-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
In Germania, migliaia di artisti e lavoratori della cultura stanno protestando contro una recente risoluzione del Senato di Berlino, l’organo esecutivo del governo della capitale tedesca, che ha deciso di rendere disponibili i finanziamenti pubblici per le arti solo previa sottoscrizione di una clausola sull’antisemitismo. Una lettera aperta, pubblicata il 4 gennaio 2024, è stata sottoscritta da più di 5mila persone, tra cui molte residenti proprio nella città tedesca, come l’ultimo vincitore del Turner Prize, Jesse Darling, Agnieszka Polska, vincitrice del Preis der Nationalgalerie del 2017, e Candice Breitz, artista e docente all’Università delle arti di Braunschweig che, nelle scorse settimane, si era cancellare una mostra al Saarlandmuseum di Saarbrücken dopo alcune sue dichiarazioni sul bombardamento israeliano di Gaza. Gli estensori della lettera temono che l’aggiunta della sottoscrizione di questa clausola come prerequisito per il finanziamento possa minare la libertà di espressione artistica, censurando qualunque critica allo Stato di Israele.
Nella clausola, il Senato di Berlino ha introdotto la specifica di Antisemitismo come descritta dall’IHRA – Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto, definita come «Una particolare percezione degli ebrei, che può essere espressa come odio verso gli ebrei. L’antisemitismo è diretto in parole o atti contro individui ebrei o non ebrei e/o le loro proprietà, nonché contro istituzioni comunali e organi religiosi ebraici». Il governo tedesco ha inoltre adottato la seguente estensione: «Anche lo Stato di Israele, inteso in questo contesto come collettività ebraica, può essere l’obiettivo di tali attacchi».
«L’arte è il collante che tiene unita la nostra società, serve per scambiare idee tra di noi, è spesso fonte di attrito che accende dibattiti e fornisce spunti di riflessione. L’arte è gratis! Ma non a caso. Le istituzioni culturali e gli enti finanziatori hanno la responsabilità di garantire che il denaro pubblico non venga utilizzato per promuovere espressioni razziste, antisemite, anti-queer o altrimenti escludenti», ha dichiarato Joe Chialo, Senatore per la Cultura e la Coesione Sociale. «Vogliamo garantire questo con le misure che abbiamo ora implementato, come la modifica delle linee guida di finanziamento e la clausola antidiscriminatoria», ha proseguito Chialo.
La definizione dell’IHRA, creata per consentire di monitorare l’antisemitismo in Europa, è stata elaborata da Kenneth Stern che, però, già nel 2019, aveva espresso pubblicamente la preoccupazione per un suo utilizzo improprio, sortendo come effetto collaterale una limitazione alla libertà di parola.
Ma per gli artisti e gli operatori culturali che hanno firmato la petizione, la politica di Chialo potrebbe mettere a repentaglio la libertà di espressione, un baluardo del vivace panorama creativo di Berlino. «Questa decisione dell’Amministrazione Culturale del Senato non riconosce che esiste un dibattito controverso sulla definizione di antisemitismo dell’IHRA», si legge nella lettera. «Protestiamo chiaramente contro l’inclusione di questa clausola specifica sull’antisemitismo come requisito giuridicamente vincolante per il finanziamento culturale da parte dello Stato di Berlino. La misura è stata attuata senza previo dibattito aperto, consultazione o altro processo decisionale trasparente, in particolare con le persone, le associazioni e le istituzioni interessate», continua il testo, paventando come «L’elevazione di una specifica definizione di antisemitismo a dottrina di politica culturale da parte dell’Amministrazione culturale del Senato», possa rappresentare una gerarchizzazione delle forme di discriminazione. «Consideriamo la lotta contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza un compito che si pone anche nella cultura. La lotta al razzismo va di pari passo con la lotta all’antisemitismo e all’islamofobia».
«La “cultura della memoria” tedesca post-riunificazione (Erinnerungskultur) – la campagna statale per affrontare il genocidio degli ebrei in Germania – agisce come un dogma repressivo, rinvigorendo l’oppressione contro cui la vera ‘memoria’ dovrebbe combattere. Piuttosto che fare i conti con la propria politica razzista e sempre più neofascista, i media e i politici tedeschi si affrettano a incolpare le popolazioni arabe e musulmane in Germania per il cosiddetto “antisemitismo importato”».
In Germania è già attiva una speciale risoluzione anti-BDS, riferita al movimento internazionale Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni, iniziativa volta a porre fine all’occupazione israeliana della Palestina con mezzi non violenti. In base a tale risoluzione, non è consentito il sostegno finanziario a qualsiasi progetto che chieda attivamente il boicottaggio di Israele o sostenga in altro modo la posizione del movimento.