17 maggio 2024

Chimera, la libertà del corpo molteplice: il nuovo saggio di Marco Mancuso

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Nel suo ultimo saggio edito da Mimesis, Marco Mancuso tenta di rompere gli schemi rigidi del capitalismo, verso la libertà del corpo espanso e mutevole, per una nuova ecosofia dell’arte

Jake Elwes, Queering the Dataset (2021)

Ci sono letture che richiedono un’attenzione particolare per tematiche, implicazioni, connessioni teoriche e critiche. È il caso dell’ultimo saggio di Marco Mancuso dal titolo Chimera. Il corpo espanso, per una nuova ecosofia dell’arte, pubblicato da Mimesis nella collana Eterotopie.

L’autore è critico, curatore e ricercatore impegnato anche nell’insegnamento e sente su di sé una responsabilità sociale, collettiva che ruota attorno all’urgenza di riscrivere il discorso pubblico e scientifico sull’impatto che la tecnologia e la scienza hanno sull’arte, sul design e più in generale sulla cultura contemporanea. La sua scrittura vive di questa tensione di ricerca di nuovi territori, di nuovi valori fondanti, ontologici, etici e politici. È in questa missione, in questa generosa spinta, in questa apertura al mondo del possibile che, forse, dobbiamo legare il titolo scelto da Marco Mancuso.

Genspace, New York

La parola “Chimera” può assumere molteplici significati, per esempio, nella mitologia greca era una mostruosa creatura considerata come colei che incarna forze fisiche (pur non avendo un corpo umano, ma animale) distruttrici. Nel senso più figurativo del termine, invece, la chimera è un’idea infondata, un’utopia, un sogno vano, un correr dietro al vento e forse il valore del titolo del testo dell’autore sta proprio nel mescolare insieme le due definizioni. Che cosa è la Chimera nel nostro tempo disumanizzato, sempre più impegnato in conflitti militari? È il nostro tempo la forza distruttrice che divora i nostri corpi?

La spinta rigeneratrice e fondativa dell’autore la ritroviamo nell’ampia e profonda ricerca che svolge attorno ai corpi, alla materia umana, protagonista assoluta del testo e percepita oggi dalla collettività come massimo punto d’incrocio, d’intreccio tra ricerca scientifica e tecnologica. Una condizione postumana che rileva e sollecita riflessioni attorno alla necessità di riconoscere un appiattimento dell’uomo sulla tecnica, sul capitale.

In Chimera, Marco Mancuso definisce un campo largo di contaminazioni disciplinari e concettuali che provano a decostruire le divisioni binarie dei saperi, delle relazioni tra corpi e mondi. È proprio questo ricco e mescolato contesto fatto di tecnologia, scienza, arte e design che fa spazio a una nuova physis. Epicentro della condizione umana nella contemporaneità. Tutto esplode, viviamo out of joint come aveva previsto Philip Dick nell’allucinato romanzo Il tempo fuor di sesto (1959), un corpo espanso che si interroga in connessione con Shakespeare, bardianamente e ballardianamente sulla sua natura, sul suo essere o non essere. La natura umana, le sue fibre, i suoi tessuti si possono considerare un organismo mutante in grado di superare i suoi stessi limiti in termini di forma, capacità e essenza.

Rebecca Horn, Berlin Exercises in Nine Parts. Scratching Both Walls at Once (1974-1975), Rebecca Horn Collection, Zurich (2019)

Entra in gioco la questione dell’ambiguità, della molteplicità materiale e linguistica. Quale è la lingua dei corpi contemporanei? Ancora, i limiti sono linguistici, segnici o occorre riscrivere anche l’umano? Il corpo espanso supera la visione limitata e dualistica comune delle nostre società capitalistiche, ovvero sesso-genere o ancora, in questo contesto, umano-non umano. L’unione interdisciplinare rompe tutti questi meccanismi, questi schemi binari che imbrigliano, addomesticano la  socialità, l’essere comunità che potremmo anche definire inadatti, imbrigliati.

Per Mancuso è il corpo stesso che diviene un organo di conoscenza interdisciplinare nel tentativo di superare ogni limite biopolitico, gerarchico, Nasce così una nuova ecosofia dell’arte o sarebbe meglio parlare di arti, di molteplicità di linguaggi, tutto è ancora in questione. Intrecci aperti alle contaminazioni linguistiche e estetiche che modellano corpi espansi, queer, strambi, sfuggenti, inclassificabili che la tecnica cerca di modellare ma tutto sfugge, tutt* chiedono libertà operativa e affermativa. Non c’è futuro, tutto è hic et nunc.  Il corpo si espande in un presente dis-umano. L’autore cerca, definisce un dialogo esteso tra arte e design in cui il naturale finisce e l’artificiale comincia passando anche per mixare biotecnologie, meccanica, neuroscienze, nuove tecnologie.

Sputniko!, Menstruation Machine, Takashi’s Take (2010)

La tecnica non ci salverà. Designer come Anouk Wipprecht, Neil Harbisson o Sputniko! definiscono nelle loro ricerche un corpo ibrido, fluido, in continuo mutamento, contaminato con elementi extra corporei, agenti estranei, di natura tecnologica, che socializzano facilmente con i corpi aprendo l’umano a nuove connessioni, sistemi corporei nuovi e complessi. Queste proprietà sono ampiamente presenti nelle ricerche e nelle restituzioni di tutti gli artisti e designer citati nel documentato saggio di Mancuso che è ancora troppo concentrato sulla fascinazione tecnica. Non è lì la chiave per comprendere la disumanità del mondo contemporaneo. Riscrittura della storia o delle storie e magia/immaginazione sono forse le chiavi per sentirsi un po’ persi, smarriti nell’antropocene.

Il corpo è entità fluida nel tentativo di demolire le costrizioni del capitalismo patriarcale che per troppo tempo ha ingabbiato attraverso genere, classe e razza le differenze, le molteplicità che vivono in intrecci misteriosi e affascinati sul Pianeta. Mancuso definisce un corpo che non è ancora essenza ontologica, un’entità non rigida, non chiusa, bensì mutevole e cangiante, come identità che abita le differenze, malleabile e modellabile secondo dinamiche queer. C’è troppa fiducia negli strumenti della tecnoscienza in relazione a ecosistemi, a complessità che attraversano la vita sul Pianeta.  Essere non uniformati, difformi, indisciplinati è lo scenario che l’autore accenna ed è forse il merito di questa lettura aperta e sperimentale.

Lucy McRae, Make Your Maker (2013)

L’ecosofia di Mancuso ha come caratteristica principale quella di indagare, osservare organismi fluidi e mutevoli.  Un ulteriore segnale per comprendere quanto l’essere umano sia fragile, sia nella sua dimensione tecnica che in quella ecologica.

Chimera, la mitologica creatura mostruosa che divora è l’uomo stesso. L’ecosofia declinata da Mancuso ci aiuta a superare visioni gerarchiche della vita sul Pianeta aprendo la riflessione a scenari intrecciati e orizzontali. È il mondo delle coesistenze, delle alleanze interspecie. Un mutamento dei corpi che strizza l’occhio alla Dysphoria mundi di Paul Beatriz Preciado, filosof* in transizione, che ci invita a riflettere sulla questione dei corpi in relazione al tempo.

Il nostro tempo tossico grida ad alta voce il cambiamento. Chimera di Marco Mancuso dà vita a un nuovo mondo interconnesso, in cui le contaminazioni disciplinari, fisiche, tecnologiche sono la forza motrice del possibile. Un invito alla totale libertà di ogni individuo.

Marco Mancuso, Chimera. Il corpo espanso per una nuova ecosofia dell’arte, 2023 Milano, pp.309, Mimesi Edizioni, Collana Eterotopie, n.910 22,00 € ISBN: 9791222302423. Immagine di copertina tratta dall’opera ΔNFANG, parte della serie Humane Methods, di Fronte Vacuo. Fotografia di Manuel Vason, 2019

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