28 aprile 2024

World Leader Pretend: Alex Da Corte in mostra da Gió Marconi

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Alex Da Corte torna a Milano con una nuova irriverente rassegna di opere, tra dipinti, sculture e installazioni. È la prima mostra dell'artista in Italia dopo la Biennale del 2019

Alex da corte
Alex Da Corte, World Leader Pretend. Installation view. Courtesy: the artist; Gió Marconi, Milan. Photo credit: Fabio Mantegna

Ad aprile l’arte contemporanea è protagonista a Milano. In concomitanza con miart e MIA Photo Fair, questo mese frenetico è stato inaugurato da Gió Marconi, in via Tadino 15, Word Leader Pretend, l’ultima grande personale di Alex Da Corte. Caratterizzate da un’estetica asettica ma accattivante le nuove opere dell’artista americano di origine venezuelana saranno esposte da Gió Marconi fino a sabato 1 giugno 2024.

E ora è in arrivo un temporale. Che farà, caro Signore, che farà dinanzi al temporale? Tutto nasce da una conversazione avvenuta alle prime ore del mattino del 5 maggio 1821 tra Napoleone e il suo amico di lunga data, nonché suo valletto, Louis Joseph Narcisse Marchand: alle domande incalzanti del suo interlocutore l’esule imperatore risponde descrivendo immagini e paesaggi metafisici, luoghi in cui la mente del Piccolo Caporale sembra vacillare perdendosi tra realtà e fantasia. L’idea di Alex da Corte è proprio quella di riassumere in un corpus di 18 opere, tra dipinti, sculture e installazioni, queste riflessioni che descrivono l’inquietudine che accompagnò il primo imperatore francese fino gli ultimi istanti della sua vita.

Alex Da Corte, World Leader Pretend. Installation view. Courtesy: the artist; Gió Marconi, Milan. Photo credit: Fabio Mantegna

Ad accoglierci all’inizio del percorso espositivo ecco The Deal (2024), opera con cui l’artista sancisce il patto narrativo con il suo pubblico; le due mani che si sitringono sono il simbolo di un accordo, o la celebrazione di una nuova conoscenza, un gesto che ci espone inevitabilmente all’ignoto dell’altro, vulnerabili alla realtà o la farsa che ci racconta. Arriviamo quindi nella prima sala dipinta di un viola invadente che rappresenta l’oscurità condivisa dalla tempesta e dalla guerra, un tema sicuramente riconducibile al famoso Bonaparte ma allo stesso tempo estremante attuale e drammaticamente presente nella nostra quotidianità; un tam–tam rettangolare, Thunder Roll (2024) ci ricorda lo scoppio di un tuono mentre in What the Thunder Said (2024) l’artista abbina all’immagine di un fulmine una frase scritta dalla sorella mentre osservava dalla finestra l’arrivo di un temporale. Ad assistere scontento, di fronte c’è il diavoletto di Bitch Baby (2024) intento a ripararsi dalla pioggia, raffigurato sotto un ombrello che lo protegge dalle “lacrime di nostro signore”. Protagonista della sala è The Burial of the Dead (2024), la grande istallazione ispirata da uno dei primi cortometraggi di Walt Disney, The Skeleton Dance, tratto dalla serie animata del 1929 The Silly Simphonies.

Alex Da Corte, World Leader Pretend. Installation view. Courtesy: the artist; Gió Marconi, Milan. Photo credit: Fabio Mantegna

Dalla seconda sala attira la nostra attenzione Le Mount Noir (2024), l’iconico tricorno di Napoleone che troneggia in uno spazio marrone e amaranto dove è esposto con World Leader Pretend (2023) e A Game of Chess, Palimpsest (2024), opere che ci invitano a riflettere su come un evento possa cambiare la nostra percezione di un oggetto e viceversa. Stessa cosa vale per l’opera Hill House Accessory Tableu (2024) in cui l’artista dispone su un tavolo degli oggetti, esattamente quelli del classico Cluedo, che a seconda del loro utilizzo possono diventare catalizzatori di eventi determinanti.

Proseguendo nelle stanze della prestigiosa galleria milanese notiamo come gradualmente siamo passati dai colori spenti e pesanti dei primi ambienti a quelli vivaci e intensi degli ultimi, uno spettro che culmina nell’esplosione di luce e accese tonalità cromatiche dell’ultima sala in cui vediamo esposte le serigrafie più grandi come The Mother of the World (2024) o The Fire Sermon (2024). Queste, assieme a The Ballad of a withe Horse (Attached by a Lion), The Phantom Menace, Born to Die, A Loaded Gun (My Life Had Stood), The Strawberry Alarm Clock e The Wind (tutte del 2024) concludono il percorso espositivo stimolando una riflessione critica sulla profonda interdipendenza tra la storia e la percezione che gli uomini hanno di essa.

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