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Ferdinando Di Borbone. Parma tra arte e devozione
Il duca Ferdinando di Borbone Parma un approfondimento sulla sua “curiositas” d’intellettuale, collezionista, poliedrico protettore delle arti e degli artisti.
Comunicato stampa
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REGGIA DI COLORNO (PR)
DAL 18 MAGGIO AL 28 LUGLIO 2024
MOSTRA
Ferdinando I di Borbone Parma
Tra arte e devozione
Proseguendo il filone di studio sulle collezioni ducali disperse dopo l’Unità d’Italia, si è andati ad approfondire la conoscenza di un personaggio fondamentale per le arti e la devozione nel territorio parmense: Ferdinando I di Borbone Parma (1751-1802). La mostra, a cura di Giovanni Godi e di Antonella Balestrazzi, attraverso una ricca documentazione iconografica, storica e religiosa, vuole restituire un’immagine nuova e diversa di Don Ferdinando, liberata dai pregiudizi sulla sua eccessiva devozione religiosa e più incentrata sulla sua “curiositas” d’intellettuale, collezionista, poliedrico protettore delle arti e degli artisti.
Una sezione è dedicata all’iconografia di Don Ferdinando e dei suoi famigliari, con numerosi ritratti e incisioni. Spiccano in particolare due ritratti di anonimo raffiguranti uno Ferdinando giovane a cavallo e l’altro la consorte Maria Amalia, quindi un inedito ritratto della figlia Carlotta di Borbone, proveniente dal monastero di S. Giuseppe a Cremona. Legate alla pratica devozionale del duca sono invece opere come l’inedito bozzetto acquerellato “La Beata Orsolina De Veneri rimprovera il Papa” di Benigno Bossi, la “Madonna con Bambino e Santi Stefano e Lorenzo” di Domenico Muzzi proveniente dalla Parrocchiale di Sala Baganza e affiancato da disegno preparatorio inedito, “Sant’Anna insegna a leggere a Maria Vergine” di Pietro Melchiorre Ferrari e sempre di sua mano “S. Luigi IX dii Francia e S. Ferdinando di Castiglia incoronati dalla Fede” dall’Oratorio della Beata Vergine del Buon Cuore di Copermio.
La sezione monumentale propone i progetti per la Chiesa di San Liborio di Turbini, Cossetti e Petitot, quindi numerosi disegni preparatori per dipinti per lo più di tema religioso e allegorico. Il celebre architetto neoclassico è molto presente nell’esposizione, nonostante Ferdinando – come ha osservato Bertini avvalendosi di una corposa documentazione - avesse di fatto utilizzato e preferito i suoi allievi anche nella progettazione della cappella palatina di San Liborio (seconda in Europa solo a quella dell’Escorial), forse perché più disponibili ad assecondare le sue richieste e ad interpretare la sua volontà nella creazione di luoghi di culto dove l’arte e la devozione dovevano reciprocamente esaltarsi.
Molto estesa è anche la sezione relativa ai documenti e ai libri pubblicati durante il suo governo (Diari, Raccolte di rime, Preghiere, Calendari, Vite di Santi). Infine, ci sono numerosi apparati celebrativi e oggetti per le funzioni religiose, tra cui i preziosi reliquari che Ferdinando cercò e portò lui stesso a Colorno, appagando una sorta di collezionismo devoto attorno al quale gli edifici diventavano preziose urne di arte e di preghiera. Particolarmente interessanti sono a questo proposito un espositore devozionale a teatrino e un singolare reliquiario raffigurante un interno di chiesa realizzato in pietre preziose e filigrana d’oro. Esempio pregiato invece della raccolta di tavole a fondo oro che Ferdinando acquistò dal Marchese Alfonso Taccoli, è quella attribuita a Giovanni Benedetto Cianfanini (XV-XVI sec.).
Quello che preme rimarcare da parte dei curatori, è come in Ferdinando la fede sia stata un ulteriore stimolo alla ricerca, all’arricchimento culturale e artistico proprio come fece due secoli prima Filippo II d’Asburgo all’Escorial, anche se in più vaste dimensioni. Va poi sottolineato anche il contesto culturale e politico decisamente sfavorevole alla spiccata religiosità del duca. La sua parabola esistenziale fu infatti contemporanea all’epoca dei Lumi, alla Rivoluzione francese e a
Napoleone che invece si distinse per l’avversione nei confronti della Chiesa e per la soppressione di Ordini religiosi e conventi. Da parte sua, Ferdinando fu coraggiosamente contro corrente e moderno, perché risoluto sostenitore di una cultura capace di conciliare arte, religione e scienza, di unire morale ed estetica. In questo fu illuminato senza essere illuminista e religioso senza essere bigotto, come forse ingiustamente e riduttivamente lo si è in altre occasioni definito. Con questa mostra i suoi curatori hanno voluto dare un nuovo spessore e mettere sotto una luce diversa e più accattivante Ferdinando di Borbone Parma.
DAL 18 MAGGIO AL 28 LUGLIO 2024
MOSTRA
Ferdinando I di Borbone Parma
Tra arte e devozione
Proseguendo il filone di studio sulle collezioni ducali disperse dopo l’Unità d’Italia, si è andati ad approfondire la conoscenza di un personaggio fondamentale per le arti e la devozione nel territorio parmense: Ferdinando I di Borbone Parma (1751-1802). La mostra, a cura di Giovanni Godi e di Antonella Balestrazzi, attraverso una ricca documentazione iconografica, storica e religiosa, vuole restituire un’immagine nuova e diversa di Don Ferdinando, liberata dai pregiudizi sulla sua eccessiva devozione religiosa e più incentrata sulla sua “curiositas” d’intellettuale, collezionista, poliedrico protettore delle arti e degli artisti.
Una sezione è dedicata all’iconografia di Don Ferdinando e dei suoi famigliari, con numerosi ritratti e incisioni. Spiccano in particolare due ritratti di anonimo raffiguranti uno Ferdinando giovane a cavallo e l’altro la consorte Maria Amalia, quindi un inedito ritratto della figlia Carlotta di Borbone, proveniente dal monastero di S. Giuseppe a Cremona. Legate alla pratica devozionale del duca sono invece opere come l’inedito bozzetto acquerellato “La Beata Orsolina De Veneri rimprovera il Papa” di Benigno Bossi, la “Madonna con Bambino e Santi Stefano e Lorenzo” di Domenico Muzzi proveniente dalla Parrocchiale di Sala Baganza e affiancato da disegno preparatorio inedito, “Sant’Anna insegna a leggere a Maria Vergine” di Pietro Melchiorre Ferrari e sempre di sua mano “S. Luigi IX dii Francia e S. Ferdinando di Castiglia incoronati dalla Fede” dall’Oratorio della Beata Vergine del Buon Cuore di Copermio.
La sezione monumentale propone i progetti per la Chiesa di San Liborio di Turbini, Cossetti e Petitot, quindi numerosi disegni preparatori per dipinti per lo più di tema religioso e allegorico. Il celebre architetto neoclassico è molto presente nell’esposizione, nonostante Ferdinando – come ha osservato Bertini avvalendosi di una corposa documentazione - avesse di fatto utilizzato e preferito i suoi allievi anche nella progettazione della cappella palatina di San Liborio (seconda in Europa solo a quella dell’Escorial), forse perché più disponibili ad assecondare le sue richieste e ad interpretare la sua volontà nella creazione di luoghi di culto dove l’arte e la devozione dovevano reciprocamente esaltarsi.
Molto estesa è anche la sezione relativa ai documenti e ai libri pubblicati durante il suo governo (Diari, Raccolte di rime, Preghiere, Calendari, Vite di Santi). Infine, ci sono numerosi apparati celebrativi e oggetti per le funzioni religiose, tra cui i preziosi reliquari che Ferdinando cercò e portò lui stesso a Colorno, appagando una sorta di collezionismo devoto attorno al quale gli edifici diventavano preziose urne di arte e di preghiera. Particolarmente interessanti sono a questo proposito un espositore devozionale a teatrino e un singolare reliquiario raffigurante un interno di chiesa realizzato in pietre preziose e filigrana d’oro. Esempio pregiato invece della raccolta di tavole a fondo oro che Ferdinando acquistò dal Marchese Alfonso Taccoli, è quella attribuita a Giovanni Benedetto Cianfanini (XV-XVI sec.).
Quello che preme rimarcare da parte dei curatori, è come in Ferdinando la fede sia stata un ulteriore stimolo alla ricerca, all’arricchimento culturale e artistico proprio come fece due secoli prima Filippo II d’Asburgo all’Escorial, anche se in più vaste dimensioni. Va poi sottolineato anche il contesto culturale e politico decisamente sfavorevole alla spiccata religiosità del duca. La sua parabola esistenziale fu infatti contemporanea all’epoca dei Lumi, alla Rivoluzione francese e a
Napoleone che invece si distinse per l’avversione nei confronti della Chiesa e per la soppressione di Ordini religiosi e conventi. Da parte sua, Ferdinando fu coraggiosamente contro corrente e moderno, perché risoluto sostenitore di una cultura capace di conciliare arte, religione e scienza, di unire morale ed estetica. In questo fu illuminato senza essere illuminista e religioso senza essere bigotto, come forse ingiustamente e riduttivamente lo si è in altre occasioni definito. Con questa mostra i suoi curatori hanno voluto dare un nuovo spessore e mettere sotto una luce diversa e più accattivante Ferdinando di Borbone Parma.
18
maggio 2024
Ferdinando Di Borbone. Parma tra arte e devozione
Dal 18 maggio al 28 luglio 2024
arte antica
Location
REGGIA DI COLORNO
Colorno, Piazza Giuseppe Garibaldi, 26, (Parma)
Colorno, Piazza Giuseppe Garibaldi, 26, (Parma)
Biglietti
BIGLIETTO INTERO comprensivo audioguida Reggia di Colorno € 10,00
BIGLIETTO RIDOTTO comprensivo audioguida Reggia di Colorno € 9,00
Ragazzi da 7 a 18 anni, studenti universitari muniti di tesserino, adulti oltre i 65 anni, soci FAI, soci Touring Club e 1 accompagnatore, possessori passaporto dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli, soci ICOM e ICOMOS
BIGLIETTO RIDOTTO GRUPPI € 8,00
Gruppi composti da almeno 15 persone con prenotazione, scolaresche in visita d’istruzione
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-13 / 15-18
Sito web
Editore
Grafiche STEP
Ufficio stampa
Manuela Bartolotti
Autore
Curatore
Produzione organizzazione
Patrocini