-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Il Museo Novecento di Firenze ospita una mostra sul pittore tedesco André Butzer
Mostre
Liebe, Glaube und Hoffnung, che letteralmente significa Amore, fede e speranza, è il titolo della nuova mostra di André Butzer al Museo Novecento di Firenze. Inaugurata l’1 marzo, l’esposizione è corredata da una seconda mostra sul suo lavoro intitolata und der Tod ist auch ein Leben (e anche la morte è una vita), che in corso al Museo Stefano Bardini dal 22 marzo fino al 9 giugno 2024. «Mi considero un colorista. Sarò sempre un colorista. Nient’altro. Il colore rappresenta sempre e solo sé stesso come colore in combinazione con altri colori. Quindi, la mia visione è quella di creare questo infinito colorismo attraverso l’assenza di colori naturalistici già pronti» dichiarava l’artista originario di Stoccarda nel 2011. Per capire la complessità di una dichiarazione d’intenti apparentemente banale è sufficiente imbattersi nella prima sala della mostra fiorentina.
Le imponenti tele di André Butzer disposte lungo le pareti delle sala sono un concentrato di colori vivaci e immagini della cultura pop. Ma l’allestimento del piano terra del Complesso delle Ex Leopoldine è soprattutto ispirato dalla prima lettera di Paolo ai Corinzi (13:13); le quasi venticinque opere riunite a Firenze sono testimonianza della volontà di Butzer di creare originali dualismi tra tematiche ricorrenti della sua ricerca. Vita e morte, speranza e disperazione appaiono e si dissolvono nelle coloratissime tele dell’artista tedesco, il cui irriverente senso dell’umorismo emerge platealmente grazie ai volti infantili dei personaggi che popolano le sue creazioni. Queste figure vengono talvolta sostituite da volti mostruose inserite in contesti più o meno catastrofici su sfondo astratto.
Un’opera inedita, la tela Ohne Titel (Sternenmadonna) è inserita all’interno dello spazio che originariamente era destinato alla pala d’altare nella vecchia cappella del museo. La Madonna delle Stelle di Butzer è ancora una volta intreccio di tradizione popolare, fumetto, cultura popolare e religiosa. Posta in quello che un tempo era uno spazio dedicato al culto e alla preghiera, la tela è talmente fuori dagli schemi per il contesto che la ospita che dà modo all’espressività di Butzer di liberarsi con la massima forza possibile. È un tripudio di colori accessi, una vivacità che ridefinisce uno spazio dapprima dedicato alla solennità.
L’espressionismo rifulgente delle prime sale cede successivamente il passo ad un’astrazione che si fa sempre più evidente. Dai personaggi quasi disneyani a opere in cui i soggetti si fanno sempre meno facilmente identificabili. Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento aveva detto a proposito della complessa e variegata ricerca di André Butzer che «come altri artisti tedeschi degli ultimi decenni – Georg Baselitz, Anselm Kiefer e Günther Förg, ma anche Gerhard Richter, Sigmar Polke e Albert Oehlen – anche Butzer è riuscito a coniugare la grande tradizione romantica ed espressionista con le influenze pop e astratte moderne. Nella sua produzione artistica si evidenziano due aspetti significativi: la forte tensione spirituale, la sua affinità con il mondo romantico, assieme alla sua precoce ammirazione per i disegni animati eseguiti a mano da Walt Disney, così come per le aperture al mondo dell’arte infantile e dei folli di Klee, Dubuffet e perfino Pollock».
Sebbene alcuni di questi paragoni possano apparire a primo impatto quantomeno forzati, è altresì evidente come nell’opera di Butzer si possano riscontrare allusioni alla tradizione romantico-espressionista dei pittori tedeschi – in particolar modo nelle riflessioni sui dualismi di cui prima – ma soprattutto ad un mondo affine a quello dei Comics americani. Personaggi dalle tinte vivaci e dagli occhi grandi che in alcuni casi sfidano la bidimensionalità della pittura attraverso uno sguardo tagliente, che ci mette in contatto con il mondo fantasioso creato da Butzer. Teste di goblin e altri mostri che ci proiettano in immaginari talvolta tenebrosi, nonostante la quasi sempre predilezione per sfondi chiari, accesi, vibranti.