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Il senso dell’identità, oggi: sei artisti in mostra alla Galleria Hub/Art di Milano
Mostre
Nella società contemporanea, caratterizzata da una frenetica instabilità e dalla progressiva perdita di punti di riferimento, definire l’identità personale diventa un processo notevolmente complesso, sfumato e poliedrico. Questo tema è al centro della mostra Threads of Identity, a cura di Greta Zuccali, attualmente in esposizione presso la Galleria Hub/Art di Milano fino al 14 gennaio 2024.
Threads of Identity presenta il lavoro di sei giovani artisti che, attraverso una varietà di linguaggi artistici, che spaziano dalla fotografia alla scultura, offrono una personale prospettiva sul tema dell’identità. Le opere in mostra dialogano tra loro creando un dibattito, estremamente attuale, sulle molteplici sfaccettature dell’individuo e sul suo rapporto con la società, affrontando questioni come l’integrazione, l’accettazione di sé e dell’altro.
La ricerca dell’identità personale spesso affonda le radici nelle proprie origini, nei valori e nelle tradizioni della propria cultura. Questo aspetto è enfatizzato nell’installazione di Mohammed El Hajoui, Radici, da cui emerge la sua volontà di ricostruire un legame con la propria storia e preservarla dall’oblio. L’artista recupera elementi vitali della sua terra natale, il Marocco, come la porta, evocazione delle architetture arabo-musulmane, e il tappeto, realizzato con la farina, disposta ordinatamente a terra, per creare tradizionali motivi geometrici.
Ndjatou Boris dimostra il suo amore per le proprie origini camerunesi e per un materiale ancestrale legato alla sua infanzia, il legno. Le sue sculture, disposte lungo tutto il percorso espositivo, rappresentano alcune lettere dell’alfabeto bamilèkè, il gruppo etnico a cui appartiene. In questo modo, l’artista sottolinea il ruolo centrale che la scrittura e, ancora di più, il linguaggio orale svolgono come mezzi di trasmissione della cultura e, di conseguenza, dell’identità.
Mosa One, artista di origine egiziana, nato e cresciuto a Roma, esprime il suo essere “cittadino del mondo” sganciandosi da una definizione culturale specifica con cui identificarsi appieno. Questa volontà di aprirsi al mondo e di spaziare tra confini che si sovrappongono è chiaramente riflessa nell’installazione site-specific Half&Half, in cui tradizionali tappeti islamici sajjada, tagliati a metà in modo provocatorio, simboleggiano la volontà di creare un proprio spazio, dove poter avere radici in luoghi diversi e identificarsi con diverse culture.
Se per alcuni il concetto di identità è strettamente legato alla storia personale o a una tradizione da recuperare e preservare, per altri rimane un concetto più labile, spesso ricercato al di fuori della propria persona. Daniele de Giorgio, nella serie Logomania, fotografa la ricerca disperata dell’identità nella società occidentale, che finisce per materializzarsi in un riferimento socialmente costruito, come un brand alla moda.
In Nella sera ombre di vita, Giulia Nelli, attraverso l’uso di collant in poliammide ed elastan, rappresenta la necessità di costruire nuovi legami in una società sempre più carente di rapporti umani autentici. I fili sintetici si dispongono in modo disordinato, diventando emblema della complessità delle interazioni umane, che, inevitabilmente, definiscono l’identità individuale.
Le sculture in marmo di Alvise Pasquali, dalle forme classicheggianti, sollevano importanti questioni sulla superficialità della società odierna, dove prevale una ricerca costante di validazione, affermazione e distopiche rappresentazioni di sé e degli altri. Sono proprie queste ultime ad allontanare dal raggiungimento di una comprensione profonda della nostra identità.
Threads of Identity ricorda che l’identità è un concetto dinamico e in costante evoluzione, difficilmente definibile, intimamente legato al passato, soggetto a sfide nel presente e già in embrione nel futuro.