal cassetto il desiderio che custodivo dall’adolescenza: frequentare l’Accademia di Belle Arti. Ero piena di entusiasmo e di energia, felice di essere la ‘nonna’ dei miei compagni di corso. Subito dopo decisi di entrare a far parte della Soka Gakkai (Associazione Buddista per la Creazione di Valore); successivamente andai per un Erasmus a Siviglia. Esplorai l’Andalusia per qualche mese e al mio ritorno fui invitata a fare una mostra per testimoniare il mio girovagare in questa regione affascinante.
Poco dopo mi diplomai e iniziarono i problemi della vista. Era arrivato il momento di mettere in pratica il principio buddista di “trasformare il veleno in medicina”, di alleare la creatività alle emozioni. Mi ero resa conto che accanto a un vissuto di pena, ce n’è sempre stato un altro di vita felice. Per questo ho cercato di ricordare alcune fasi di questa diminuzione progressiva del senso a me più caro. Per mia fortuna fin quando ho potuto, ho tratto grazie a essa profondissime emozioni di fronte alla natura e alle opere umane; la forza di queste emozioni era a volte quasi insostenibile.
Da qui è nato il desiderio di ripescare nella memoria tappe e momenti di quei gradini della lunga scala che ho dovuto salire e sto ancora salendo, per affrontare il mutamento della mia vita. In questo senso ho desiderato partecipare al progetto Umanità?!, proprio per condividere il frutto dell’alleanza tra arte e pratica buddista. Noi alleati dell’arte, suoi figli e conviventi, sperimentiamo il suo “curare le nostre ferite”, rammendare i nostri tagli, alimentare il quotidiano dialogo con noi stessi. Soprattutto oggi che il negativo del mondo in cui viviamo sembra voler cancellare tutto ciò che di positivo può dare l’umanità. La mia adesione al “Progetto Umanità” si è materializzata concentrando in brevi poesie la mia particolare esperienza umana: la progressiva diminuzione della vista. Allearmi alla mia diversità, sposare l’abilità alla disabilità è stato ed è il mio compito.
Ho sentito il desiderio di invitare due compagni di fede, per farli partecipi di questo progetto che offre molti punti di contatto con il Nuovo Umanesimo Buddista, il cui fulcro è una umanità tesa a valorizzare ciò che abbiamo, a costruire benessere spirituale e pace.
Margherita Taticchi, perugina di nascita, si trasferisce presto a Roma dove si laurea all’ Università La Sapienza in Arte dell’India e dell’Estremo Oriente. Successivamente si laurea in Psicologia clinica. Presto affianca all’insegnamento l’attività artistica. Si diploma all’Accademia di Belle Arti a Perugia nel 2009, Nel 2010 espone alla Galleria Artemisia del capoluogo umbro AIRE ANDALUZ. Seguono altre mostre fotografiche cui si aggiungono lavori in ceramica. Inizia così una ricerca sugli aspetti dei cambiamenti che provoca il tempo, da cui la mostra SCRITTURE DEL TEMPO, Galleria Area Privata (Perugia). Altre mostre personali: PERCORSI CROMATICI, Galleria Torre Strozzi (Parlesca - Perugia); SEMI, Galleria Area Privata (Perugia); VAGA_MENTE, Banca di Mantignana (Perugia); PERUGIA PER SCALE, Rocca Paolina (Perugia); IL VIAGGIO, vetrina di MESIA SPACE (Roma); “Se menti Certifica te”, Torre degli Sciri, Perugia; “…e ancora esiste”, Spazio 121, (Perugia). Le collettive più recenti sono DUE MA NON DUE, con Cinzia Colombo, MESIA SPACE (ROMA), 2021; DRAWING AS CONCEPT #1, Trebisonda (Perugia), 2022 e L’UMBRIA E IL PERUGINO, Rocca Paolina (Perugia), 2023. Negli ultimi anni la scrittura poetica diviene sempre più parte integrante dei suoi lavori
02
dicembre 2023
Margherita Taticchi – In-Visibilia / le visibili cose invisibili
Dal 02 al 15 dicembre 2023
arte contemporanea
Location
MESIA SPACE ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Largo Mesia, 3, (Roma)
Roma, Largo Mesia, 3, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 12.00 - 21.00
Vernissage
2 Dicembre 2023, Dalle 17.00 l'artista dialogherà col pubblico insieme a Elisabetta Narducci e Alfonso Iandiorio
Sito web
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