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LA MATERIA DELL’ARTE E DELL’INVENZIONE ALFONSO FRASNEDI. Settant’anni di pittura (1953-2023)
La mostra espone 40 opere rappresentative degli stili che Frasnedi ha esplorato dal 1953 al 2023: dall’informale (con quattro opere, due delle quali hanno partecipato alla Biennale del 1956) al Neo-Dada, alla Pop-art, alla pittura ironica della “natura in confezione” fino all’astrazione del colore
Comunicato stampa
Segnala l'evento
LA MATERIA DELL’ARTE E DELL’INVENZIONE
ALFONSO FRASNEDI
Settant’anni di pittura (1953-2023)
13 aprile-12 maggio 2024
Spazio Venturi
Via dei Servi 19, Modena
Ingresso libero. Info: oniro.arte@gmail.com; tel. 3483361991-3487217021
Con l’intervento di Alfonso Frasnedi (classe 1934), uno dei primi artisti italiani a promuovere l’informale negli anni cinquanta, s’inaugura sabato 13 aprile 2024 alle 18.00, presso lo Spazio Venturi di Modena, l’antologica La materia dell’arte e dell’invenzione. Alfonso Frasnedi. Settant’anni di pittura (1953-2023).
La mostra – organizzata dall’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” (in apertura delle celebrazioni del suo Centenario) e dall’Associazione culturale Oniro, in collaborazione con la casa editrice Spirali e con il patrocinio del Comune di Modena, Assessorato alla Cultura – espone per la prima volta 40 opere su tela provenienti da collezioni private, rappresentative degli stili che man mano l’artista ha esplorato nell’arco di settant’anni, dal 1953 al 2023: dall’informale (con quattro opere, due delle quali hanno partecipato alla Biennale del 1956) al Neo-Dada (con due opere del periodo parigino del 1960-62) alla Pop art (con quattro opere del rientro in Italia 1964-66) alla pittura ironica della “natura in confezione” (tre opere di fine anni sessanta) e poi, via via, numerose opere della produzione successiva, passando per la rielaborazione della pittura fauves, in particolare La finestra aperta a Collioure di Henri Matisse (1905), negli anni settanta, fino all’astrazione del colore che ha prevalso nella pittura di Frasnedi dagli anni novanta a oggi, in cui della finestra è visibile soltanto un lato, che spesso divide in due l’opera come un orizzonte, che non è un orizzonte, in quanto la sua pittura ormai non lascia alcuno spazio alla rappresentazione. “In ciascuna fase della sua ricerca e della sua produzione – come ha notato Sergio Dalla Val all’inaugurazione della mostra di Modena del 2021 – Alfonso Frasnedi non segue le forme tradizionali, non si rifà al formalismo, a un modo istituzionale di considerare la forma, perché egli è interessato prima di tutto alla materia, in particolare alla materia del colore. Non ha mai cercato la raffigurazione o la rappresentazione, ma l’astrazione, qualcosa che non sia percepibile soltanto con gli occhi, ma con l’ascolto. Egli parla di “vibrazioni”, qualcosa che ha a che fare con la sensazione, con ciò che va oltre il visivo, qualcosa che si ode. La produzione di Frasnedi si qualifica come una pittura che ha bisogno del silenzio perché va ascoltata, perché occorre sentire il suono di quelle vibrazioni del colore che ci rendono partecipi e ci fanno entrare nell’opera”. Come scrive l’artista, infatti: “La vibrazione è ciò che fa vivere il colore. È il momento in cui la moneta, ruotando su se stessa, prima di adagiarsi sul piano, oscillando, mostra entrambe le facce simultaneamente” (La materia della felicità. Il contrasto, il dibattito, la tranquillità, Spirali).
Anche Luciano Rivi, all’inaugurazione della mostra di Modena del 2022, ha posto l’accento sull’ascolto e sul contributo che la ricerca intorno al colore da parte di Frasnedi può dare a ciascuno: “C’è una continuità fra l’esperienza della pittura e la nostra esperienza quotidiana, che si produce proprio attraverso la forza del colore. Il filosofo francese François Jullien descrive il suo incontro con il mare, un mare che bisogna leggere con occhi nuovi: mentre gli altri se ne stanno andando, lui arriva alla spiaggia e guarda il mare, che alla fine è un orizzonte. Sono due colori ma, se sappiamo ascoltarli, diventano un insieme di risonanze, di echi e di suggestioni di straordinaria ricchezza. L’inaudito è ciò che normalmente non riusciamo a cogliere, che non percepiamo: guardando le opere di Frasnedi, occorre uno sforzo da parte nostra per abbandonare l’immagine della realtà convenzionale e cogliere cose che fino a quel momento non avevamo visto”.
Nato nel 1934 a Bologna, nel 1959 Alfonso Frasnedi si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove è stato allievo di Virgilio Guidi nel momento in cui a Bologna è presente anche Giorgio Morandi.
Nel corso degli anni cinquanta Frasnedi lavora in piena sintonia con il modello promosso dal critico Francesco Arcangeli, quello che verrà definito l’ultimo naturalismo, neonaturalismo o “informel”. Del clima di ricerca e inquietudine che si respirava in quel contesto, il critico Renato Barilli, in occasione della personale di Frasnedi a Milano nel 1960, sottolinea “l’attenzione portata alla ‘materia’ pittorica come un principio di alterità con cui il pittore deve fare i conti da vicino, uscendo da ogni contemplazione solipsistica, da ogni orgoglioso soggettivismo ovvero uscendo da ogni chiusura nell’uno per muovere verso la relazione, verso il due”.
Nel 1956, a soli ventidue anni, Frasnedi è invitato a esporre le sue opere alla Biennale di Venezia, suscitando grande scalpore perché la Biennale all’epoca era prerogativa esclusiva degli artisti più quotati e con lunga storia espositiva. Solo due anni dopo, nell’edizione successiva, esporrà Mark Rothko.
Nel 1960 Frasnedi vince una borsa di studio del governo francese e si trasferisce per due anni a Parigi, che in quegli anni, non ancora soppiantata dalla più cosmopolita New York, rappresenta a livello mondiale l’indiscusso centro egemone dell’arte contemporanea. Nel corso del suo soggiorno, ha modo di vedere le opere di Robert Rauschenberg, indice di un momento importante della cultura artistica mondiale Neo-Dada e Pop art. A Parigi Frasnedi partecipa a diverse mostre, che rappresentano occasioni d’incontro e di confronto con i principali artisti internazionali dell’epoca, un’esperienza che lo porta a mettere in discussione non solo la propria opera, ma anche le mode artistiche più diffuse e sostenute dalla critica, rispetto alle quali egli pone e porrà sempre una certa distanza. Pur avendo sperimentato nuove tecniche e stili espressivi (dall’informale e dalla pittura della pittura alla Pop art, che potrebbe essere definita quasi un’anti-pittura) è con il rientro in Italia e con le successive occasioni d’incontro artistico e culturale che approda alla pittura intellettuale, la pittura che scrive e non descrive, libera da schemi e rappresentazioni.
All’attività espositiva, Frasnedi affianca sempre anche l’insegnamento: tiene lezioni presso l’Istituto d’Arte di Forlì e al Liceo Artistico di Bologna e dal 1979 al 1996, per diciassette anni, è preside dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena.
Sempre attivo nel dibattito artistico, Frasnedi partecipa apportando il proprio contributo a numerose rassegne collettive, conferenze e convegni internazionali, mentre prestigiose gallerie e istituzioni pubbliche di vari paesi ospitano oltre 80 mostre personali dal 1956 in diverse città fra cui Bologna, Firenze, Mantova, Milano, Venezia, Gerusalemme, Graz, Parigi, New York e Tokyo.
A partire dal 1989 si tengono grandi antologiche delle sue opere a Carpi nel Castello dei Pio, a Nonantola nella Sala delle Colonne (1993), nella Villa San Carlo Borromeo di Milano (1998), nella Rocca Sforzesca di Dozza (2000) e a Palazzo Albertini di Forlì (2002).
Oltre cinquecento opere di Alfonso Frasnedi sono raccolte nella monografia edita da Spirali nel 1991 dal titolo La materia della felicità. Il contrasto, il dibattito, la tranquillità, che comprende anche la raccolta di testi critici e note bibliografiche a cura di Fabiola Giancotti, oltre a testi e note dell’artista, da cui abbiamo tratto il brano seguente per dare un’idea della dimensione poetica e intellettuale della sua pittura: “Le tracce, le allusioni. Un battito d’ali che convulsamente agitate permettono a un uccello di librarsi in volo. Quel battito – non l’immagine dell’uccello – persiste nella rètina e agita la mia pennellata. È uno scarabocchio quel tracciare veloce del pennello? Può sembrarlo, ma è agitato dalla stessa logica che permette il volo, che per divenire tale deve essere ordinato e razionale nei movimenti”.
Nel 2007 le opere di Frasnedi sono state esposte alla grande collettiva Tesori dell’Italia, tenuta presso la Chongqing Planning Exhibition Gallery di Chongqing, in Cina.
Nel 2011 la casa editrice Spirali pubblica il libro La galleria del tempo, un’importante elaborazione dell’artista intorno al proprio lavoro di ricerca dei precedenti dieci anni. In ogni suo intervento, Frasnedi non pretende mai di spiegare il significato delle proprie opere, ma intende semplicemente lasciare una traccia, una suggestione. Riprendendo le sue parole dal libro: “Uno sguardo. Con emozione. Sinteticamente, il mio lavoro è uno spunto, motivo per la riflessione di chi lo guarda. Nell’intervallo fra l’opera e il fruitore è la verità dell’opera. È il ripercorso dell’emozione”.
Nel 2018 presso l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna, dal titolo Alfonso Frasnedi. Tracce di pittura, a cura di Sandro Malossini. Intervistato nel contesto della mostra, Frasnedi commenta: “Il colore è ciò che fa nascere il mio lavoro, il colore depurato da altri aggettivi è il motore che fa nascere l’opera con la sua emozione. Nel tempo si potrebbero riscontrare alcuni dati non riferibili al solo colore che però ne conseguono determinando l’opera. La costante è nella dualità di elementi che dal loro dibattito fanno nascere l’immagine. È un dato razionale in cui il colore assume e modifica la superficie”.
Tra le mostre più recenti, citiamo le personali organizzate a Modena dall’Associazione Oniro La materia della felicità (2021) e La luce dell’ascolto (2022).
Fra i critici che hanno scritto di Alfonso Frasnedi, a partire dal 1955, ricordiamo Luciano Bertacchini, Virgilio Guidi, Catherine Millet, Renato Barilli, Umberto Baldini, Toni Toniato, Franco Solmi, Francesco Bartoli, Carlo Munari, Angelo Dragone, Silvano Ceccarini, Gregorio Scalise, Paolo Fossati, Fabrizio D’Amico e Arturo Carlo Quintavalle di cui riportiamo un brano tratto dall’articolo uscito su “Panorama” (21/2/1993): “I dipinti di Frasnedi hanno una loro struttura forte, evidente, immediata e una trama sottile, dove a volte i riquadri dipinti nella tela evocano veri e propri schemi, temi del passato. Il significato della ricerca di Alfonso Frasnedi in questi ultimi tre lustri sta nella sintesi, attraverso una pittura fresca e nuova, della tradizione statunitense, da Kenneth Noland a Marc Rothko, e della lunga durata dell’informale europeo, da Jean Dubuffet ad Antoni Tàpies”.
Catalogo della mostra sponsorizzato da Assicoop Modena&Ferrara S.p.A. (UnipolSai Assicurazioni)
Per interviste, testi critici e foto, tel. 3483361991
ALFONSO FRASNEDI
Settant’anni di pittura (1953-2023)
13 aprile-12 maggio 2024
Spazio Venturi
Via dei Servi 19, Modena
Ingresso libero. Info: oniro.arte@gmail.com; tel. 3483361991-3487217021
Con l’intervento di Alfonso Frasnedi (classe 1934), uno dei primi artisti italiani a promuovere l’informale negli anni cinquanta, s’inaugura sabato 13 aprile 2024 alle 18.00, presso lo Spazio Venturi di Modena, l’antologica La materia dell’arte e dell’invenzione. Alfonso Frasnedi. Settant’anni di pittura (1953-2023).
La mostra – organizzata dall’Istituto d’Arte “Adolfo Venturi” (in apertura delle celebrazioni del suo Centenario) e dall’Associazione culturale Oniro, in collaborazione con la casa editrice Spirali e con il patrocinio del Comune di Modena, Assessorato alla Cultura – espone per la prima volta 40 opere su tela provenienti da collezioni private, rappresentative degli stili che man mano l’artista ha esplorato nell’arco di settant’anni, dal 1953 al 2023: dall’informale (con quattro opere, due delle quali hanno partecipato alla Biennale del 1956) al Neo-Dada (con due opere del periodo parigino del 1960-62) alla Pop art (con quattro opere del rientro in Italia 1964-66) alla pittura ironica della “natura in confezione” (tre opere di fine anni sessanta) e poi, via via, numerose opere della produzione successiva, passando per la rielaborazione della pittura fauves, in particolare La finestra aperta a Collioure di Henri Matisse (1905), negli anni settanta, fino all’astrazione del colore che ha prevalso nella pittura di Frasnedi dagli anni novanta a oggi, in cui della finestra è visibile soltanto un lato, che spesso divide in due l’opera come un orizzonte, che non è un orizzonte, in quanto la sua pittura ormai non lascia alcuno spazio alla rappresentazione. “In ciascuna fase della sua ricerca e della sua produzione – come ha notato Sergio Dalla Val all’inaugurazione della mostra di Modena del 2021 – Alfonso Frasnedi non segue le forme tradizionali, non si rifà al formalismo, a un modo istituzionale di considerare la forma, perché egli è interessato prima di tutto alla materia, in particolare alla materia del colore. Non ha mai cercato la raffigurazione o la rappresentazione, ma l’astrazione, qualcosa che non sia percepibile soltanto con gli occhi, ma con l’ascolto. Egli parla di “vibrazioni”, qualcosa che ha a che fare con la sensazione, con ciò che va oltre il visivo, qualcosa che si ode. La produzione di Frasnedi si qualifica come una pittura che ha bisogno del silenzio perché va ascoltata, perché occorre sentire il suono di quelle vibrazioni del colore che ci rendono partecipi e ci fanno entrare nell’opera”. Come scrive l’artista, infatti: “La vibrazione è ciò che fa vivere il colore. È il momento in cui la moneta, ruotando su se stessa, prima di adagiarsi sul piano, oscillando, mostra entrambe le facce simultaneamente” (La materia della felicità. Il contrasto, il dibattito, la tranquillità, Spirali).
Anche Luciano Rivi, all’inaugurazione della mostra di Modena del 2022, ha posto l’accento sull’ascolto e sul contributo che la ricerca intorno al colore da parte di Frasnedi può dare a ciascuno: “C’è una continuità fra l’esperienza della pittura e la nostra esperienza quotidiana, che si produce proprio attraverso la forza del colore. Il filosofo francese François Jullien descrive il suo incontro con il mare, un mare che bisogna leggere con occhi nuovi: mentre gli altri se ne stanno andando, lui arriva alla spiaggia e guarda il mare, che alla fine è un orizzonte. Sono due colori ma, se sappiamo ascoltarli, diventano un insieme di risonanze, di echi e di suggestioni di straordinaria ricchezza. L’inaudito è ciò che normalmente non riusciamo a cogliere, che non percepiamo: guardando le opere di Frasnedi, occorre uno sforzo da parte nostra per abbandonare l’immagine della realtà convenzionale e cogliere cose che fino a quel momento non avevamo visto”.
Nato nel 1934 a Bologna, nel 1959 Alfonso Frasnedi si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove è stato allievo di Virgilio Guidi nel momento in cui a Bologna è presente anche Giorgio Morandi.
Nel corso degli anni cinquanta Frasnedi lavora in piena sintonia con il modello promosso dal critico Francesco Arcangeli, quello che verrà definito l’ultimo naturalismo, neonaturalismo o “informel”. Del clima di ricerca e inquietudine che si respirava in quel contesto, il critico Renato Barilli, in occasione della personale di Frasnedi a Milano nel 1960, sottolinea “l’attenzione portata alla ‘materia’ pittorica come un principio di alterità con cui il pittore deve fare i conti da vicino, uscendo da ogni contemplazione solipsistica, da ogni orgoglioso soggettivismo ovvero uscendo da ogni chiusura nell’uno per muovere verso la relazione, verso il due”.
Nel 1956, a soli ventidue anni, Frasnedi è invitato a esporre le sue opere alla Biennale di Venezia, suscitando grande scalpore perché la Biennale all’epoca era prerogativa esclusiva degli artisti più quotati e con lunga storia espositiva. Solo due anni dopo, nell’edizione successiva, esporrà Mark Rothko.
Nel 1960 Frasnedi vince una borsa di studio del governo francese e si trasferisce per due anni a Parigi, che in quegli anni, non ancora soppiantata dalla più cosmopolita New York, rappresenta a livello mondiale l’indiscusso centro egemone dell’arte contemporanea. Nel corso del suo soggiorno, ha modo di vedere le opere di Robert Rauschenberg, indice di un momento importante della cultura artistica mondiale Neo-Dada e Pop art. A Parigi Frasnedi partecipa a diverse mostre, che rappresentano occasioni d’incontro e di confronto con i principali artisti internazionali dell’epoca, un’esperienza che lo porta a mettere in discussione non solo la propria opera, ma anche le mode artistiche più diffuse e sostenute dalla critica, rispetto alle quali egli pone e porrà sempre una certa distanza. Pur avendo sperimentato nuove tecniche e stili espressivi (dall’informale e dalla pittura della pittura alla Pop art, che potrebbe essere definita quasi un’anti-pittura) è con il rientro in Italia e con le successive occasioni d’incontro artistico e culturale che approda alla pittura intellettuale, la pittura che scrive e non descrive, libera da schemi e rappresentazioni.
All’attività espositiva, Frasnedi affianca sempre anche l’insegnamento: tiene lezioni presso l’Istituto d’Arte di Forlì e al Liceo Artistico di Bologna e dal 1979 al 1996, per diciassette anni, è preside dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena.
Sempre attivo nel dibattito artistico, Frasnedi partecipa apportando il proprio contributo a numerose rassegne collettive, conferenze e convegni internazionali, mentre prestigiose gallerie e istituzioni pubbliche di vari paesi ospitano oltre 80 mostre personali dal 1956 in diverse città fra cui Bologna, Firenze, Mantova, Milano, Venezia, Gerusalemme, Graz, Parigi, New York e Tokyo.
A partire dal 1989 si tengono grandi antologiche delle sue opere a Carpi nel Castello dei Pio, a Nonantola nella Sala delle Colonne (1993), nella Villa San Carlo Borromeo di Milano (1998), nella Rocca Sforzesca di Dozza (2000) e a Palazzo Albertini di Forlì (2002).
Oltre cinquecento opere di Alfonso Frasnedi sono raccolte nella monografia edita da Spirali nel 1991 dal titolo La materia della felicità. Il contrasto, il dibattito, la tranquillità, che comprende anche la raccolta di testi critici e note bibliografiche a cura di Fabiola Giancotti, oltre a testi e note dell’artista, da cui abbiamo tratto il brano seguente per dare un’idea della dimensione poetica e intellettuale della sua pittura: “Le tracce, le allusioni. Un battito d’ali che convulsamente agitate permettono a un uccello di librarsi in volo. Quel battito – non l’immagine dell’uccello – persiste nella rètina e agita la mia pennellata. È uno scarabocchio quel tracciare veloce del pennello? Può sembrarlo, ma è agitato dalla stessa logica che permette il volo, che per divenire tale deve essere ordinato e razionale nei movimenti”.
Nel 2007 le opere di Frasnedi sono state esposte alla grande collettiva Tesori dell’Italia, tenuta presso la Chongqing Planning Exhibition Gallery di Chongqing, in Cina.
Nel 2011 la casa editrice Spirali pubblica il libro La galleria del tempo, un’importante elaborazione dell’artista intorno al proprio lavoro di ricerca dei precedenti dieci anni. In ogni suo intervento, Frasnedi non pretende mai di spiegare il significato delle proprie opere, ma intende semplicemente lasciare una traccia, una suggestione. Riprendendo le sue parole dal libro: “Uno sguardo. Con emozione. Sinteticamente, il mio lavoro è uno spunto, motivo per la riflessione di chi lo guarda. Nell’intervallo fra l’opera e il fruitore è la verità dell’opera. È il ripercorso dell’emozione”.
Nel 2018 presso l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna, dal titolo Alfonso Frasnedi. Tracce di pittura, a cura di Sandro Malossini. Intervistato nel contesto della mostra, Frasnedi commenta: “Il colore è ciò che fa nascere il mio lavoro, il colore depurato da altri aggettivi è il motore che fa nascere l’opera con la sua emozione. Nel tempo si potrebbero riscontrare alcuni dati non riferibili al solo colore che però ne conseguono determinando l’opera. La costante è nella dualità di elementi che dal loro dibattito fanno nascere l’immagine. È un dato razionale in cui il colore assume e modifica la superficie”.
Tra le mostre più recenti, citiamo le personali organizzate a Modena dall’Associazione Oniro La materia della felicità (2021) e La luce dell’ascolto (2022).
Fra i critici che hanno scritto di Alfonso Frasnedi, a partire dal 1955, ricordiamo Luciano Bertacchini, Virgilio Guidi, Catherine Millet, Renato Barilli, Umberto Baldini, Toni Toniato, Franco Solmi, Francesco Bartoli, Carlo Munari, Angelo Dragone, Silvano Ceccarini, Gregorio Scalise, Paolo Fossati, Fabrizio D’Amico e Arturo Carlo Quintavalle di cui riportiamo un brano tratto dall’articolo uscito su “Panorama” (21/2/1993): “I dipinti di Frasnedi hanno una loro struttura forte, evidente, immediata e una trama sottile, dove a volte i riquadri dipinti nella tela evocano veri e propri schemi, temi del passato. Il significato della ricerca di Alfonso Frasnedi in questi ultimi tre lustri sta nella sintesi, attraverso una pittura fresca e nuova, della tradizione statunitense, da Kenneth Noland a Marc Rothko, e della lunga durata dell’informale europeo, da Jean Dubuffet ad Antoni Tàpies”.
Catalogo della mostra sponsorizzato da Assicoop Modena&Ferrara S.p.A. (UnipolSai Assicurazioni)
Per interviste, testi critici e foto, tel. 3483361991
13
aprile 2024
LA MATERIA DELL’ARTE E DELL’INVENZIONE ALFONSO FRASNEDI. Settant’anni di pittura (1953-2023)
Dal 13 aprile al 20 maggio 2024
arte moderna
Location
ISTITUTO D’ARTE VENTURI
Modena, Via Servi, 21, (Modena)
Modena, Via Servi, 21, (Modena)
Orario di apertura
da lunedì a domenica ore 16.00 - 19.00
Vernissage
13 Aprile 2024, ore 18.00
Sito web
Editore
Il Club di Milano
Ufficio stampa
"La città del secondo rinascimento"
Autore
Autore testo critico
Progetto grafico
Sponsor
Patrocini