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Ben Shahn, una vita d’arte non conforme: la mostra al Reina Sofia di Madrid
Arte contemporanea
Il Museo nacional centro de arte reina Sofia di Madrid ha dedicato a Ben Shahn (Kaunas, Lituania, 1898 – New York, 1969) una retrospettiva molto ampia e ricca sulla sua intera produzione, con la mostra De la no conformidad – On Nonconformity, visitabile dal 4 ottobre 2023 al 26 febbraio 2024. Il titolo della mostra è quello di una delle sei conferenze tenute da Shahn all’Università di Harvard nel 1957, nella quale sosteneva come l’anticonformismo fosse una condizione indispensabile non solo per la produzione artistica ma per ogni importante cambiamento sociale. Questa convinzione, che era stata il riferimento della sua formazione, da quando all’età di sei anni con i genitori ebrei era emigrato a New York dalla Lituania, diventò poi la sua regola di comportamento sia politico-civile che espressivo.
L’esperienza umana e artistica di Ben Shahn che emerge dalle opere esposte appare, infatti, sempre fortemente connessa al suo impegno politico e civile ma anche permeata dalla sua origine religiosa e per questo narrarne in questi giorni di serrata e tesa celebrazione della Giornata della memoria può risultare un importante contributo per arricchire di altri elementi la conoscenza di quella tragedia, mettendo a fuoco le vicende di quella parte della comunità ebraica, cui lui apparteneva, che in tempi non sospetti ma ugualmente critici, si era messa in salvo oltreoceano. L’esperienza poco nota di un artista che nell’incessante adesione alle vicende storiche cruciali di entrambi i Dopoguerra ha vissuto l’affermarsi tragico in Europa della marea devastante del razzismo e dell’antisemitismo alla luce della sua diretta esperienza di quel male che affliggeva, certo meno parossisticamente, anche la società americana.
Il suo impegno politico si manifestò, fin dalla grave crisi economica del primo dopoguerra, come reazione al montante e aggressivo avanzare della destra. Il primo lavoro nel quale si cimentò e che viene presentato fu la partecipazione al gruppo di fotografi scelti dal Farm Security Administration, l’organizzazione federale creata per affrontare la crisi agraria del primo dopoguerra, per documentare e divulgare la gravissima situazione delle comunità agricole in tutto il Paese. I fotografi arruolati nel gruppo di lavoro, tra i quali Walker Evans che era stato suo maestro nell’approccio all’uso della fotocamera, Dorothea Lange e Arthur Rotsthein, aderenti al movimento di avanguardia del Realismo sociale statunitense, avevano in comune il forte coinvolgimento nei movimenti di lotta di classe, nei problemi del mondo del lavoro e della classe operaia e dei diseredati. Le immagini fotografiche di Shahn qui esposte si distinguono per il taglio molto personale nelle quali i personaggi ripresi hanno un impatto dirompente.
Nel periodo della Grande depressione, all’inizio degli anni ’30, si dedicò anche a quella vicenda sconvolgente, che fu il processo e l’esecuzione degli immigrati anarchici italiani Sacco e Vanzetti. Le opere presentate, tempere, acquarelli e disegni, con le quali denunciò con profonda partecipazione l’inaudita violenza della discriminazione razziale e classista alla base di quel caso, mostrano una lucidità nell’uso della deformazione quasi caricaturale delle fisionomie che ricorda, pur nella sua totale originalità, i coevi Otto Dix e George Grosz, operanti nell’ambito della Nuova Oggettività tedesca. Nel 1934, in particolare, visse un’esperienza artistica molto formativa con Diego Rivera che lo coinvolse nell’esecuzione dell’affresco al Rockefeller Centre a New York (quello che non appena ultimato fu distrutto dal committente contrariato dal suo esplicito messaggio anticapitalista) fornendogli le basi per sviluppare quella tecnica esecutiva che in seguito utilizzò spesso.
All’inizio degli anni ’40, coinvolto nelle iniziative dell’Office of War Information, Shahn partecipò alla diffusione delle informazioni e alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle sconvolgenti vicende europee denunciando le atrocità naziste. Per parte sua sperimentò una grafica particolarmente incisiva per rappresentare le testimonianze delle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. A queste opere, impregnate del senso di rovina e distruzione, nella mostra vengono affiancati anche alcuni dipinti con una connotazione allegorica.
Tra il ‘44 e il ‘46 partecipò a un altro progetto di iniziativa pubblica, CIO Political Action Committee, per promuovere la causa del lavoro organizzato, disegnando tra l’altro dei manifesti per la mobilitazione al voto dei lavoratori sindacalizzati come per esempio quello For full employment after the war register vote che propone uno spiazzante contrasto fra la precisa neutralità dello slogan “votate” e l’espressione spaesata dei due operai in tuta e caschetto.
Nell’opera di Shahn la vis polemica e anticonformista si risveglia negli anni ‘50 quando con il diffondersi delle inquietudini per la Guerra fredda si insediò al potere l’isteria anticomunista armata delle normative repressive del Maccartismo. Proseguì la sua opera affrontando il tema globale delle terribili conseguenze della corsa agli armamenti nucleari. Sul piano della realtà americana si impegnò, fino alla morte nel 1969, anche per sostenere gli obiettivi e le strategie di disobbedienza non violenta dei movimenti per i diritti civili e contro la guerra del Vietnam.
La forte attenzione alla politica nella scelta dei temi di lotta da raccontare con ogni strumento di rappresentazione non lo distrasse dalla sua religiosità e quindi dai temi dell’ebraismo, della spiritualità e della storia sacra, affrontati con la stessa carica innovativa, avvicinandolo all’analoga esperienza vissuta in Europa da Marc Chagall.
Nella varietà e vastità della sua vicenda in costante evoluzione perseguì tenacemente il suo stile e la sua visione della rappresentazione manifestando una convinta critica e opposizione a quella predominanza nel mondo dell’arte nordamericano dell’espressionismo astratto e dell’arte non oggettiva che lo relegò in una minoranza per lungo tempo troppo sottovalutata.