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Adriana Albertini, tra gli strati dell’anima: la mostra da 20ZERO3 di Bologna
Design
Con Una di me lo spazio di arte e design 20ZERO3 ospita le ceramiche di Adriana Albertini, tra l’esposizione di eleganti articoli di arredo e una accurata scelta allestitiva. Ideato recentemente da Gianluca Di Molfetta, 20ZERO3 funge da concept store e spazio di mostra, promuove workshop incentrati sul decoro e le pratiche affini allo studio in architettura, moda e design. L’esposizione, inaugurata sarà visitabile fino al 22 giugno 2024.
L’allestimento comunica subito un assetto pulito, che vuole alleggerire la presenza di un numero considerevole di manufatti – tra Ex voto suscepto e Pop-parade – e una quantità di vasi, Saturno, Babele, Anemone, Muliere. La scelta dello smalto bianco è adatta a mettere in relazione le opere esposte con il contorno dello spazio, ben amalgamandosi agli oggetti di design ordinati in pianta stabile, e riuscendo in una visione più chiara e nitida di dettagli scritti, incisi e modellati. Una ricerca, quella di Albertini, che si esprime in forme plastiche dal messaggio chiaro, franco e spontaneo, motti antichi e moderni sovrapposti al modellato nella continua ricerca di un senso. Idea che diventa concreta proprio per l’essere fatta con la creta, dove l’aspetto finale è soltanto immagine delle più intense e complesse pieghe del sentimento, riuscendo a restituire di questi manufatti in ceramica qualcosa di più del semplice decoro.
L’ingresso ci accoglie con due manichini che si danno le spalle vicendevolmente, come un invito al visitatore al confronto tra due spazialità dall’esterno all’interno, rendendo così la fruizione più dinamica. L’una principio femminile, l’altro principio maschile, le due sagome guardano in direzioni opposte, strette entrambe da una rete metallica che si fa rete di relazioni improntata al rispetto reciproco e all’affermazione di una propria singolarità, ripresa anche nell’immagine promozionale di copertina. All’altezza del petto gli Ex voto suscepto a forma di cuore, di cui la donna porta inciso un carteggio inequivocabile: Amor Vincit Omnia.
Forza e intensità del principio femminile si traducono qui in una interiorità fatta di istinto e impulsi primordiali che la ceramica traveste e camuffa nelle forme dell’eleganza. Rispetto a un modellato più classico siamo quindi di fronte piuttosto a una scultura delle origini, che trae ispirazione dalla meraviglia della natura e dal lavoro diretto sulla terra. Ricchezza del sentire che risuona ora in un animo complesso, forte delle sfaccettature proprie dell’esperienza. Una di me vuole restituire anche simili strati dell’anima, cercando di veicolare un messaggio positivo, aperto, a tratti giocoso e finalmente libero.
Di questi labirinti sentimentali, espressi anche tramite l’espediente dei vasi Babele e Saturno, Albertini premia una sola polarità, quella di una via di uscita che a un certo punto l’ha incoraggiata nell’affermare: «Ce l’ho fatta, sono riuscita». Una ricerca di leggerezza adatta a slegare precedenti ansie e contrasti, che l’artista sente di perseguire nonostante le avversità, non potendo però mai prescindere dal legame con l’altro. Come gli anelli di Saturno complementari al pianeta, secondo Albertini non è mai possibile continuare a sostenersi da soli senza costruire rapporti basati su una pratica assidua di rispetto reciproco. Ritroviamo così le tipiche forme concentriche macchiate talvolta dal verde-azzurro dell’ossido di rame, colore interiore e particolare che richiama la giovinezza trascorsa in campagna e il lavoro di trattamento della vigna tramite l’utilizzo del verderame.
Presenti a parete anche alcuni esemplari della serie Pop-parade dedicati alla lotta contro il tumore al seno, recuperando la tradizione delle immagini votive che le donne in via di guarigione portavano per grazia ricevuta. A distinguerli tra loro, diversi interventi a rilievo completati dall’incisione di scritte e citazioni, secondo il proseguo di quella pratica che comunica tra parola e forma. Sul fondo dello spazio si scopre invece una parete trasparente con appesa una miriade di piccole libellule in ceramica bianca, le cui ali spiegate richiamano l’aspetto del libro aperto, dando luogo a un gioco di significati col termine libellus, inteso come tomo dalle piccole dimensioni. Ancora un invito nel ridare voce alla propria interiorità, cercando sempre di abbracciare un senso più ampio rispetto alle diverse forme di esperienza.
Tramite il mezzo della ceramica Albertini sembra quindi riuscire a conciliare le alterne frange del sentimento perseguendo una ricerca improntata ai termini di leggerezza ed eleganza, dove l’estetica vale anche e soprattutto come sistema di valori, cui è adatto a dar voce solo e unicamente il continuo e insistente esercizio dell’etica.