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Belgian Light
DISPLAY presenta un intervento site-specific di Valentina Perazzini. Prendendo le mosse dalla storia della pittura fiamminga e dal mito della Dutch Light, l’artista riflette sul tema tema della luce e sulla dissimulazione del linguaggio pittorico e digitale.
Comunicato stampa
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Epifania di un paesaggio.
Assurdità della luce, soltanto visibile come simulacro, spettro di riflessione del mondo.
La storia della pittura è anche storia della metamorfosi della luce. Nell’Italia del Rinascimento le modulazioni di luce attraverso la gamma cromatica sono strumenti privilegiati per la costruzione dell’immagine. Poi, il tenue luminismo che avvolge le vedute sei e settecentesche diventa filamento, flusso elettrico e particellare dei nuovi soli industriali della modernità. Al variare della luce, varia la percezione e la rappresentazione dell’ambiente naturale e urbano, gli spazi cambiano forma e colore, gli artisti formulano e riformulano il linguaggio della pittura per avvicinare il pennello quanto più possibile ad un raggio di luce.
Tra il 1630 e il 1635 il paesaggista barocco Salomon van Ruysdael realizza il dipinto A Dutch Riverbank, oggi conservato presso la Nivaagaard Collection: un tipico paesaggio olandese, col suo orizzonte basso e il cielo plumbeo che avvolge la natura nella foschia umida di un tempo rarefatto. Dopo le stagioni rinascimentali e barocche, la maggior parte dei cosiddetti pittori della luce hanno trovato in Olanda una terra dove, dicevano, la luce era diversa dal resto d’Europa. Trovarono cieli acquosi, campi aperti e larghi, calma profondità di visione, la luce morbida degli interni di Vermeer.
In Olanda c’era un mare che la bonifica degli anni ’30 del Novecento ha trasformato in un lago, sponda di terre coltivabili e di polder, terra sottratta all’acqua: è la storica vicenda dello Zuiderzee, il golfo che anni dopo Joseph Beuys avrebbe ricordato come un “vasto specchio di luce” o ancora come “l’occhio dell’Olanda”. Per Beuys – come racconta il film del regista Pieter-Rim de Kroon dal quale la video-installazione site-specific di Valentina Perazzini prende le mosse (Dutch Light, 2003) – quello è il momento in cui il mito della luce olandese cessò di esistere, la frattura nella storia della cultura visiva dei Paesi Bassi.
Attraverso una fitta rete di riferimenti, l’artista riflette sull’eredità del secolo d’oro della pittura fiamminga e delle successive esperienze post-impressioniste. Attingendo dal vasto repertorio iconografico della pittura di genere e di paesaggio delle Fiandre, e in particolare dagli studi sui Primitivi fiamminghi, Valentina Perazzini recupera l’utilizzo della luce come artificio della visione per rovesciare categorie spaziali e segnali di trasmissione dell’immagini. Interno ed esterno, analogico e digitale, apparizione e proiezione si sovrappongono nella rappresentazione della luce solare che si fa spazio tra le fronde di un albero nel giardino del suo studio. L’artista mette a punto una personale grammatica della luce attraverso effetti chiaroscurali, riflessi, retroilluminazione del soggetto, trasparenze, e creando infine un trompe-l'œil che trasforma l’interno dello spazio espositivo in una finestra illusoria. Così l’osservatore prende in prestito lo sguardo dell’artista, diventa soggetto e oggetto di un’immagine effimera.
BIO
Valentina Perazzini (Rimini, 1987), vive e lavora a Bruxelles.
Artista pluridisciplinare e storica dell’arte, la sua pratica artistica include video, installazioni, disegni, collage e sculture. Mettendo in relazione diversi usi e forme di linguaggio ed elementi naturali, le sue opere esplorano la complessità dell’incontro e della comunicazione. Tra le principali mostre personali e collettive: Experimentum Crucis, Noto, 2023; Mostra dei finalisti del Talent Prize, Museo delle Mura, Roma, 2022; Une langue inouïe, Maison de la Francité, Bruxelles, 2022; Art au centre#6, Liegi, 2021; Into the Wire, Maison Verte, Bruxelles, 2021; Keep in touch, Bruxelles, 2019; l’Adultère Durable, Villa Contemporanea, Monza, 2017; The Habit of a Foreign Sky, Futurdome, Milano, 2016; Punctum, Fondazione San Paolo, Torino, 2016. https://valentinaperazzini.wixsite.com/sito
ENGLISH
Epiphany of a landscape.
Absurdity of light, only visible as semblance, reflectance spectrum of the world.
The history of painting is also a history of the metamorphosis of light. In the Italian Renaissance, achieving light modulation with the use of wide range of colours was an effective tool for crafting images. Then, in the 17th and 18th Century, the elusive luminism which covered landscapes turned into a fiber of light, a particulate flux of electricity from the new industrial suns of the modern age. The perception and representation of the natural and urban environment change as the light changes, spaces are renovated in their shape and colour, artists constantly re-define the pictorial language to bring their brush strokes as close as possible to rays of light.
Between 1630 and 1635, the Baroque landscape artist Solomon van Ruysdael produced the painting A Dutch Riverbank: a classical Dutch landscape marked by the low horizon, and a leaden sky shrouding nature in a haze of rarefied moments, which is now part of the Nivaagard Collection. After the Renaissance and Baroque era, many of the so-called painters of light said that they found in Holland a country where the light was different than anywhere else in Europe. They found watery skies, open fields, and a calm visual depth, as well as the glowing and dim lights of Vermeer's interiors.
There was once a sea in Holland. The sea was transformed into a lake during the land reclamation of the 1930’s. Back then, it became a cultivable polder land. The episode refers to the story of the Zuiderzee, the shallow bay which artist Joseph Beuys would recall, years later, as a "vast mirror of light" and the "eye of Holland". According to Beuys, this episode marks the end of the myth of Dutch light, precipitating a turning point and a fracture in the visual culture of the Netherlands. Valentina Perazzini’s site-specific video installation contemplates Beuys’ theory through the lens of the documentary Dutch Light (2003) by film director Pieter-Rim de Kroon. Following the remnants of Beuys’s theory, Perazzini reflects on the legacy of the golden age of Flemish painting and of the later post-impressionist experiences.
Delving into an extensive iconographic repertoire of Dutch genre and landscape painting, as well as into critical studies on Early Netherlandish painters, Valentina Perazzini employs light as a visual artifice that allows her to reverse spatial categories and traditional broadcast signal for the transmission of images. Inside and outside, analogical and digital, appearance and projection overlap and merge into each other while representing the sunlight filtering through the leaves of a tree in the garden of her own studio. The artist develops a language of light, with grammar founded on chiaroscuro effects, reflections, backlighting of the subject, transparencies, and she ultimately creates a trompe-l'œil that transforms the exhibition space into a fictional window. The viewer borrows the artist's gaze, becoming both subject and object of an ephemeral image.
BIO
Valentina Perazzini (Rimini, IT, 1987), lives and works in Brussels.
Art historian and multidisciplinary artist, her practice includes video art, installation, drawing, collage and sculpture. Her work explores the intricacies of relationships and communication, by creating a dialogue between diverse uses and forms of language and the natural realm. Recent solo and group exhibitions include: Experimentum Crucis, Noto, 2023; Finalists show at Talent Prize, Museo delle Mura, Roma, 2022; Une langue inouïe, Maison de la Francité, Bruxelles, 2022; Art au centre#6, Liegi, 2021; Into the Wire, Maison Verte, Bruxelles, 2021; Keep in touch, Bruxelles, 2019; l’Adultère Durable, Villa Contemporanea, Monza, 2017; The Habit of a Foreign Sky, Futurdome, Milano, 2016; Punctum, Fondazione San Paolo, Torino, 2016. https://valentinaperazzini.wixsite.com/sito
Assurdità della luce, soltanto visibile come simulacro, spettro di riflessione del mondo.
La storia della pittura è anche storia della metamorfosi della luce. Nell’Italia del Rinascimento le modulazioni di luce attraverso la gamma cromatica sono strumenti privilegiati per la costruzione dell’immagine. Poi, il tenue luminismo che avvolge le vedute sei e settecentesche diventa filamento, flusso elettrico e particellare dei nuovi soli industriali della modernità. Al variare della luce, varia la percezione e la rappresentazione dell’ambiente naturale e urbano, gli spazi cambiano forma e colore, gli artisti formulano e riformulano il linguaggio della pittura per avvicinare il pennello quanto più possibile ad un raggio di luce.
Tra il 1630 e il 1635 il paesaggista barocco Salomon van Ruysdael realizza il dipinto A Dutch Riverbank, oggi conservato presso la Nivaagaard Collection: un tipico paesaggio olandese, col suo orizzonte basso e il cielo plumbeo che avvolge la natura nella foschia umida di un tempo rarefatto. Dopo le stagioni rinascimentali e barocche, la maggior parte dei cosiddetti pittori della luce hanno trovato in Olanda una terra dove, dicevano, la luce era diversa dal resto d’Europa. Trovarono cieli acquosi, campi aperti e larghi, calma profondità di visione, la luce morbida degli interni di Vermeer.
In Olanda c’era un mare che la bonifica degli anni ’30 del Novecento ha trasformato in un lago, sponda di terre coltivabili e di polder, terra sottratta all’acqua: è la storica vicenda dello Zuiderzee, il golfo che anni dopo Joseph Beuys avrebbe ricordato come un “vasto specchio di luce” o ancora come “l’occhio dell’Olanda”. Per Beuys – come racconta il film del regista Pieter-Rim de Kroon dal quale la video-installazione site-specific di Valentina Perazzini prende le mosse (Dutch Light, 2003) – quello è il momento in cui il mito della luce olandese cessò di esistere, la frattura nella storia della cultura visiva dei Paesi Bassi.
Attraverso una fitta rete di riferimenti, l’artista riflette sull’eredità del secolo d’oro della pittura fiamminga e delle successive esperienze post-impressioniste. Attingendo dal vasto repertorio iconografico della pittura di genere e di paesaggio delle Fiandre, e in particolare dagli studi sui Primitivi fiamminghi, Valentina Perazzini recupera l’utilizzo della luce come artificio della visione per rovesciare categorie spaziali e segnali di trasmissione dell’immagini. Interno ed esterno, analogico e digitale, apparizione e proiezione si sovrappongono nella rappresentazione della luce solare che si fa spazio tra le fronde di un albero nel giardino del suo studio. L’artista mette a punto una personale grammatica della luce attraverso effetti chiaroscurali, riflessi, retroilluminazione del soggetto, trasparenze, e creando infine un trompe-l'œil che trasforma l’interno dello spazio espositivo in una finestra illusoria. Così l’osservatore prende in prestito lo sguardo dell’artista, diventa soggetto e oggetto di un’immagine effimera.
BIO
Valentina Perazzini (Rimini, 1987), vive e lavora a Bruxelles.
Artista pluridisciplinare e storica dell’arte, la sua pratica artistica include video, installazioni, disegni, collage e sculture. Mettendo in relazione diversi usi e forme di linguaggio ed elementi naturali, le sue opere esplorano la complessità dell’incontro e della comunicazione. Tra le principali mostre personali e collettive: Experimentum Crucis, Noto, 2023; Mostra dei finalisti del Talent Prize, Museo delle Mura, Roma, 2022; Une langue inouïe, Maison de la Francité, Bruxelles, 2022; Art au centre#6, Liegi, 2021; Into the Wire, Maison Verte, Bruxelles, 2021; Keep in touch, Bruxelles, 2019; l’Adultère Durable, Villa Contemporanea, Monza, 2017; The Habit of a Foreign Sky, Futurdome, Milano, 2016; Punctum, Fondazione San Paolo, Torino, 2016. https://valentinaperazzini.wixsite.com/sito
ENGLISH
Epiphany of a landscape.
Absurdity of light, only visible as semblance, reflectance spectrum of the world.
The history of painting is also a history of the metamorphosis of light. In the Italian Renaissance, achieving light modulation with the use of wide range of colours was an effective tool for crafting images. Then, in the 17th and 18th Century, the elusive luminism which covered landscapes turned into a fiber of light, a particulate flux of electricity from the new industrial suns of the modern age. The perception and representation of the natural and urban environment change as the light changes, spaces are renovated in their shape and colour, artists constantly re-define the pictorial language to bring their brush strokes as close as possible to rays of light.
Between 1630 and 1635, the Baroque landscape artist Solomon van Ruysdael produced the painting A Dutch Riverbank: a classical Dutch landscape marked by the low horizon, and a leaden sky shrouding nature in a haze of rarefied moments, which is now part of the Nivaagard Collection. After the Renaissance and Baroque era, many of the so-called painters of light said that they found in Holland a country where the light was different than anywhere else in Europe. They found watery skies, open fields, and a calm visual depth, as well as the glowing and dim lights of Vermeer's interiors.
There was once a sea in Holland. The sea was transformed into a lake during the land reclamation of the 1930’s. Back then, it became a cultivable polder land. The episode refers to the story of the Zuiderzee, the shallow bay which artist Joseph Beuys would recall, years later, as a "vast mirror of light" and the "eye of Holland". According to Beuys, this episode marks the end of the myth of Dutch light, precipitating a turning point and a fracture in the visual culture of the Netherlands. Valentina Perazzini’s site-specific video installation contemplates Beuys’ theory through the lens of the documentary Dutch Light (2003) by film director Pieter-Rim de Kroon. Following the remnants of Beuys’s theory, Perazzini reflects on the legacy of the golden age of Flemish painting and of the later post-impressionist experiences.
Delving into an extensive iconographic repertoire of Dutch genre and landscape painting, as well as into critical studies on Early Netherlandish painters, Valentina Perazzini employs light as a visual artifice that allows her to reverse spatial categories and traditional broadcast signal for the transmission of images. Inside and outside, analogical and digital, appearance and projection overlap and merge into each other while representing the sunlight filtering through the leaves of a tree in the garden of her own studio. The artist develops a language of light, with grammar founded on chiaroscuro effects, reflections, backlighting of the subject, transparencies, and she ultimately creates a trompe-l'œil that transforms the exhibition space into a fictional window. The viewer borrows the artist's gaze, becoming both subject and object of an ephemeral image.
BIO
Valentina Perazzini (Rimini, IT, 1987), lives and works in Brussels.
Art historian and multidisciplinary artist, her practice includes video art, installation, drawing, collage and sculpture. Her work explores the intricacies of relationships and communication, by creating a dialogue between diverse uses and forms of language and the natural realm. Recent solo and group exhibitions include: Experimentum Crucis, Noto, 2023; Finalists show at Talent Prize, Museo delle Mura, Roma, 2022; Une langue inouïe, Maison de la Francité, Bruxelles, 2022; Art au centre#6, Liegi, 2021; Into the Wire, Maison Verte, Bruxelles, 2021; Keep in touch, Bruxelles, 2019; l’Adultère Durable, Villa Contemporanea, Monza, 2017; The Habit of a Foreign Sky, Futurdome, Milano, 2016; Punctum, Fondazione San Paolo, Torino, 2016. https://valentinaperazzini.wixsite.com/sito
09
dicembre 2023
Belgian Light
Dal 09 dicembre 2023 al 21 gennaio 2024
arte contemporanea
Location
DISPLAY
Parma, Vicolo al Leon d'Oro, 4A, (PR)
Parma, Vicolo al Leon d'Oro, 4A, (PR)
Orario di apertura
0-24
Vernissage
9 Dicembre 2023, 18
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Autore
Curatore
Autore testo critico