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Mirrorland, tra reale e virtuale: Mattia Sugamiele all’Hotel Eden di Roma
Mostre
Fino al 26 novembre, l’Hotel Eden ospita Mirrorland, la prima mostra personale dell’artista Mattia Sugamiele a Roma a cura di Valentina Ciarallo, un progetto legato alla Terza Edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma Arte in Nuvola. Il percorso espositivo indaga il sottile confine tra il vivere online e offline e intende ricreare, in una cornice inedita, un mondo virtuale proponendo una realtà parallela rispetto a quella che viviamo quotidianamente. Mattia Sugamiele (Trapani 1984), attivo a Milano, si serve di diversi linguaggi espressi attraverso la scultura, la pittura, il video, il digitale e le nuove tecnologie AI, per creare, in termini spesso distopici, una dimensione “altra”.
Il titolo della mostra è tratto da un termine reperito casualmente in rete da Sugamiele: Mirrorland è un mondo capovolto, un mondo nel quale l’esperienza virtuale si intreccia a quella reale e viceversa. «Mirrorland – ci racconta l’artista – non è solo uno spazio digitale ma è anche un “altrove”, uno spazio possibile».
«Il lavoro artistico di Sugamiele – spiega la curatrice Valentina Ciarallo – si interroga sulla relazione tra l’uomo e la progressiva innovazione tecnologica. Animali, piante e simboli del quotidiano vengono riconvertiti in avatar polimaterici, icone inanimate di un universo empirico ma che trovano spazio solo in una realtà immateriale. Le opere di Sugamiele diventano simulacri di elementi a noi familiari suggellati di estetica techno-pop, copie frutto dell’ingegno umano e della rivoluzione digitale».
L’atmosfera della mostra è pervasa da uno spirito ludico, nel gioco luministico che si crea sulle superfici specchianti delle opere che rispondono a forme geometriche essenziali, legate a moduli rettangolari, cilindrici, polilobati, rievocative dell’aspetto di antichi giochi per l’infanzia in legno rivisitati in chiave moderna. È proprio nella connotazione riflettente delle superfici di queste opere che si attua quel processo di esplorazione di una dimensione “altra”, nel momento in cui l’attenzione non si concentra più sullo specifico oggetto ma su quei mondi morfologicamente alterati che le pareti specchianti catturano e propongono a chi osserva.
Nella mostra, l’elemento “dell’inaspettato” si profila talvolta attraverso un sottile meccanismo di giocosa ambiguità. Numerosi cuscini, tra cui Chamaleon e Oyna, di primo acchito sembrerebbero presentare un rivestimento rigido e metallico. Di fatto, a un’esperienza tattile, si rivelano, invece, composti di tessuto laminato che costituisce l’involucro esterno di una morbida imbottitura in ovatta.
Nell’abitacolo del camino scorgiamo, poi, UV in gommapiuma e tessuto che evoca, nella forma geometrizzata dai contorni frastagliati, la fisionomia di un fuoco acceso. E se oggi in alcuni camini moderni, lungi dall’accogliere legna vera, spesso è simulato un fuoco virtuale, dunque intangibile, qui il modulo in stoffa è concreto e diventa evocativo di qualcosa che è assente, che non c’è. Si tratta anche in questo caso della messa in campo di un meccanismo paradossale acuito dalla circostanza in base alla quale la fiamma prende corpo attraverso un’entità in stoffa tangibile, fatta essa stessa di materiale tessile infiammabile.
L’aspetto otticamente ingannevole dell’installazione Artemis lascia, invece, credere che ci si trovi di fronte a una pittura ma a un esame ravvicinato sono rivelati i materiali di scarto e di riciclo di cui è composta l’opera tra cui coriandoli, gommapiuma, perline, ovatta. Nulla è dunque come sembra.
In Mirrorland un digital painting realizzato con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, stampato su cotone, l’artista è intervenuto con la pittura reale tramite l’aerografo, il pennello, lo spray.