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UNTOLD STORIES
CAR Gallery è lieta di annunciare Untold stories, la prima mostra personale in Italia di Odonchimeg Davaadorj. Nata in Mongolia nel 1990, vive e lavora a Parigi, l’artista presenta per l’occasione una nuova serie di dipinti e opere su carta realizzate appositamente per la galleria.
Comunicato stampa
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CAR Gallery è lieta di annunciare Untold stories, la prima mostra personale in Italia di Odonchimeg Davaadorj. Nata in Mongolia nel 1990, vive e lavora a Parigi.
Odonchimeg Davaadorj parte all’età di 17 anni dalla Mongolia per intraprendere un viaggio verso la Francia e, passando attraverso la Repubblica Ceca, arriva a Parigi nel 2007. È certamente questo viaggio identitario che le permette di esprimere la sua personale percezione del mondo attraverso tecniche artistiche diverse e confrontandosi con la cultura occidentale. Utilizzando il disegno, la pittura e la scultura ma anche il video, la performance, la danza e la poesia, l’artista dice: «A un certo punto sento la necessità di dare vita a un’opera. Se è una poesia, devo scriverla, se non posso scrivere, devo muovermi, ballare o disegnare».
Ancora prima dell’inizio del suo viaggio verso l’Europa, Davaadorj si era posta in modo empatico con la natura della sua terra, adottando uno stile di vita modesto e autosufficiente all’interno del suo villaggio natale isolato nella steppa. Le opere che realizza in quel periodo sono inevitabilmente espressioni di questa vicinanza al mondo animale e vegetale. Poi, arrivata in Europa, le sue opere vengono pervase dalla nostalgia della Mongolia di cui descrive piccoli mondi intimisti realizzati con ogni tipo di supporto tecnico e con grande poeticità. Tutti gli elementi (uomini, donne, animali, case, paesaggi) appartengono ai ricordi malinconici dell’infanzia e sono spesso sospesi in un contesto naturale metafisico che rafforza l’aspetto onirico del suo lavoro. Il colore più utilizzato è il rosso, sinonimo di vitalità, che talvolta si arricchisce della presenza di un filo da cucito dello stesso colore, che rimanda al sistema circolatorio del sangue nel corpo umano. Se si volesse trovare una radice estetica nella sua opera e nella sua tavolozza, ma anche nel suo amore per il tessuto, per la scultura e per i dettagli, dovremmo citare le opere di Louise Bourgeois (femminili e carnali), le miniature indiane e persiane classiche (descrittive e minuziose nei racconti della quotidianità) e Imran Qureshi (violento e prezioso).
Odonchimeg Davaadorj ha seguito la strada della figurazione fin dall’inizio della sua carriera, esplorando la complessità dell’animo umano sia nei disegni di piccolo formato sia nelle grandi tele in cui spesso campeggia solo un grande volto umano monocromo. La gamma di colori dell’artista è volutamente ristretta (rosso, blu, nero, giallo) perché ha dichiarato di volersi concentrare prevalentemente sulla linea e sull’essenzialità della composizione. La stessa nudità dei corpi dipinti sottolinea questa scelta incanalando lo sguardo verso le tematiche trattate e non verso l’anatomia. Dell’essere vivente nulla è nascosto a cominciare dalla sua sessualità che si presenta scevra da pudori o da esibizionismi.
Davaadorj sviluppa un’idea poetica di “paesaggio interiore”, di intimità spirituale e di natura profonda che esiste in ogni persona offrendo una rappresentazione che non descrive, nel senso stretto del termine, ma che comunica la pluralità delle emozioni di un essere. Queste rappresentazioni evocano l’alchimia e le energie che circolano nei nostri corpi trasformandoli. Attraverso un approccio fusionale con la natura, l’artista descrive i viaggi interiori delle anime e l’essenza stessa dell’esistenza.
Le opere su carta propongono ritratti e luoghi dove si svelano paesaggi dalle palpabili suggestioni emotive e dove piccoli dettegli rivelano qualcosa in più di ogni persona, come estratti concentrati di vita. Davaadorj spiega: «Rappresentare volti anonimi, cercare di renderli abitati, di dare loro un’anima, di raccontare una storia attraverso i tratti delle loro fisionomie ponendoli come vettori di un’emozione, tutto questo mi interessa, soprattutto in questo momento».
L’artista rimane legata alla rappresentazione del mondo reale, pur apportandovi una certa forma di ibridazione ispirata alle sue radici mongole in cui, creature polimorfe, che appaiono davanti ai nostri occhi, popolano un mondo dai colori vibranti presi in prestito dalla natura, dalla mitologia e dalle tradizioni orali dell’oriente. Esplorando i limiti della comunicazione verbale, le opere di Davaadorj lasciano spazio a una lettura soggettiva e personale dell’immagine, i ritratti dipinti giocano con un uso giudizioso di texture e motivi, spesso ambigui e intensi, i contrasti di colori e forme servono per creare una sottile tensione emotiva collegandosi a problematiche contemporanee come il femminismo e la salvaguardia dell’ambiente.
Odonchimeg Davaadorj parte all’età di 17 anni dalla Mongolia per intraprendere un viaggio verso la Francia e, passando attraverso la Repubblica Ceca, arriva a Parigi nel 2007. È certamente questo viaggio identitario che le permette di esprimere la sua personale percezione del mondo attraverso tecniche artistiche diverse e confrontandosi con la cultura occidentale. Utilizzando il disegno, la pittura e la scultura ma anche il video, la performance, la danza e la poesia, l’artista dice: «A un certo punto sento la necessità di dare vita a un’opera. Se è una poesia, devo scriverla, se non posso scrivere, devo muovermi, ballare o disegnare».
Ancora prima dell’inizio del suo viaggio verso l’Europa, Davaadorj si era posta in modo empatico con la natura della sua terra, adottando uno stile di vita modesto e autosufficiente all’interno del suo villaggio natale isolato nella steppa. Le opere che realizza in quel periodo sono inevitabilmente espressioni di questa vicinanza al mondo animale e vegetale. Poi, arrivata in Europa, le sue opere vengono pervase dalla nostalgia della Mongolia di cui descrive piccoli mondi intimisti realizzati con ogni tipo di supporto tecnico e con grande poeticità. Tutti gli elementi (uomini, donne, animali, case, paesaggi) appartengono ai ricordi malinconici dell’infanzia e sono spesso sospesi in un contesto naturale metafisico che rafforza l’aspetto onirico del suo lavoro. Il colore più utilizzato è il rosso, sinonimo di vitalità, che talvolta si arricchisce della presenza di un filo da cucito dello stesso colore, che rimanda al sistema circolatorio del sangue nel corpo umano. Se si volesse trovare una radice estetica nella sua opera e nella sua tavolozza, ma anche nel suo amore per il tessuto, per la scultura e per i dettagli, dovremmo citare le opere di Louise Bourgeois (femminili e carnali), le miniature indiane e persiane classiche (descrittive e minuziose nei racconti della quotidianità) e Imran Qureshi (violento e prezioso).
Odonchimeg Davaadorj ha seguito la strada della figurazione fin dall’inizio della sua carriera, esplorando la complessità dell’animo umano sia nei disegni di piccolo formato sia nelle grandi tele in cui spesso campeggia solo un grande volto umano monocromo. La gamma di colori dell’artista è volutamente ristretta (rosso, blu, nero, giallo) perché ha dichiarato di volersi concentrare prevalentemente sulla linea e sull’essenzialità della composizione. La stessa nudità dei corpi dipinti sottolinea questa scelta incanalando lo sguardo verso le tematiche trattate e non verso l’anatomia. Dell’essere vivente nulla è nascosto a cominciare dalla sua sessualità che si presenta scevra da pudori o da esibizionismi.
Davaadorj sviluppa un’idea poetica di “paesaggio interiore”, di intimità spirituale e di natura profonda che esiste in ogni persona offrendo una rappresentazione che non descrive, nel senso stretto del termine, ma che comunica la pluralità delle emozioni di un essere. Queste rappresentazioni evocano l’alchimia e le energie che circolano nei nostri corpi trasformandoli. Attraverso un approccio fusionale con la natura, l’artista descrive i viaggi interiori delle anime e l’essenza stessa dell’esistenza.
Le opere su carta propongono ritratti e luoghi dove si svelano paesaggi dalle palpabili suggestioni emotive e dove piccoli dettegli rivelano qualcosa in più di ogni persona, come estratti concentrati di vita. Davaadorj spiega: «Rappresentare volti anonimi, cercare di renderli abitati, di dare loro un’anima, di raccontare una storia attraverso i tratti delle loro fisionomie ponendoli come vettori di un’emozione, tutto questo mi interessa, soprattutto in questo momento».
L’artista rimane legata alla rappresentazione del mondo reale, pur apportandovi una certa forma di ibridazione ispirata alle sue radici mongole in cui, creature polimorfe, che appaiono davanti ai nostri occhi, popolano un mondo dai colori vibranti presi in prestito dalla natura, dalla mitologia e dalle tradizioni orali dell’oriente. Esplorando i limiti della comunicazione verbale, le opere di Davaadorj lasciano spazio a una lettura soggettiva e personale dell’immagine, i ritratti dipinti giocano con un uso giudizioso di texture e motivi, spesso ambigui e intensi, i contrasti di colori e forme servono per creare una sottile tensione emotiva collegandosi a problematiche contemporanee come il femminismo e la salvaguardia dell’ambiente.
03
febbraio 2024
UNTOLD STORIES
Dal 03 febbraio al 23 marzo 2024
arte contemporanea
Location
CAR Gallery
Bologna, Via Azzo Gardino, 14a, (BO)
Bologna, Via Azzo Gardino, 14a, (BO)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10.30-13 e 15-19.30
Vernissage
3 Febbraio 2024, h 19-23
Sito web
Autore