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Autostrada del Brennero, architetture e paesaggi: la mostra a Trento
Fotografia
Epica stradale
Le strade non sono mai solo infrastrutture ma celano sempre, nella loro ideazione e costruzione, delle idee e degli ideali di civiltà del popolo che le realizza. Se tutte le strade portavano a Roma è perché Roma era il baricentro di movimenti centrifughi e centripeti che coinvolgevano l’Impero. La storia delle autostrade italiane non fa eccezioni alle dinamiche di quelle narrazioni che coinvolgono i popoli, chiamate anche Epica: se la costruzione di autostrade che collegassero l’Italia del nord a quella del sud prometteva di realizzare una seconda Unità della Penisola, quella delle autostrade alpine incarnava l’ideale di un’Italia pienamente europea e il mito del superamento del confine geografico delle Alpi, ostile nelle cronache almeno dai tempi di Annibale.
Epica che per molti anni è rimasta bugia politica, e ora arranca ad allinearsi alla realtà: basti ricordare che la Torino-Savona, la Milano-Genova e la Firenze-Mare sono state funestate da incidenti e gorghi automobilistici non appena ogni famiglia italiana ha potuto permettersi la facilità di un’automobile; e ancora le partite a carte sui tettucci delle utilitarie intrappolate lungo la Salerno-Reggio Calabria hanno colorato i servizi estivi dei telegiornali di tinte fosche e disperate.
Un’architettura territoriale
Ogni strada, insomma, ha la sua storia, che si origina da una dialettica tra la narrazione che l’Autorità si auspica di diffondere e quella dei fruitori. Un esempio di coincidenza felice di questa narrazione è quello dell’Autostrada del Brennero. Fortemente voluta dalla popolazione locale, in un tempo in cui attentati condotti da terroristi indipendentisti puntavano a mettere in dubbio, di fronte all’opinione pubblica, l’identità e l’adesione del Trentino alla cultura italiana, essa, oltre a configurarsi come ponte verso l’Europa, ha fatto anche da raccordo tra la geografia sfuggente della Penisola e una delle regioni più periferiche e isolate. E questa volontà di integrazione sembra essere stata assorbita dall’opera stessa, tanto che il suo punto di forza e riconoscibilità potrebbe dirsi proprio la volontà di continuità con il paesaggio.
L’esposizione che indaga l’opera
Allestita in un tratto delle Gallerie di Piedicastello a Trento, frutto della collaborazione tra Autostrada del Brennero SpA con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e la Fondazione ing. Lino Gentilini, Autostrada del Brennero. Architetture e paesaggi è un’esposizione che indaga l’autostrada A22 come complessa opera di ingegneria, architettura e paesaggio. Esplorando il rapporto tra l’infrastruttura e i territori attraversati lungo i 314 chilometri del tracciato che da Campogalliano conduce fino al passo del Brennero, tramite fotografie e modelli, mappe e diagrammi, video e documenti originali, la mostra vuole portare a vedere l’Autostrada del Brennero da un punto di vista che non è più il finestrino di un automezzo.
Le carte tematiche elaborate in GIS da Marco Voltini, le fotografie contemporanee di Giovanni Hänninen, 15 modelli a pianta circolare in scala 1:2000, che si estendono per un raggio di 500 metri attorno a ogni area di servizio, permettono di osservare l’autostrada che interseca la maglia dei campi coltivati e sfiora i tanti centri abitati della pianura produttiva, prima, e poi adagiarsi o distaccarsi dai contrafforti alpini della valle dell’Adige, le cui ondulazioni si fanno sempre più potenti e ripide, fino all’imbocco della valle dell’Isarco e allo slancio finale verso il valico e l’estero.
I ritratti ragionati del fotografo colgono istantaneamente il dinamismo delle relazioni tra l’autostrada e il territorio nel loro attenuarsi e intensificarsi lungo il tragitto della stessa. A un’iniziale paesaggio della pianura padana dominato da campi coltivati, vigneti, casolari di campagna, centri di accumulo, lavorazione e distribuzione delle materie prime prodotte in loco, linee ferroviarie che incrociano i ponti su cui viaggia l’autostrada, ponti che verso valle tagliano fiumi coi loro bacini ingrossati nella discesa, paesi e resti di paesi rurali si vanno, con l’approcciarsi ai pendii dei monti, sostituendo strette valli, dove ogni metro dello spazio piano è sfruttato per le attività economiche oltre che per i viadotti, in cui la vegetazione autoctona è assente e inizia, quasi ex abrupto, coi boschi che si arrampicano lungo i fianchi rocciosi.
Con l’addentrarsi tra i monti, ponti e gallerie dominano il campo visivo oltre che il paesaggio, e si ergono, a tradire col loro acciaio e cemento quel senso del sublime di memoria kantiana, sopra piccoli e antichi centri abitati, valli ripide e impraticabili, torrenti, e i loro pilastri affondano nei letti dei fiumi e costeggiano boschi secolari.
La mostra si propone di indagare l’impatto antropico da un punto di vista neutro, invogliando alla curiosità nei confronti di tutti quei luoghi dove l’interazione tra opere umane e natura è viva e in equilibrio dinamico. Visitabile fino al 4 febbraio 2024, la mostra è promossa da Autostrada del Brennero, DAStU – Dipartimento di Architettura e Studi Urbani Politecnico di Milano, a cura di Andrea Gritti, Elena Fontanella, Claudia Zanda, con fotografie di Giovanni Hänninen e la collaborazione di Gianluca Zavatarelli, Gianluca Munari, mappe di Marco Voltini.