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Puglia, otto artisti in cammino: la mostra di restituzione a Bari
Arte contemporanea
Una terra fertile che nutre lo sguardo, che fa dell’arte radice e che è in costante movimento: è così che la Puglia si pone al centro della mostra di restituzione del progetto Ospitalità dello Sguardo, inaugurata lo scorso 25 novembre e vistabile fino al 7 gennaio 2024 al Teatro Kursaal Santalucia di Bari, a cura di Isabella Battista, Carmelo Cipriani e Alexander Larrarte che valorizza i cammini di Puglia. Il progetto, promosso da Fondazione Pino Pascali e dal Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia, nell’ambito del progetto Interreg TheRout_Net, mette in rete le opere di 13 artisti, ognuno di essi viziato dal proprio punto di vita ma tutti accumunati dalla direzione dello sguardo. Ed è proprio lo sguardo a guidare questa operazione culturale che, a detta degli stessi curatori «Mira a promuovere il territorio e l’arte nel territorio, sviluppando una sensibilità critica nei confronti di tematiche come quelle dell’ospitalità, del cammino, della conoscenza, dell’incontro e del tempo».
Elementi, valori, caratteristiche propri di una terra che si è offerta – e puntualmente si offre – nella sua autenticità e nella sua abbacinante complessità in uno scandire puntuale di volti e paesaggi. Non è un caso che il progetto abbia interessato i comuni pugliesi, coinvolti nel progetto Interreg TheRout_Net, con i relativi tracciati culturali raggruppabili in quattro distinte aree della Puglia, ma che di fatto la identificano nella sua totalità: Subappennino Dauno, Gargano tra mare e monte, Terra di Bari, Salento.
In mostra, al Teatro Kursaal di Bari, due le sezioni visitabili: Focus e On the road. Alla prima rispondono le fotografie dell’artista Silvia Camporesi con la sua esplorazione dei cammini intorno a Putignano, sentieri di natura religiosa intrecciati ad altri di ordine agricolo. Ancora, Silvia Giambrone, in residenza a Margherita di Savoia, che dopo aver percorso la via che dalle saline conduce a Monte Sant’Angelo, ha realizzato un trittico in cui riflette sul costante bisogno umano del divino. Da Pietramontecorvino, Massimo Uberti con l’installazione Percorsi, opera a neon in cui l’artista sintetizza non solo l’idea del cammino ma l’intreccio di conoscenze ed esperienze, individuali e collettive. E poi, Bianco-Valente con un’immagine in cui è restituito un atto performativo di comunità realizzato a Minervino di Lecce. Se la vita e lo scorrere del tempo creano le condizioni per allontanarci gli uni dagli altri, come individui e come corpo sociale, agiamo attivamente per contrastare questa deriva.
Nella sezione On the Road, invece, quattro artisti pugliesi che sono stati invitati a rileggere il proprio territorio. Francesco Arena e Rossella Biscotti, in residenza rispettivamente a Celle San Vito e nel Salento: se il primo mette in relazione il proprio corpo con la misurazione dello spazio e al rapporto con l’ambiente circostante, la seconda presenta Millenovecentoottantuno, che riattraversa poeticamente l’identità del Salento e del suo paesaggio, restituendo un’idea di rurale “impuro”. Ancora, tornando al nord della Puglia, a Castel del Monte, Luigi Presicce ha realizzato il tableau vivant Il cherubino rubato parafrasando uno dei suoi quadri simbolisti preferiti, L’angelo ferito (1903) di Hugo Simberg. Infine, Agnese Purgatorio si inoltra nelle trame della memoria collettiva e delle narrazioni agiografiche di Monte Sant’Angelo per riabilitarne la visione, de-costruirne il linguaggio e reinventarlo in un trittico-light box, una pietra incisa con la scritta Senza peso, senza polvere e un video.
Inoltre, il progetto ha visto un ulteriore sezione Workshop/Lectiones Magistrales con le lectiones di Guido Guidi e Costas Varotsas e i workshop dei fotografi Francesco Jodice e Pino Musi.
E ritornano così forti e potenti le parole dei curatori: «L’includere l’operazione artistica in un contesto non specificatamente museale significa rendere l’opera passibile di varie e mutevoli forme di vita e significato». A ognuno il suo, passo dopo passo, sguardo dopo sguardo.