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“Breasts”: un racconto sul seno a Palazzo Franchetti
Mostre
di Zaira Carrer
Dal 18 aprile al 24 novembre 2024, il mezzanino di Palazzo Franchetti (ACP Palazzo Franchetti) si tinge di un rosa acceso, aprendo le proprie porte ad una missione tanto delicata quanto essenziale: promuovere la consapevolezza sul cancro al seno attraverso il canale, sempre più influente, dell’arte.
La curatrice, Carolina Pasti, coglie l’occasione per un’analisi storico-artistica di come il seno sia stato compreso e rappresentato nel corso dei secoli attraverso vari media, dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al cinema, presentando opere di più di trenta artisti, emergenti ed affermati.
All’esposizione, articolata in cinque stanze, si accede attraverso il corridoio progettato da Buchanan Studio: il lavoro site specific Booby Trap. Si tratta di un lungo e buio passaggio rosa, sul cui soffitto sono installate luci a forme di seno, che ci introducono ai temi trattati in mostra. Questo tunnel ci invita, con una passeggiata quasi onirica, ad accedere alla prima sala, la quale, attraverso i lavori esposti, rivela le costruzioni narrative che, dal Cinquecento ad oggi, hanno circondato il seno.
Tra le opere presentate troviamo Untitled 1 #205 di Cindy Sherman, parte della serie History Portraits, in cui l’artista veste i panni di protagoniste femminili di famosi dipinti rinascimentali. Qui, la Sherman assume le sembianze della celebre Fornarina di Raffaello, entrando così in dialogo con un’altra delle opere presenti in sala: la deliziosa Madonna dell’Umiltà di Bernardino del Signoraccio, una rappresentazione rinascimentale, intima e preziosa della Vergine colta nell’atto di allattare il figlio.
Il percorso continua poi nella seconda sala, dove viene analizzato l’impatto che il seno, in quanto forma e in quanto simbolo, ha avuto sulla produzione scultorea. Spicca, qui, Prière de Toucher (1947) di Marcel Duchamp, un lavoro in gommapiuma su velluto nero, ma coglie l’attenzione anche la ceramica di Charlotte Colbert e la scultura in vetro di Prune Nourry. Si tratta, dunque, di uno spazio che esplora la tattilità del seno, la sua consistenza, ma anche la sua astrazione e la sua riconfigurazione in forme nuove e sorprendenti.
La terza sala, poi, è dedicata alla fotografia: alla sensualità che ritroviamo nelle campagne di Irving Penn, alla simmetria ricercata da Mapplethorpe, ma anche alla tenerezza e all’umanità che Philippe Garner cerca di catturare nei dettagli più intimi e fisiologici, come le gocce di sudore che imperlano il seno del soggetto.
Una serie di lavori che frammentano e decostruiscono quest’organo si ritrova poi nella stanza seguente. Per Laure Prouvost, ad esempio, «l’isolamento del seno non è doloroso ma potenziante» e così nel suo In Deepth, esso diventa una forma disincarnata, slegata da tutte le funzioni e connotazioni della tradizione.
L’esposizione si conclude, infine, con il viaggio cinematografico di Four for See Beauties (2022), cortometraggio di Laure Prouvost. Qui, in uno spazio buio e rosaceo, un luogo accogliente che sembra stringersi intorno a noi come un grembo morbido, ci ritroviamo immersi in una storia di amore materno e di immagini di vita marina: un’epica del fascino e della tenerezza della natura.
Gli artisti in mostra: Nobuyoshi Araki, Louise Bourgeois, Christopher Bucklow, Adelaide Cioni, Charlotte Colbert, Teniqua Crawford, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Bernardino del Signoraccio, Marcel Duchamp, Richard Dupont, Giovanna Ferrero Ventimiglia, Hans Feurer, Philippe Garner, Paa Joe, Allen Jones, Sherrie Levine, Robert Mapplethorpe, Prume Nourry, Lakin Ogunbanwo, Laura Panno, Aurora Pellizzi, Irving Penn, Laure Prouvost, Issa Salliander, Cindy Sherman, Jacques Sonck, Masami Teraoka, Oliviero Toscani, Anna Weyant, Chloe Wise.