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Venezia e LeWitt, maestri della materia e del concetto alla Galleria Artiaco, Napoli
Mostre
Entrando nella prima sala della Galleria Alfonso Artiaco sembra quasi di essere immersi in un luogo sacro, da attraversare in rispettoso silenzio per avvicinarsi quanto più possibile ai trittici di Michael Venezia. La scelta espositiva rispecchia la natura minimalista dei blocchi lignei affrescati dall’artista. «Dipingo i blocchi individualmente e senza sapere come si connetteranno tra di loro. Diventano la mia biblioteca», spiega l’artista, nato a Brooklyn nel 1935. Infatti i trittici possono essere composti da blocchi di legno provenienti da anni differenti. Non vi è quindi una successione temporale ma si rimanda direttamente a una scelta estetica e compositiva.
La nascita della serie di opere appartenenti alla Block Painting si può ricondurre al periodo in cui Venezia si trasferisce in Umbria e rimane affascinato da un pezzo di legno di quercia in un deposito di legname, che poi acquista per poterci lavorare. Decide però di non utilizzare la pittura spray, tecnica che aveva adottato nella realizzazione delle opere precedenti, ma ricopre il pannello ligneo con foglia d’oro. Questo sarà il blocco che andrà a costituire uno dei primi trittici prodotti dall’artista.
L’influenza dei lavori di Giotto e Cimabue ad Assisi è evidente, come per stessa ammissione di Venezia, che racconta: «I tre pannelli sono imbattibili, sono come una pala d’altare. Quando sei in Umbria è impossibile evitare le pale d’altare». L’artista tratta i blocchi non come oggetti tridimensionali bensì come delle tavole di legno da vedere frontalmente in quanto vengono dipinte solo su un lato. L’elemento centrale nel lavoro di Venezia, però, a differenza delle figure sacre trecentesche, risiede nel fatto che la pittura viene applicata in maniera casuale, non vi è alcuna intenzione precisa o un gesto prestabilito. Venezia si concentra sulla pittura e non sul risultato, come anche nei lavori a margine con la pittura spray. L’opera finale sarà il frutto della casualità. I fattori determinanti che gli interessano, infatti, sono il colore, la densità del colore stesso, la superficie di lavoro e la sua dimensione, facendo confluire l’Espressionismo astratto nel Minimalismo.
L’imprevedibilità del gesto di Venezia si contrappone invece all’arte concettuale di Sol LeWitt (1928 – 2007), le cui opere sono allestite nelle altre sale della Galleria Artiaco. LeWitt stabilisce tutto nella fase preliminare, definendo il concetto, l’idea e quindi la realizzazione dell’opera, che è il risultato di un atto meccanico, assoggettato a delle regole predefinite. Ispirato dalle sequenze fotografiche di Eadweard Muybridge (1830-1904) di animali o persone in movimento, LeWitt incorpora nelle proprie opere l’elemento seriale a indicare il trascorrere del tempo o una narrazione.
Punto di incontro tra i due artisti è invece la natura minimalista dei lavori e in particolare l’influenza della pittura italiana. LeWitt, dopo un viaggio in Italia, inizia a utilizzare la tecnica gouache (che utilizza colori diluibili in acqua mescolati con biacca), per produrre opere astratte a flusso libero in colori contrastanti, con linee parallele e curvilinee. Le opere realizzate con questa tecnica, in esposizone alla Galleria Alfonso Artiaco, sono inedite, mai esposte prima e sono il frutto del lavoro dell’artista fra il 1992 e il 2005. Nonostante le dimensioni maggiori rispetto alle opere di Venezia, ci si deve avvicinare per rendersi conto della tecnica adottata dall’artista. Da lontano infatti sembra di scorgere una pittura a olio ma, avvicinandosi, si scopre la natura opaca della superficie e la stratificazione di colori e direzioni.
Così come Venezia attribuisce importanza centrale al colore e alla superficie, per Sol LeWitt l’elemento centrale è rappresentato dalle linee, dai volumi e dalle forme che si instaurano, dando vita a combinazioni infinite. Questi disegni hanno rappresentato un significativo allontanamento dal resto della sua pratica, in quanto si tratta di opere realizzate direttamente dall’autore a differenza dei wall drawing o delle structures, che poi, in concreto, vengono realizzati dagli assistenti.
Attraverso le loro differenze, le opere dei due artisti risultano in connessione, mettendo in evidenza le ricerche e gli esiti, come una sintesi perfetta. Le mostre di Michael Venezia e Sol Lewitt saranno in esposizione alla Galleria Alfonso Artiaco di Napoli fino al 24 febbraio 2024.