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Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno / Paperland
Letizia Scarpello dà vita a un dialogo tra opere e spazio, portando lo spettatore a rivivere, ripensare e rivalutare lo stato di crisi. La collettiva “Paperland” vede la carta protagonista, non solo come supporto, ma come elemento fondamentale del lavoro.
Comunicato stampa
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Mercoledì 7 febbraio alle ore 18, in via Galliari 15/C, A PICK GALLERY inaugura due mostre: la personale di Letizia Scarpello Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno, a cura di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi e Federico Palumbo) e la collettiva Paperland con opere di James Scott Brooks, Riccardo Dapino, Andrea Fiorino, Andrea Guerzoni e Karla Nixon.
La mostra di Letizia Scarpello (Pescara, 1989) Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno svela subito il suo interesse per la scrittura oltre che per l'arte figurativa che accompagna la sua ricerca artistica e che ne esalta la forza evocativa. Ogni singolo elemento, che sia parola o immagine, è studiato e ricercato puntando all’essenziale. I suoi lavori sono tanto potenti quanto privi di orpelli, innescano molteplici dialoghi sensoriali e concettuali tra lo spazio e il visitatore anche grazie ad interventi site-specific.
Le discipline teatrali e performative, care all'artista, ampliano il rapporto tra finzione e realtà su cui lavora e ciò porta Scarpello a utilizzare spesso materiali deperibili e di scarto, realizzando opere appositamente per il luogo deputato. In questa mostra personale dà vita ad una sorta di annebbiamento che ingloba le opere d'arte e che porta lo spettatore a rivivere, ripensare e rivalutare lo stato di crisi. Installazioni leggere e morbide, materiali come la gommapiuma e sottili pellicole si alternano a elementi opposti, come vetro e metallo. Al centro della mostra c’è il processo di scambio con le opere, che possono essere viste come un ostacolo da superare o come elementi di passaggio, che inducono ad attraversare una soglia andando oltre. La perturbazione nella vita di un individuo o di una collettività è un momento fondamentale, da esplorare pienamente e che può portare ad un arricchimento. L'artista dopo aver meditato a lungo sull'argomento, da sola e con Francesca e Federico di Osservatorio Futura, propone spunti di riflessione aperti, sensibili e non scontati.
Nella concezione galileiana esistevano due visioni del mondo: il “mondo di carta”, cioè la conoscenza basata esclusivamente sulla lettura dei libri, e il “mondo sensibile”, dato dalla conoscenza fondata sull’osservazione e sugli esperimenti.
Nella collettiva Paperland la carta modifica questo concetto, creando un mix tra cultura e realtà, tra percezione ed esperienza concreta. Gli artisti in mostra seguono le orme di grandi artisti del passato e mantengono un atteggiamento reverenziale verso la carta e allo stesso tempo sperimentano nuove soluzioni che hanno come protagonista questo materiale; la carta da un lato è il supporto, dall’altro entra a far parte del lavoro, come elemento necessario all’esistenza dell’opera stessa.
In Paperland è tutto di carta e su carta e i cinque artisti mostrano le loro ricerche che diventano un tutt'uno con il supporto, in un dialogo strettissimo fra contenuto e contenitore, fra significante e significato.
Il lavoro di James Scott Brooks (Exeter, UK, 1974) prende forma attraverso la carta, materiale ottimale ad accogliere con precisione la complessità del suo linguaggio che unisce forma, colore e rapporti matematici. Con la serie Japanese Castle Town, attraverso l’utilizzo di un codice da lui inventato, le forme geometriche rappresentano parole e luoghi, in questo caso castelli giapponesi. Sempre a tema viaggio e città, con la serie Geometry of travel, le forme geometriche rappresentano la trasposizione in forme di cartoline, ognuna delle quali ingloba storie di città.
Nella ricerca di Riccardo Dapino (Torino, 1982) la carta è un supporto che si fonde con il segno creato dalla grafite. In un perfetto bilanciamento tra chiaro e scuro, bianco e nero, sulla carta si svelano forme di elementi naturali che, sepolti per lungo tempo, tornano alla luce per rivelarsi e raccontarsi. I dettagli della natura, ingranditi e ascoltati, si aprono a nuovi mondi grazie ai disegni di Dapino che più si avvicinano alla realtà e più la trasformano.
E ancora di elementi naturali è costellato il lavoro di Andrea Guerzoni (Torino, 1969). Dal bianco della carta emergono forme che evocano licheni, minerali, muschi o cortecce di alberi, che descrivono nella loro conformazione l’esatto perimetro di alcune isole. Viste dall’alto le terre emerse non sono altro che forme che si stagliano su un medesimo sfondo compatto. Forme e colori ricordano gli elementi naturali, diversi ma simili. Il metodo di lavoro di Guerzoni si avvicina a quello comparativo del botanico, che esamina e classifica ritrovamenti, analizzando il dettaglio per poi reinventarne forma e senso nella realtà.
Le opere di Andrea Fiorino (Augusta, 1990) fanno parte della recente serie ECO che nasce da una idea di ripetizione, come accade nell’effetto sonoro, ma che qui viene traslato sui fogli, che si ripetono, pagina dopo pagina, come se stessimo leggendo un racconto. Una reiterazione di immagini, di presenze umane che spesso identificano l’artista stesso, un riverbero di sensazioni. Il lavoro di Fiorino è una molteplicità di narrazioni per immagini, attraverso le quali egli condivide le proprie esperienze con l’osservatore. La carta diventa il supporto ideale per accogliere la rapidità con cui scorrono eventi e sensazioni vissute.
Anche Karla Nixon (Durban, Sud Africa, 1991) racconta il mondo che la circonda e attraverso l’utilizzo della carta – tagliata a mano, dipinta e incollata – evoca paesaggi naturali. Nella sua ricerca la carta non è meramente un supporto, ma entra a far parte dell’opera stessa, creando trame e intrecci, permettendole di uscire dalla bidimensionalità e realizzare spazi in cui potersi addentrare. La carta è al centro della sua pratica per la sua fragilità, il suo uso quotidiano, la sua riciclabilità e per il suo essere uno dei beni più deperibili del nostro tempo.
Le mostre saranno visibili fino al 23 marzo 2024.
La mostra di Letizia Scarpello (Pescara, 1989) Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno svela subito il suo interesse per la scrittura oltre che per l'arte figurativa che accompagna la sua ricerca artistica e che ne esalta la forza evocativa. Ogni singolo elemento, che sia parola o immagine, è studiato e ricercato puntando all’essenziale. I suoi lavori sono tanto potenti quanto privi di orpelli, innescano molteplici dialoghi sensoriali e concettuali tra lo spazio e il visitatore anche grazie ad interventi site-specific.
Le discipline teatrali e performative, care all'artista, ampliano il rapporto tra finzione e realtà su cui lavora e ciò porta Scarpello a utilizzare spesso materiali deperibili e di scarto, realizzando opere appositamente per il luogo deputato. In questa mostra personale dà vita ad una sorta di annebbiamento che ingloba le opere d'arte e che porta lo spettatore a rivivere, ripensare e rivalutare lo stato di crisi. Installazioni leggere e morbide, materiali come la gommapiuma e sottili pellicole si alternano a elementi opposti, come vetro e metallo. Al centro della mostra c’è il processo di scambio con le opere, che possono essere viste come un ostacolo da superare o come elementi di passaggio, che inducono ad attraversare una soglia andando oltre. La perturbazione nella vita di un individuo o di una collettività è un momento fondamentale, da esplorare pienamente e che può portare ad un arricchimento. L'artista dopo aver meditato a lungo sull'argomento, da sola e con Francesca e Federico di Osservatorio Futura, propone spunti di riflessione aperti, sensibili e non scontati.
Nella concezione galileiana esistevano due visioni del mondo: il “mondo di carta”, cioè la conoscenza basata esclusivamente sulla lettura dei libri, e il “mondo sensibile”, dato dalla conoscenza fondata sull’osservazione e sugli esperimenti.
Nella collettiva Paperland la carta modifica questo concetto, creando un mix tra cultura e realtà, tra percezione ed esperienza concreta. Gli artisti in mostra seguono le orme di grandi artisti del passato e mantengono un atteggiamento reverenziale verso la carta e allo stesso tempo sperimentano nuove soluzioni che hanno come protagonista questo materiale; la carta da un lato è il supporto, dall’altro entra a far parte del lavoro, come elemento necessario all’esistenza dell’opera stessa.
In Paperland è tutto di carta e su carta e i cinque artisti mostrano le loro ricerche che diventano un tutt'uno con il supporto, in un dialogo strettissimo fra contenuto e contenitore, fra significante e significato.
Il lavoro di James Scott Brooks (Exeter, UK, 1974) prende forma attraverso la carta, materiale ottimale ad accogliere con precisione la complessità del suo linguaggio che unisce forma, colore e rapporti matematici. Con la serie Japanese Castle Town, attraverso l’utilizzo di un codice da lui inventato, le forme geometriche rappresentano parole e luoghi, in questo caso castelli giapponesi. Sempre a tema viaggio e città, con la serie Geometry of travel, le forme geometriche rappresentano la trasposizione in forme di cartoline, ognuna delle quali ingloba storie di città.
Nella ricerca di Riccardo Dapino (Torino, 1982) la carta è un supporto che si fonde con il segno creato dalla grafite. In un perfetto bilanciamento tra chiaro e scuro, bianco e nero, sulla carta si svelano forme di elementi naturali che, sepolti per lungo tempo, tornano alla luce per rivelarsi e raccontarsi. I dettagli della natura, ingranditi e ascoltati, si aprono a nuovi mondi grazie ai disegni di Dapino che più si avvicinano alla realtà e più la trasformano.
E ancora di elementi naturali è costellato il lavoro di Andrea Guerzoni (Torino, 1969). Dal bianco della carta emergono forme che evocano licheni, minerali, muschi o cortecce di alberi, che descrivono nella loro conformazione l’esatto perimetro di alcune isole. Viste dall’alto le terre emerse non sono altro che forme che si stagliano su un medesimo sfondo compatto. Forme e colori ricordano gli elementi naturali, diversi ma simili. Il metodo di lavoro di Guerzoni si avvicina a quello comparativo del botanico, che esamina e classifica ritrovamenti, analizzando il dettaglio per poi reinventarne forma e senso nella realtà.
Le opere di Andrea Fiorino (Augusta, 1990) fanno parte della recente serie ECO che nasce da una idea di ripetizione, come accade nell’effetto sonoro, ma che qui viene traslato sui fogli, che si ripetono, pagina dopo pagina, come se stessimo leggendo un racconto. Una reiterazione di immagini, di presenze umane che spesso identificano l’artista stesso, un riverbero di sensazioni. Il lavoro di Fiorino è una molteplicità di narrazioni per immagini, attraverso le quali egli condivide le proprie esperienze con l’osservatore. La carta diventa il supporto ideale per accogliere la rapidità con cui scorrono eventi e sensazioni vissute.
Anche Karla Nixon (Durban, Sud Africa, 1991) racconta il mondo che la circonda e attraverso l’utilizzo della carta – tagliata a mano, dipinta e incollata – evoca paesaggi naturali. Nella sua ricerca la carta non è meramente un supporto, ma entra a far parte dell’opera stessa, creando trame e intrecci, permettendole di uscire dalla bidimensionalità e realizzare spazi in cui potersi addentrare. La carta è al centro della sua pratica per la sua fragilità, il suo uso quotidiano, la sua riciclabilità e per il suo essere uno dei beni più deperibili del nostro tempo.
Le mostre saranno visibili fino al 23 marzo 2024.
07
febbraio 2024
Nell’occhio di vetro, nell’odio di seppia, il sole d’inverno / Paperland
Dal 07 febbraio al 23 marzo 2024
arte contemporanea
Location
A PICK GALLERY
Torino, via Bernardino Galliari, 15/C, (Torino)
Torino, via Bernardino Galliari, 15/C, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15.30-20
Vernissage
30 Novembre -0001, mercoledì 7 febbraio ore 18
Sito web
Autore
Curatore