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Grazia Badari – Un Po di me
Sin dal titolo – Un Po di me – appare evidente la profonda e irrinunciabile relazione di Badari con il “grande fiume”.
Comunicato stampa
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La Galleria Arianna Sartori di Mantova, nella sala di via Cappello 17, il prossimo Sabato 2 marzo alle ore 17.00, inaugura la mostra personale dell’Artista Grazia Badari intitolata “Un Po di me”.
In questa personale, curata da Arianna Sartori, Grazia Badari presenta una quindicina di dipinti recenti molti dei quali inediti.
L’esposizione presentata da Mauro Carrera resterà aperta al pubblico fino al 14 marzo 2024, con orario: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30, Domenica chiuso.
Per informazioni: tel. 0376.324260, info@ariannasartori.eu
Un Po di me. Opere di Grazia Badari
Il fiume scende, come la sera e non so stare senza di te (…)
Non so se il tempo mi darà un attimo di più, per te intanto vivo, vivo così.
Garbo, Il fiume
Noto ai greci come Eridanós (Ἠριδανός), ai galli come Bodinkòs e ai romani come Padus, il Po è il fiume più importante del belpaese.
Fetonte, figlio d’Apollo, ottenne dal padre il permesso di guidare il carro solare per un giorno. Inesperto perse il controllo ed il carro si avvicinò troppo alla Terra causando disastri. Zeus, infuriato per la distruzione, colpì il carro con un fulmine e precipitò il giovane Fetonte nelle acque del fiume Eridano. Le sorelle Eliadi lo piansero: le loro lacrime divennero ambra e loro, per la disperazione, si trasformarono nei pioppi che contornano ancora adesso il grande fiume.
Nella seconda metà del Novecento scrittori come Gianni Celati, fotografi come Luigi Ghirri, pittori come Carlo Mattioli hanno restituito l’aura mitica a questo protagonista assoluto del nostro paesaggio naturale, antropico e interiore. Sono proprio gli artisti dell’area mediopadana – Libero Tosi e Giovanni Miglioli, per citarne un paio – a rendere la testimonianza più intensa di questo corso d’acqua che scava da sempre l’alveo di innumerevoli esistenze. Su questa scia si colloca l’attività pittorica di Grazia Badari.
Con l’intento di rendere ragione di questo percorso artistico ed esistenziale, sabato 2 marzo la Galleria Sartori di Mantova presenta nei suoi ambienti l’esposizione Un Po di me, che raccoglie alcuni dei lavori più recenti della pittrice luzzarese. Sin dal titolo – Un Po di me – appare evidente la profonda e irrinunciabile relazione di Badari con il “grande fiume”, da sempre fonte d’ispirazione privilegiata per generazioni di artisti padani, noti e meno noti. Per i pittori nati e vissuti lungo le sue sponde, il Po incarna una presenza ad un tempo familiare e magica, vitale e ancestrale. Badari non fa eccezione a questa consuetudine anzi, in tutta la sua produzione e soprattutto nell’ultima, dimostra un intimo rapporto di compenetrazione con lo scenario fluviale, quasi esso le appartenesse (o viceversa).
Negli ultimi quindici anni ho avuto modo di conoscere l’impegno artistico di Grazia Badari: l’ho invitata più volte alla rassegna Arte in Arti e Mestieri di Suzzara; ho curato altre due sue personali nel mantovano, alla Sala Dino Villani di Suzzara (2022) e al Torrazzo di Commessaggio (2023). Ho sempre trovato nella sua pittura un’eco letteraria, come in una prosa lirica scevra di fronzoli, che dal paesaggio approda all’informale attraverso un processo di semplificazione, di astrazione, dissolvendo i contorni figurativi in sensazioni personali.
Nei lavori presentati in questa prestigiosa cornice mantovana, il disegno preparatorio si è ormai dissolto, lasciando il posto all’emozione nella sua purezza più autentica. La figura, simulacro confortevole della realtà, ha lasciato il posto ad una pennellata informale, memore subcosciente del migliore astrattismo europeo da Jean Fautrier a Wols a Nicolas De Staël. Se alcune opere – Alberi uccelli nuvole stelle, Bosco materico, Cielo e terra, ll fiume, Panorami rossastri e Riflessi sul grande fiume – sembrano mantenere ancora i contorni di un discorso paesaggistico seppure ormai irreale, in altre tele – Cieli azzuri, Gialli e rosa (Primavera), Rosa (Estate), Giallo (Autunno), Azzurri (Inverno), Ultima ansa, Bosco azzurro, Riflessi giovanili, Crepe, Voglia di giallo, Il mio argine e Deserto – il legame con la rappresentazione è ormai arbitrario, cionondimeno fortemente intenzionale.
Questi dipinti scaturiscono indifferentemente da scenari naturali come da sensazioni e riflessioni interiori dell’artista, generando una realtà ulteriore che parla direttamente a chi guarda, distogliendone l’attenzione da espliciti riferimenti naturalistici. Ogni occasione è buona per riprendere questa conversazione elettiva con il pubblico, fiabesca eppure sincera. Esperienze, accadimenti, sentimenti sono l’innesco per una riflessione originale e partecipata, sintomo di una profonda esigenza comunicativa di Badari, che trova espressione nel gesto, nel segno e nel colore, nella sua essenza più intima e autentica.
Lo studio pluridecennale, l’esperienza tecnica e la costante ricerca espressiva, le permettono di esprimere sulla tela quanto appreso guardando alle esperienze artistiche moderne e contemporanee. Impiega sulle sue tele la tempera e l’olio, ricorre alla cenere organica mescolata ad agglomeranti vinilici e vernici, rendendo ogni sua opera un esemplare perfetto del processo creativo.
Guardando alle opere raccolte in Un Po di me, entriamo in contatto con l’anima di Badari e con una dimensione “padana” della vita, tra le brume invernali e l’afa estiva, che avvolge persone e cose raccolte lungo gli argini. Il fiume, un tempo epicentro imprescindibile della “civiltà” (non solo di quella contadina), oggi rischia di essere escluso dalla nostra esperienza diretta, quasi un fossile di un’altra era. Le alte anse eridanie sono snodi esistenziali di vicende e persone, in uno scenario tra sabbia e vegetazione, tra meandri vivi o estinti, giunti a noi da lontano e destinati ai posteri, attraverso la fortunata mediazione di artisti sinceri, come Grazia Badari.
Mauro Carrera
Parma, giovedì grasso 2024
Grazia Badari
Nata a Luzzara (R.E.), vive e lavora a Sailetto di Motteggiana (MN). Da sempre ha coltivato le sue grandi passioni: il Disegno e la Pittura. Dal 2000 vi si dedica a tempo pieno, cogliendo successi di pubblico e segnalazioni ai vari concorsi a cui ha partecipato.
Dopo aver approfondito la tecnica pittorica si è avviata all’arte astratta, affinando le sue capacità presso l’Accademia Cignaroli a Verona e presso l’atelier “Settembre 89”.
Ha completato il suo percorso seguendo corsi guidati per l’arte scultorea e l’incisione con il maestro Carlo Bertolini di Mantova.
Vive l’arte in tutte le sue manifestazioni, così che il suo estro creativo possa incanalarsi nell’espressione che al momento giudica più congeniale al soggetto. Segue un suo percorso emozionale, tra l’astratto, polimaterico supportato da colori ad olio, e l’astratto/informale, puramente pittorico. La sua passione per l’arte la porta ad un’incessante ricerca di nuove tecniche pittoriche, trasferendo sulla tela la materia: gesso, sabbia, cenere ed altri elementi naturali diventano protagonisti.
In questa personale, curata da Arianna Sartori, Grazia Badari presenta una quindicina di dipinti recenti molti dei quali inediti.
L’esposizione presentata da Mauro Carrera resterà aperta al pubblico fino al 14 marzo 2024, con orario: dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30, Domenica chiuso.
Per informazioni: tel. 0376.324260, info@ariannasartori.eu
Un Po di me. Opere di Grazia Badari
Il fiume scende, come la sera e non so stare senza di te (…)
Non so se il tempo mi darà un attimo di più, per te intanto vivo, vivo così.
Garbo, Il fiume
Noto ai greci come Eridanós (Ἠριδανός), ai galli come Bodinkòs e ai romani come Padus, il Po è il fiume più importante del belpaese.
Fetonte, figlio d’Apollo, ottenne dal padre il permesso di guidare il carro solare per un giorno. Inesperto perse il controllo ed il carro si avvicinò troppo alla Terra causando disastri. Zeus, infuriato per la distruzione, colpì il carro con un fulmine e precipitò il giovane Fetonte nelle acque del fiume Eridano. Le sorelle Eliadi lo piansero: le loro lacrime divennero ambra e loro, per la disperazione, si trasformarono nei pioppi che contornano ancora adesso il grande fiume.
Nella seconda metà del Novecento scrittori come Gianni Celati, fotografi come Luigi Ghirri, pittori come Carlo Mattioli hanno restituito l’aura mitica a questo protagonista assoluto del nostro paesaggio naturale, antropico e interiore. Sono proprio gli artisti dell’area mediopadana – Libero Tosi e Giovanni Miglioli, per citarne un paio – a rendere la testimonianza più intensa di questo corso d’acqua che scava da sempre l’alveo di innumerevoli esistenze. Su questa scia si colloca l’attività pittorica di Grazia Badari.
Con l’intento di rendere ragione di questo percorso artistico ed esistenziale, sabato 2 marzo la Galleria Sartori di Mantova presenta nei suoi ambienti l’esposizione Un Po di me, che raccoglie alcuni dei lavori più recenti della pittrice luzzarese. Sin dal titolo – Un Po di me – appare evidente la profonda e irrinunciabile relazione di Badari con il “grande fiume”, da sempre fonte d’ispirazione privilegiata per generazioni di artisti padani, noti e meno noti. Per i pittori nati e vissuti lungo le sue sponde, il Po incarna una presenza ad un tempo familiare e magica, vitale e ancestrale. Badari non fa eccezione a questa consuetudine anzi, in tutta la sua produzione e soprattutto nell’ultima, dimostra un intimo rapporto di compenetrazione con lo scenario fluviale, quasi esso le appartenesse (o viceversa).
Negli ultimi quindici anni ho avuto modo di conoscere l’impegno artistico di Grazia Badari: l’ho invitata più volte alla rassegna Arte in Arti e Mestieri di Suzzara; ho curato altre due sue personali nel mantovano, alla Sala Dino Villani di Suzzara (2022) e al Torrazzo di Commessaggio (2023). Ho sempre trovato nella sua pittura un’eco letteraria, come in una prosa lirica scevra di fronzoli, che dal paesaggio approda all’informale attraverso un processo di semplificazione, di astrazione, dissolvendo i contorni figurativi in sensazioni personali.
Nei lavori presentati in questa prestigiosa cornice mantovana, il disegno preparatorio si è ormai dissolto, lasciando il posto all’emozione nella sua purezza più autentica. La figura, simulacro confortevole della realtà, ha lasciato il posto ad una pennellata informale, memore subcosciente del migliore astrattismo europeo da Jean Fautrier a Wols a Nicolas De Staël. Se alcune opere – Alberi uccelli nuvole stelle, Bosco materico, Cielo e terra, ll fiume, Panorami rossastri e Riflessi sul grande fiume – sembrano mantenere ancora i contorni di un discorso paesaggistico seppure ormai irreale, in altre tele – Cieli azzuri, Gialli e rosa (Primavera), Rosa (Estate), Giallo (Autunno), Azzurri (Inverno), Ultima ansa, Bosco azzurro, Riflessi giovanili, Crepe, Voglia di giallo, Il mio argine e Deserto – il legame con la rappresentazione è ormai arbitrario, cionondimeno fortemente intenzionale.
Questi dipinti scaturiscono indifferentemente da scenari naturali come da sensazioni e riflessioni interiori dell’artista, generando una realtà ulteriore che parla direttamente a chi guarda, distogliendone l’attenzione da espliciti riferimenti naturalistici. Ogni occasione è buona per riprendere questa conversazione elettiva con il pubblico, fiabesca eppure sincera. Esperienze, accadimenti, sentimenti sono l’innesco per una riflessione originale e partecipata, sintomo di una profonda esigenza comunicativa di Badari, che trova espressione nel gesto, nel segno e nel colore, nella sua essenza più intima e autentica.
Lo studio pluridecennale, l’esperienza tecnica e la costante ricerca espressiva, le permettono di esprimere sulla tela quanto appreso guardando alle esperienze artistiche moderne e contemporanee. Impiega sulle sue tele la tempera e l’olio, ricorre alla cenere organica mescolata ad agglomeranti vinilici e vernici, rendendo ogni sua opera un esemplare perfetto del processo creativo.
Guardando alle opere raccolte in Un Po di me, entriamo in contatto con l’anima di Badari e con una dimensione “padana” della vita, tra le brume invernali e l’afa estiva, che avvolge persone e cose raccolte lungo gli argini. Il fiume, un tempo epicentro imprescindibile della “civiltà” (non solo di quella contadina), oggi rischia di essere escluso dalla nostra esperienza diretta, quasi un fossile di un’altra era. Le alte anse eridanie sono snodi esistenziali di vicende e persone, in uno scenario tra sabbia e vegetazione, tra meandri vivi o estinti, giunti a noi da lontano e destinati ai posteri, attraverso la fortunata mediazione di artisti sinceri, come Grazia Badari.
Mauro Carrera
Parma, giovedì grasso 2024
Grazia Badari
Nata a Luzzara (R.E.), vive e lavora a Sailetto di Motteggiana (MN). Da sempre ha coltivato le sue grandi passioni: il Disegno e la Pittura. Dal 2000 vi si dedica a tempo pieno, cogliendo successi di pubblico e segnalazioni ai vari concorsi a cui ha partecipato.
Dopo aver approfondito la tecnica pittorica si è avviata all’arte astratta, affinando le sue capacità presso l’Accademia Cignaroli a Verona e presso l’atelier “Settembre 89”.
Ha completato il suo percorso seguendo corsi guidati per l’arte scultorea e l’incisione con il maestro Carlo Bertolini di Mantova.
Vive l’arte in tutte le sue manifestazioni, così che il suo estro creativo possa incanalarsi nell’espressione che al momento giudica più congeniale al soggetto. Segue un suo percorso emozionale, tra l’astratto, polimaterico supportato da colori ad olio, e l’astratto/informale, puramente pittorico. La sua passione per l’arte la porta ad un’incessante ricerca di nuove tecniche pittoriche, trasferendo sulla tela la materia: gesso, sabbia, cenere ed altri elementi naturali diventano protagonisti.
02
marzo 2024
Grazia Badari – Un Po di me
Dal 02 al 14 marzo 2024
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARIANNA SARTORI
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Mantova, Via Cappello, 17 , (Mantova)
Orario di apertura
dal Lunedì al Sabato 10.00-12.30 / 15.30-19.30, Domenica chiuso.
Vernissage
2 Marzo 2024, 17.00
Autore
Curatore
Autore testo critico