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Il Chiostro ad Artefiera 2024
Il Chiostro presenta ad Artefiera un assaggio di una serie di iniziative volte a riscoprire gli artisti del movimento chiarista e in particolare di Francesco De Rocchi.
Comunicato stampa
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Il Chiostro presenta ad Artefiera un assaggio di una serie di iniziative volte a riscoprire gli artisti del movimento chiarista e in particolare di Francesco De Rocchi. Dopo l’iniziativa di Massimo Minini che ha presentato in occasione di Artissima la sua personale collezione di Umberto Lilloni in una mostra presso l’Hotel Principe di Savoia, sembra essere giunto il giusto momento per riaccendere i riflettori su questa corrente dell’arte della prima metà del XX secolo.
Agli inizi degli anni Trenta, a Milano, un piccolo nucleo di artisti si dedica a una pittura chiara, impostata soprattutto sulla luce. I più vecchi di loro hanno poco più di trent'anni, e si raccolgono intorno al critico Edoardo Persico, giovane filosofo appena rientrato dopo l'esperienza a Parigi, poi divenuto figura di spicco del rinnovamento italiano delle arti. Gli artisti con i quali Persico, nonostante la sua precoce scomparsa, condivide una visione diversa rispetto all'ufficialità del Novecento sono Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Cristoforo De Amicis, Umberto Lilloni, Adriano Spilimbergo, Come scrive Elena Pontiggia, nelle loro opere “un nuovo rapporto tra arte e sentimento, fra arte e vita, subentra nell'arte classicheggiante dominante all'epoca. Un senso inquieto della brevità del tempo sostituisce la ricerca di una dimensione di eternità; il linguaggio soggettivo dell'emozione, della fantasia, del colore, succede al disegno oggettivo. Anche la rappresentazione dell'uomo si modifica: le figure compatte, potenti del Novecento Italiano, cedono lo spazio a una famiglia di figurette maldestre, disorientate, animate da un sentimento di piccolezza. Nasce così una pittura che comunica un senso di fragilità e di vulnerabilità di tutto ciò che esiste. Stupore commosso, contentezza ansiosa e intimidita, inadeguatezza di fronte allo spettacolo del reale sono i sentimenti che esprime. La luce di cui è intrisa non è una luce solare, ma una luce pallida, più da limbo che da paradiso terrestre.” Definita inizialmente "romanticismo impressionista", questa pittura verrà chiamata da Leonardo Borgese nel 1935 e poi da Guido Piovene Chiarismo.
A quasi cento anni di distanza da queste intuizioni, pare attuale la condizione di una umanità spaventata dagli accadimenti più recenti, così come sorprendentemente moderne risultano le composizioni audaci, la libertà del segno, le dominanti chiare e talvolta acide della tavolozza di questi autori lontani per data di nascita, ma non per spirito e visione. Ne è prova la vicinanza nello stand delle opere di Vicente Grondona uno dei più interessanti artisti argentini della sua generazione (Buenos Aires 1977). Il suo tratto pittorico vibrante, il chiarore latteo che emerge dal fondo dei suoi dipinti e la presenza di figure evanescenti immerse nella natura, insieme allo sguardo colto sull'arte del XX secolo, lo pongono in una interessante affinità con il lavoro della storicizzata corrente chiarista
Agli inizi degli anni Trenta, a Milano, un piccolo nucleo di artisti si dedica a una pittura chiara, impostata soprattutto sulla luce. I più vecchi di loro hanno poco più di trent'anni, e si raccolgono intorno al critico Edoardo Persico, giovane filosofo appena rientrato dopo l'esperienza a Parigi, poi divenuto figura di spicco del rinnovamento italiano delle arti. Gli artisti con i quali Persico, nonostante la sua precoce scomparsa, condivide una visione diversa rispetto all'ufficialità del Novecento sono Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Cristoforo De Amicis, Umberto Lilloni, Adriano Spilimbergo, Come scrive Elena Pontiggia, nelle loro opere “un nuovo rapporto tra arte e sentimento, fra arte e vita, subentra nell'arte classicheggiante dominante all'epoca. Un senso inquieto della brevità del tempo sostituisce la ricerca di una dimensione di eternità; il linguaggio soggettivo dell'emozione, della fantasia, del colore, succede al disegno oggettivo. Anche la rappresentazione dell'uomo si modifica: le figure compatte, potenti del Novecento Italiano, cedono lo spazio a una famiglia di figurette maldestre, disorientate, animate da un sentimento di piccolezza. Nasce così una pittura che comunica un senso di fragilità e di vulnerabilità di tutto ciò che esiste. Stupore commosso, contentezza ansiosa e intimidita, inadeguatezza di fronte allo spettacolo del reale sono i sentimenti che esprime. La luce di cui è intrisa non è una luce solare, ma una luce pallida, più da limbo che da paradiso terrestre.” Definita inizialmente "romanticismo impressionista", questa pittura verrà chiamata da Leonardo Borgese nel 1935 e poi da Guido Piovene Chiarismo.
A quasi cento anni di distanza da queste intuizioni, pare attuale la condizione di una umanità spaventata dagli accadimenti più recenti, così come sorprendentemente moderne risultano le composizioni audaci, la libertà del segno, le dominanti chiare e talvolta acide della tavolozza di questi autori lontani per data di nascita, ma non per spirito e visione. Ne è prova la vicinanza nello stand delle opere di Vicente Grondona uno dei più interessanti artisti argentini della sua generazione (Buenos Aires 1977). Il suo tratto pittorico vibrante, il chiarore latteo che emerge dal fondo dei suoi dipinti e la presenza di figure evanescenti immerse nella natura, insieme allo sguardo colto sull'arte del XX secolo, lo pongono in una interessante affinità con il lavoro della storicizzata corrente chiarista
01
febbraio 2024
Il Chiostro ad Artefiera 2024
Dal primo al 04 febbraio 2024
arte contemporanea
arte moderna
arte moderna
Location
BOLOGNAFIERE
Bologna, Viale Della Fiera, 20, (Bologna)
Bologna, Viale Della Fiera, 20, (Bologna)
Biglietti
si
Orario di apertura
dalle 11 alle 20
Vernissage
1 Febbraio 2024, ore 18, su invito
Sito web
Autore
Curatore