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L’opera di Carlo Zoli nel racconto di Jacopo Celona
Arte contemporanea
di redazione
Dopo l’esposizione al World Art Dubai 2023 dello scorso marzo (ne avevamo parlato qui) e la partecipazione alla XIV Florence Biennale (qui), il 2024 si apre per Carlo Zoli con nuovi, importanti appuntamenti. Dall’11 al 28 gennaio, negli spazi dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, Zoli sarà tra i protagonisti della mostra dei vincitori del Premio Lorenzo il Magnifico, in collaborazione con scan.art, e dell’International Open Call Competition, in collaborazione con Art Market Magazine e Lens Magazine. Ne parliamo con Jacopo Celona, Direttore di Florence Biennale.
La XIV Florence Biennale era stata annunciata con un focus sul concetto di identità declinato nelle sue molteplici accezioni sociologiche e culturali. Come è andata la manifestazione, quali prospettive hanno trovato esposizione e che obiettivi sono stati raggiunti?
«Siamo molto soddisfatti perché il successo della manifestazione è stato testimoniato dall’entusiasmo di partecipanti, critica e pubblico e soprattutto è stato riverberato dai media nazionali e internazionali. Il tema di questa edizione ha suscitato moltissime riflessioni in tutti gli artisti e designer espositori, è stato apprezzato non solo per la sua attualità ma anche e soprattutto per aver contribuito a promuovere una visione futura volta ad attuare un cambiamento culturale nelle nostre società. Ne è un esempio il vincitore del Premio del Pubblico, organizzato in collaborazione con Scan.Art, The Last Flight del pittore peruviano Héctor Acevedo, che invitava a riflettere sul destino dell’umanità, rammentandoci che il conflitto tra il bene e il male si combatte nel cuore di ognuno di noi. Questa è solo una delle testimonianze e delle possibili interpretazioni del tema che abbiamo voluto sintetizzare con I Am You, richiamando il senso di comunità e di fratellanza attorno al quale ha preso forma tutta la XIV Florence Biennale».
Tra gli artisti partecipanti alla Florence Biennale c’è stato anche Carlo Zoli. Come si è collocato il suo lavoro nel confronto tra identità personali e collettive, identità culturali, religiose e territoriali?
«Ho la convinzione che nell’arte di Zoli il confronto sia naturalmente presente quale motore di tutta la sua produzione artistica. L’uso che fa di un’iconografia mitologica gli consente di andare oltre l’apparente fisicità dei soggetti rappresentati, trasportandoci all’interno di storie a noi conosciute per sondare le emozioni, i desideri e gli egoismi umani. L’intrinseca dicotomia delle figure rappresentate e al tempo stesso il fervente dualismo che caratterizza il suo racconto, diventano gli strumenti che ci offre per un’introspezione personale volta a riflettere sull’esasperato antagonismo dell’era moderna e contemporanea. Le dieci opere inedite presentate a questa edizione della Florence Biennale, sono state presentate per la loro forte attinenza al tema. In particolare, ho apprezzato l’opera I sacri fratelli, raffigurante i gemelli Castore e Polluce, a cui Zeus concede una vita immortale divisa a metà pur di non separarli. La forte attinenza al tema di quest’opera ci fa riflettere sui concetti di identità individuale e collettiva, di immedesimazione nell’altro, di sentire comune e dell’importanza del confronto e del dialogo».
In occasione della manifestazione è stato riconosciuto a Zoli il primo premio per la sezione ceramica e tra qualche giorno esporrà all’Accademia di Firenze. Cosa ha guidato l’assegnazione del premio e che spunti offre il lavoro di Zoli, che spazia dal mondo antico alla fantasia passando per l’epoca cavalleresca, in materia di attualità?
«Le opere di Zoli hanno lasciato un segno importante alla Florence Biennale, sia nel pubblico che nella critica, testimoniato dal grande riconoscimento ottenuto e dall’attinenza con il tema di questa edizione. La sua produzione artistica è di grande attualità, pur rappresentando visivamente un’iconografia che ci riporta alla mitologia classica, interpreta le profonde inquietudini del nostro presente. Ne è rappresentazione il ciclo di opere dal titolo Il Teatro di Carlo, quale ulteriore figurazione dello stato d’animo umano che, come spesso si percepisce dalla plasticità e dall’equilibrio dinamico delle sue figure, è alla continua ricerca di un’armonia fatta di elementi contrastanti ma al tempo stesso affini. Partendo da queste considerazioni ritengo che le raffigurazioni simboliche e immaginifiche “messe in scena” da Zoli lo collochino tra quegli artisti con una matrice umanistica che ritiene ancora l’uomo quale unico artefice del proprio destino. Egli è un artista del nostro tempo, ma con uno sguardo rivolto ai grandi temi che hanno caratterizzato il sentire comune dal Rinascimento ad oggi. Per questo sono sicuro che anche nel contesto della mostra dei vincitori della XIV Florence Biennale, che si tiene dall’11 al 28 gennaio 2024 presso i prestigiosi spazi dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze, l’opera di Zoli riscontrerà il favore e il gradimento del pubblico».