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David Horwitz e i trasformabili Campeggi, due mostre da BiM Milano
Progetti e iniziative
Se pensavate che nel quartiere di Milano Bicocca ci fosse solo l’Hangar, allora dovete sapere che nel cuore di Bicocca, in viale dell’Innovazione 3, c’è un progetto sociale di rigenerazione urbana che aspira a trovare un punto di incontro tra la periferia milanese e la cultura. Aprono al pubblico, in occasione della ventottesima edizione di miart e del salone del mobile, due eventi promossi da BiM – Dove Bicocca incontra Milano, un interessante progetto di riqualificazione urbana che sta trasformando l’edificio progettato da Vittorio Gregotti in un campo creativo e relazionale.
Dal 12 aprile al 30 giugno 2024 è possibile vedere la mostra personale Abbandonare il locale, prima grande mostra in Italia dedicata a David Horvitz, curata da Nicola Ricciardi, direttore artistico di miart. Mentre dal 12 al 21 aprile, in occasione della design week 2024, Salone Calmo. A Showcase of Campeggi Objects, un’esposizione curata da SPECIFIC e C41 che interpreta e mette in dialogo, attraverso l’arte e la fotografia, i pezzi più iconici di Campeggi.
David Horvitz: Abbandonare il locale
Al sesto piano dell’edificio, tra le pareti di un vecchio ufficio, un pavimento appiccicoso e i cumuli di cartongesso, la mostra David Horvitz: Abbandonare il locale diventa un enorme involucro hackerato, un’opera dai caratteri fumosi che racchiude dentro di sé i lavori passati e in divenire. Il tema del tempo e dello spazio, tanto centrale nella pratica dell’artista, diviene guida chiarificativa, Ermes di significato.
Abbandonare il locale prende forma dal desiderio di concretizzare e dare una forma specifica all’espressione no time no space, una dedica a Franco Battiato, ovvero titolo e tema di miart 2024. Miart esce fuori dalla fiera e, prendendo distanza da ogni tipo di estetica museale e galleristica, crea una mostra in transito, assolutamente non accomodante. La scelta di allestire la mostra in un ufficio in disuso sottolinea la curiosità e la voglia di lavorare in spazi liminali, ai margini dell’estetica. Percorrendo lo spazio, il tema della transitorietà è evidente, tutto sembra immerso in un lungo processo del divenire, in uno stato ambiguo, dove l’architettura si mischia alle opere e il tempo assume un carattere spaziale.
Tra le opere in mostra è possibile vedere Nostalgia (2019), un’opera che invade completamente lo spazio, quasi intangibile, dal carattere camaleontico. Nelle pareti dell’intero ex ufficio è possibile osservare delle frasi, frasi sparse, frasi che descrivono immagini, momenti e ricordi. Infatti, le fotografie di un intero anno dell’archivio digitale di Horvitz sono state tradotte in parole prima di essere cancellate definitivamente. L’immagine sparisce e la spettacolarizzazione di essa anche. Andando di stanza in stanza è possibile entrare in contatto con differenti tipi di opere. Dal carattere sociale è sicuramente Air de LA (2020), un’installazione delicatissima che si compone di piccole ampolle di vetro che custodiscono aria. Diventano testimoni di un incendio che c’è stato in quell’anno in California e mostrano l’aria pesante, sporca di cenere e che porta con sé interrogativi sul nostro futuro e sul nostro pianeta.
Un ulteriore tema centrale è la rilettura dei codici, dei pattern etici ed estetici del luogo. Attraversando lo spazio, infatti, è possibile vedere un’enorme collezione di bottigliette di plastica, Imagined Clouds (Milan) (2024), che possono sembrare rifiuti trovati, abbandonati, ma offrono in realtà una riflessione sull’acqua come metafora dell’evasione. Horvitz ci invita ad abbandonare il locale, le logiche spaziali, ma anche ad abbandonare il tempo, lasciandolo stratificare, uscendo da logiche seriali e di mercato.
A rendere Abbandonare il locale ancora più attinente al luogo in cui ha preso forma è sicuramente il progetto di allestimento e di illuminazione realizzato da SPECIFIC, il collettivo formato da Patrick Tuttofuoco, Nic Bello, Alessandra Pallotta, Andrea Sala e Stefano D’Amelio, che ha progettato, hackerato lo spazio, dando nuova vita a tutti quegli elementi preesistenti nell’edificio. Ecco allora che anche le lampade dello spazio diventano sculture, ecco allora che anche le prese elettriche scardinate diventano pittura.
Salone Calmo. A Showcase of Campeggi Objects
In contemporanea, nel piano terra e al primo piano, BiM presenta Salone Calmo. A Showcase of Campeggi Objects, un progetto che invita a relazionare l’arte e la fotografia con gli oggetti imbottiti di Campeggi. Salone Calmo è un invito a scoprire l’arte e il design fuori dai soliti percorsi, osservando la città da un distretto creativo inedito: Bicocca. In dialogo con gli spazi di BiM, prende vita un progetto curato da C41, rivista indipendente, e SPECIFIC. Nello spazio di ingresso è possibile vedere una sezione fotografica curata dalla rivista C41. Il tutto diviene come un’edicola in transito, uno spazio altro che offre ai visitatori una ricontestualizzazione di Underdog e Ipno, due iconici trasformabili del marchio, disegnati rispettivamente da Lorenzo Damiani e il duo Finemateria. Gli oggetti entrano in dialogo con la mostra fotografica dell’artista Rory Gardiner e si pone come un invito a interagire con gli arredi e fermarsi a contemplare lo spazio della mostra da un diverso punto di vista.
Cambiando piano, si arriva negli spazi di SPECIFIC che presentano un’installazione che mette in relazione alcuni tra i pezzi di Campeggi con le opere del collettivo. La mostra assume un carattere ludico in cui i grandi divani colorati e i mobili imbottiti di Campeggi entrano nello spazio e ne trasformano la fruibilità.
Non c’è tempo, o meglio, non c’è abbastanza tempo. I due progetti espositivi proposti da BiM sembrano urlare questo, sembrano volerci ricordare che non occorre il rumore, che non occorre correre, ma invece ci ricordano che abbiamo bisogno di prenderci una pausa, di spezzare la natura famelica del tempo odierno e di riconsiderare come viviamo, come occupiamo lo spazio, in un’ottica sociale, ecologica e identitaria.