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In bilico. Quante volte ci si sente in questo limbo sospeso tra compiuto e incompiuto, tra essere e divenire. Ed è proprio questa sensazione che ha ispirato i lavori di Morehshin Allahyari, Ivana Bašić, Leelee Chan, Nicki Cherry, Sarah Faux, Elizabeth Jaeger, Emiliano Maggi, Lucy McRae, Kemi Onabulé, Catalina Ouyang, Bryson Rand, Marta Roberti e Young-jun Tak. Gli artisti scelti, quasi tutti alla prima collaborazione con Capsule, sono riusciti nell’arduo compito di dare una forma a quell’indefinitezza che è sinonimo della dimensione contemporanea.
Grazie alla sapiente curatela di Manuela Lietti, capace di creare un’armonia tra quadri, installazioni, video, fotografie, disegni e sculture, le opere in mostra danno vita ad un ambiente accogliente e allo stesso tempo vibrante che invita e incuriosisce lo spettatore, attratto dalla tensione che si crea tra i lavori. Hovering può essere letta sotto vari filoni, infatti ogni artista sembra riconoscere questa indefinitezza contemporanea in dimensioni diverse; nel genere, nel corpo e nello spazio.
Nicki Cherry, che ci accoglie in mostra con una delle sue opere, inizia la sua ricerca dal proprio corpo. Nelle opere Grip e Desire Stages vediamo tuttavia un’attenzione particolare al corpo, non è solo un mezzo per avere un’esperienza fisica, ma anche per esprimere reazioni sia consce che inconsce, che emergono attraverso la rete di connessioni sociali. Un invito ad abbracciare la nostra corporeità anziché resistervi, proprio come fanno i corpi “alieni” di Cherry, totalmente abbandonati a desiderio e paura.
Un corpo che talvolta scompare, o appare a pezzi, nell’opera Pneumatic Positions II: Blossoming di Ivana Bašić, una dissoluzione che non è però sinonimo di perdita ma anzi è un modo per cristallizzare un momento di trasformazione.
Una metamorfosi. Questo è un concetto cruciale che ci accompagna in tutta la mostra. La rinegoziazione del rapporto tra materia, oggetto e spazialità e l’indagine su come il valore di certi materiali venga costruito e trasmesso nel tempo sono al centro della pratica di Leelee Chan. Blindfold Receptor (Crawling Jewel -Moss III) unisce elementi naturali e artificiali, antropomorfi e costruiti. Così anche Emiliano Maggi e Marta Roberti lavorano su una sorta di ibridazione tra regni, umano, animale e vegetale, «coinvolgendo lo spettatore in una catena continua di rimandi visivi e concettuali in cui storia, mito, leggenda e saggezza popolare si intrecciano armonicamente, creando lavori onirici e oltre la soglia del reale.»
Ma come possono convivere tutte queste ricerche? In un continuo processo di assestamento. Solo così può avvenire l’esplorazione di identità in bilico, come quelle presentate in Delicate Spells of Mind di Lucy McRae dove l’artista ritrae il corpo come prototipo, come meccanismo di resilienza e guarigione. Uno spazio instabile, un “quadro in movimento”, in cui gli spettatori sono invitati a cercare di capire la natura dell’ego, l’origine e la manifestazione del pensiero, la questione di cosa sia l’immaginazione.
Il risultato è quello di creare un’importante consapevolezza. Come scrive la curatrice «Hovering riflette sulla creazione di una consapevolezza che sia tale non solamente perché rende i confini del noto porosi e instabili, ma perché accetta che ciò che è apparentemente insoluto e irrisolto possa essere una forma di crescita. In tali circostanze, l’atto di procrastinare può essere uno spazio di germinazione interiore e non mera involuzione; il fallimento contiene in sé l’embrione della “soluzione”. L’incertezza è così una geografia intrinsecamente speculativa, uno spazio d’indagine filosofica ma anche una modalità esistenziale e d’azione»