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Sta facendo discutere, in Francia, la nomina a sorpresa di Rachida Dati, rappresentante dei Républicains, partito attualmente all’opposizione, come ministra della cultura, scelta la scorsa settimana dal primo ministro Gabriel Attal che, a sua volta nominato da Emanuel Macron il 9 gennaio 2024, a 34 anni è il capo di governo più giovane nella storia della Quinta Repubblica. Peraltro, le scelte di Attal sono state piuttosto conservative, con Gérald Darmanin e Bruno Le Maire, due potenziali candidati alla guida del governo, confermati rispettivamente agli Interni e all’Economia. Ha fatto scalpore anche la nomina al Ministero degli Esteri e agli Affari europei di Stéphane Sejourné, marito di Attal, che è anche capo del governo francese dichiaratamente omosessuale. L’incarico al Ministero della Cultura era precedentemente retto da Rima Abdul-Malak e la differenza tra le due figure è netta.
Di origini libanesi, Abdul-Malak si è sempre schierata a sinistra e la sua carriera si è sviluppata nell’ambito delle arti performative e musicali, con incarichi istituzionali di alto profilo, tra cui Capo del Dipartimento di Arti Visive e Performance dell’Ambasciata di Francia negli Stati Uniti, fino alla nomina a capo del Ministero della Cultura, nel governo guidato da Élisabeth Borne. Nelle ultime settimane, però, la sua posizione aveva iniziato a vacillare, a causa di alcune uscite impopolari su Gerard Depardieu, definendo l’icona del cinema francese, finito al centro di uno scandalo per presunte violenze sessuali, una «Vergogna per la Francia». A pesare, però, anche la sua opposizione pubblica a una nuova legge contro l’immigrazione.
Una dura al Ministero della Cultura: il profilo di Rachida Dati
Figlio di padre marocchino e madre algerina, già portavoce di Nicolas Sarkozy alle elezioni presidenziali del 2007 e Ministro della Giustizia dal 2007 al 2009, Rachida Dati è legata all’ambiente politico della destra e ha fatto votare importanti riforme del sistema giudiziario. Nota per il suo carattere spigoloso e l’approccio diretto, durante il suo incarico al Ministero, fece notizia per essere tornata al lavoro solo una settimana dopo la nascita del suo primo figlio, dichiarando che «Il congedo di maternità è per i deboli». Non ha svolto incarichi specifici nel settore culturale ma si è già dimostrata agguerrita: «Tutti sanno che mi piace combattere. Non abbiate paura di me», ha dichiarato al Times, commentando la sua nomina, che però le è costata l’espulsione dal suo partito, Les Républicains.
In Francia, le reazioni politiche per la nomina di Rachida Dati come Ministra della Cultura, giunta piuttosto inaspettata, sono state immediate e non proprio positive. La sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, che superò proprio Dati alle elezioni comunali del 2020, ha rivolto i suoi ironici auguri di «Buona fortuna agli operatori del mondo della cultura, viste le dure prove che dovranno affrontare». Alle elezioni a Sindaco di Parigi, tuttora un obiettivo malcelato, Dati si era candidata con il partito liberal conservatore dei Repubblicani. Questa acredine potrebbe complicare il completamento di importanti progetti nella Capitale, come la sistemazione dell’area intorno alla cattedrale di Notre-Dame e il piano di rinnovamento da 250 milioni di euro attualmente in corso al Grand Palais. Ma i suoi sostenitori sottolineano che si tratta di una politica di peso, con un carattere grintoso, «In grado di difendere il budget di 11 miliardi di euro del ministero».
«Una traditrice accusata di corruzione, una scelta perfetta», ha dichiarato senza mezzi termini Olivier Faure, capo del partito socialista. Dati è attualmente indagata per corruzione, abuso di potere e per le consulenze a Carlos Ghosn, imprenditore brasiliano di origine libanese, ex presidente e amministratore delegato di Renault, Nissan e Mitsubishi Motors, fuggito dal Giappone nel dicembre 2019 mentre era in attesa di processo per presunta cattiva condotta finanziaria.