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Valerio Nicolai: (la) Notte da Osvaldo, ad Ascoli Piceno
Mostre
«Ogni tanto parto per altri paesetti dove vado a dipingere paesaggi», scriveva Osvaldo Licini a Morandi in una lettera del 1927 che mi piace ricordare pensando al periodo che Valerio Nicolai, originario di Gorizia e residente a Milano, ha trascorso ad Ascoli Piceno in preparazione della sua Notte da Osvaldo – presentata da Associazione Arte Contemporanea Picena e Fainplast con il Patrocinio del Comune di Ascoli Piceno. Vincitore della terza edizione del Premio Osvaldo Licini by Fainplast, Nicolai ha esplorato e definito il rapporto tra la sua visione artistica e l’eredità di Osvaldo Licini non solo nel suo studio milanese ma anche direttamente sul territorio – quello marchigiano – così fertile di interazioni con la comunità locale e ricco di saperi artigiani, di storia e di legami umani. Ad accompagnarlo, in un profitto e costante confronto, è stato il curatore del Premio, Alessandro Zechini, che ci ha condotto nelle sale della Galleria d’Arte Contemporanea Osvaldo Licini di un vero e proprio legame visivo tra le opere del Maestro Licini e quelle di Nicolai.
Il titolo, Notte da Osvlado, che immediatamente lascia intuire simil legame, suggerisce quasi sineddochicamente – con il tempo, la notte, per il luogo, la camera da letto – anche una certa intimità che vive, in tutta la sua articolata potenza semantica, nella figurazione del letto. Soggetto carico di significati simbolici, che nei secoli è stato molte volte rappresentato, il Lettone turchese di Valerio Nicolai si manifesta come un letto matrimoniale dipinto, ispirato alle geometrie del letto di Licini (ancora visibile nella sua dimora a Monte Vidon Corrado) e tributo alla sua eredità artistica. «Nicolai – spiega il curatore Zechini – non solo riprende formalmente i temi geometrici dipinti a muro dietro la testiera del letto di Licini nella sua casa studio, ma va oltre. Ci racconta di una notte, non una qualsiasi, ma quella in cui i due artisti hanno dormito insieme».
«Il letto – prosegue – di dimensioni maggiori del reale e dipinto di turchese, presenta due macchie che, con uno sguardo superficiale, potrebbero ricordare nuvole, magari simili a quelle presenti nelle altre opere esposte. In realtà, sono dipinte sui bordi del letto e somigliano a una perdita involontaria di urina, anzi, due. Penso che queste “perdite”, causate da problemi emotivi o cambiamenti traumatici, parlino più della pittura come materia scaturita da dentro ed incontenibile per entrambi gli artisti. Sia Licini che Nicolai, per motivi diversi, considerano il letto un luogo idoneo per dipingere». Il letto di Nicolai, contornato da una testiera in legno – prodotta in collaborazione con il Premio e con il coinvolgimento delle maestranze locali – che funge da cornice, ha una dimensione più grande del normale e conserva un’ambiguità straordinaria tra la sua funzione intrinseca e la sua trasformazione in quadro orizzontale che lasciano chiaramente intendere l’inclinazione dell’artista a coinvolgere gli spettatori nella contemplazione di opere che richiedono chiavi di interpretazione e tempi di osservazione differenti.
È evidente nelle tre grandi tele esposte nella prima sala – a precedere Lettone turchese – della serie Cotone contrario 1-2-3, dove nuvole di cotone sono posate a terra evocando immagini celesti, come anche nei tre piccoli dipinti intitolati Guardoni d’incanto e nei rovesci delle carte con le loro 58 o 72 geometrie, esposti nell’ultima sala in stretto dialogo con otto, altrettanto piccole, tele di Licini. «In Guardoni d’incanto l’immaginazione corre e quei cerchi ricordano il binocolo che vede due natiche allargate con al centro la luce. Poi ci sono 58 quadri e 72 quadri sono piccoli dipinti che rappresentano delle carte da gioco con all’interno il simbolo di quadri ripetuto 71 e 57 volte a formare un pattern. Al numero 58 e 72 si arriva aggiungendo ad ogni opera il quadro stesso che contiene i simboli. Insomma un gioco di parole, che trasforma la pura geometria in un ironico equilibrio tra astrazione e figurazione un tema caro a Licini», precisa Zechini.
Le dimensioni delle cose dunque cambiano, altri mondi penetrano nella pittura, e l’alchimia tra astratto e figurativo permea l’intera esposizione. Del resto il salto verso il figurativismo per cui Licini è amato è stato anche l’ancoraggio al terreno per prendere il volo verso le sue visioni, caratteristiche e più enigmatiche. L’originalità di Licini, che Gillo Dorfles ricordava come «un uomo estremamente originale, un uomo che ha vissuto isolato in un paesino di cui era sindaco, e pur lontano da tutte le attività delle grandi metropoli, ha creato un’arte veramente originale», rivive nella dimensione che Valerio Nicolai concorre a creare in Notte da Osvaldo, con cambi di dimensione e paesaggi rovesciati apparentemente simili ma tutti diversi per forma, posizione e vista. Proprio come quei «paesetti», in cui condividendo la passione per la pittura, Licini e Nicolai si sono mossi, in bilico tra realtà, rappresentazione e percezione.