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Preraffaelliti: a Forlì il magnifico viaggio nel Rinascimento moderno
Mostre
Il Museo Civico San Domenico, insieme alla città stessa, Forlì, meravigliano con la splendida esposizione Preraffaelliti. Rinascimento italiano, che grazie al rapporto con l’intero sistema museale britannico (Tate, British Museum, Royal Academy of Arts, Victoria and Albert Museum) offre il quadro più completo e grandioso che sia mai stato presentato in Italia su questa corrente artistica nata nell’Inghilterra vittoriana di metà ‘800.
Diretta dall’autorevole competenza di Gianfranco Brunelli e curata da uno staff internazionale di studiosi di altissimo livello – quattro curatori (Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, la straordinaria Cristina Acidini e Francesco Parisi) con la consulenza di altri cinque esperti (Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice) – tale manifestazione presenta 320 opere di artisti italiani e internazionali che raccontano la profonda influenza dell’arte italiana dal Medioevo al Rinascimento sul movimento artistico che ha rivoluzionato l’Inghilterra vittoriana e influenzato in maniera determinante la stagione europea del simbolismo. Per visitarla con attenzione in modo da comprendere il senso profondo e le varie sfumature che connotano più di ottant’anni di tale influenza è necessario delibarla con calma – e non seguendo il “mordi e fuggi” che in alcuni può determinare senso di confusa insoddisfazione – per uscire gratificati e arricchiti dalla pluralità di stimoli forniti da questa proposta culturale così ricca e approfondita tanto da illuminare, riscrivendolo, un tratto significativo della storia dell’arte.
Ciò senza annoiarsi vista la varietà di quanto presentato tra dipinti, sculture, disegni, arazzi, stampe, fotografie, opere di arte decorativa, mobili, medaglie, libri e gioielli provenienti da collezioni e musei italiani e internazionali (compresa la Royal Collection) e con la certezza che la conclamata Europa di oggi ha radici in questo passato e in quelli ancora più remoti che possono disvelarsi con grande chiarezza se si pondera sul divenire storico, non così complesso come può sembrare e comunque sempre “maestro di vita”.
Chi sono i Preraffaelliti? Si tratta di un movimento britannico, una Confraternita fondata nel settembre 1848 in seguito alla ribellione di sette studenti tra i diciannove e i ventitré anni: William Holman Hunt, John Everett Millais (ex bambino prodigio), Dante Gabriel Rossetti e suo fratello William Michael Rossetti cui si uniscono lo scultore Thomas Woolner, il letterato Frederick George Stephens e dopo poco Walter Howell Dewerell e Charles Allstone Collins. Sono tutti, tranne William Rossetti, allievi della prestigiosa Royal Academy Schools – fondata nel 1786 da Sir Joshua Reynolds – di cui, come tutti i discenti in ogni tempo, contestano l’intorpidita chiusura culturale. Nessuno conosce direttamente l’Italia, ma l’interesse per la pittura primitiva trova come fulcro le incisioni (pubblicate nel 1812 da Carlo Lasinio) degli affreschi medievali del Camposanto di Pisa che Stephens afferma essere in grado di stimolare i loro interessi artistici fino a quel momento confusi.
Numerosi altri stimoli contribuiscono a rafforzare questa scelta tra cui il fatto che il principe Alberto di Sassonia-Coburgo, marito della regina Vittoria, decori il ricostruito palazzo del Parlamento con opere di gusto primitivo. La connotazione apparente di setta segreta deriva probabilmente dall’essere Rossetti figlio di un carbonaro italiano esiliato.
Attraverso il pittore Ford Madox Browns giungono alla Confraternita quegli ideali cristiani primitivi caratteristici dei Nazareni tedeschi: si diffondono l’esaltazione del Medioevo come epoca più vicina alla natura e a un ordine voluto da Dio e l’idea di liberare l’arte dallo stile “fangoso”, come è definito lo spessore cromatico della pittura tardobarocca, a favore di una pittura chiara con brillanti colori puri su una superficie bianca ancora umida: tecnica che ricorda l’affresco e già usata in Inghilterra. Questi giovani hanno coniato il nome del movimento in conseguenza delle riserve espresse sulla Trasfigurazione di Raffaello di cui criticano il disprezzo per la semplicità della verità e gli atteggiamenti poco consoni del Salvatore e degli Apostoli. Ribelli e speranzosi vogliono sovvertire il mondo tramite la bellezza: non un rifugio nel passato, ma una lotta contro un presente connotato da nuovi problemi sociali derivati dalla rivoluzione industriale.
Per combatterli il ribelle Hunt e Millais, il migliore studente nonché pupilla dei professori, si erano fatti promotori nel 1848 de “La Carta del Popolo” che indica insieme ad altre contemporanee manifestazioni europee più violente un bisogno di democrazia e libertà comune a tutto il Continente. Una rivoluzione in verità la compiono perché, oltre a riferirsi alla pittura del ‘300 e ‘400, si innamorano insieme a Ruskin di quella veneta facendo riemergere Botticelli che diventa trendy mentre in Italia è quasi coperto dalla polvere del tempo, così come succede per Dante. Difficile individuare il momento della sua conclusione che sfuma nei movimenti decadente e simbolista: pur essendo un progetto visionario, è stato capace di creare opere decisamente moderne, restituendo forza e presenza alla tradizione italiana.
Entriamo sommessamente in questo tempio culturale allestito dallo Studio Lucchi & Biserni con un verde pavone – tratto dalle opere dei più significativi Preraffaelliti – colore della natura e della vita, caldo, avvolgente e mistico e iniziamo dall’ex chiesa di San Giacomo con i suoi ampi spazi che accolgono a braccia aperte il visitatore proiettandolo tra i capolavori di quegli artisti italiani essenziali per lo sviluppo della poetica preraffaellita: Cimabue, Beato Angelico, Filippo Lippi, Luca Signorelli e Botticelli. Stimolante la sezione dedicata al Revival Gotico: ospita opere di John Rorgers Herbert e William Dyce, diretti precursori dei Preraffaelliti. È presente anche una serie di disegni di architetture italiane realizzati da John Ruskin, critico d’arte, poeta e pittore, appassionato dell’architettura di Venezia e teorico di riferimento per il movimento.
Il percorso prosegue con le prime opere della Confraternita preraffaellita articolata su piccoli nuclei da Ford Madox Brown ai disegni e i primi dipinti di Dante Gabriel Rossetti: una rarità vederli esposti. Si continua attraverso opere di altri artisti fino alla sala degli affreschi dedicata a Edward Burne-Jones i cui lavori risentono dell’influenza di Michelangelo del quale sono presentati alcuni disegni accanto a opere notevoli di Bernardino Luini, Filippino Lippi e Cosimo Rosselli.
Tra i numerosi oggetti esposti particolarmente suggestivi i primi esempi di carta da parati disegnata da William Morris nel 1861e altre preziose testimonianze del Revival Rinascimentale che racconta il gusto britannico dell’epoca.Interessanti le figure di donna di Dante Gabriel Rossetti che tratta la tematica di una presunta bivalenza dell’amore femminile tra edonismo e distruzione.
Ad aprire l’ultima parte del percorso in questo ampio scorcio di storia dell’arte sono le opere degli artisti che hanno esposto alla Grosvenor Gallery, fondata nel 1877 come alternativa progressista alla Royal Accademy. La fine della mostra spetta agli Italiani che subiscono il fascino delle tendenze neorinascimentali attraverso progetti architettonici come la Galleria Vittorio Emanuele II a Milano (1865) e i portici di Piazza della Repubblica di Firenze (1885-95) e opere d’arte decorative quali i mobili presentati alle esposizioni universali.
Stante la mole di opere presenti se ne sceglie una in cui compaiono figure femminili che non solo hanno animato la confraternita, ma sono anche simboli di sensualità enigmatiche, bellezze sfuggenti e passioni tristi. Di sottile fascino Greek Girls Picking up pebbles by the Sea (1871) di Frederic Leighton che alla ricerca di nuovi stimoli nel 1867 va in Grecia dove incontra il mondo classico che rende il suo tratto sontuosamente aggraziato e decorativo, pur se connotato da un’elegante sensualità. Il quadro ne è un notevole esempio e a una più attenta analisi rivela echi di pittori italiani. Per approfondire le infinite tematiche di questa mostra, utilissimo anzi indispensabile il catalogo edito da Dario Cimorelli editore per la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forli.