16 giugno 2024

La Braidense diventa set per la festa dell’Estetista Cinica: scoppia la polemica

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L'Estetista Cinica organizza un party con sfilata e cena alla Biblioteca Nazionale Braidense e sui Social scoppia la polemica per le pizze tra i tomi antichi. L'influencer: «Ho pagato per stare qui»

La Biblioteca Nazionale Braidense e il Cortile d’onore di Brera diventano set per promuovere un brand, con tanto di sfilata e cena. L’influencer e imprenditrice Cristina Fogazzi, conosciutissima sui social come l’Estetista Cinica, ha voluto infatti scegliere questa cornice di eccezione per presentare il lancio del brand Veralab in Spagna. Tra gli invitati alla festa privata, ben dieci influencer spagnole che, tra dj set, luci viola sparate, flash e pizze in cartone consegnate al volo su vespe da Dolce Vita, hanno fatto «Vedere la nostra Pinacoteca a milioni di persone in Spagna». Così si è difesa l’Estetica Cinica, rispondendo ai tanti commenti non proprio accomodanti: «Povera biblioteca Braidense, dove gli studenti non possono entrare nemmeno con una bottiglietta d’acqua», si legge, e poi, «Che caduta di stile. Proprio da te, amante dell’arte, non mi aspettavo questa non curanza e questa prepotenza: posso pagarlo quindi posso farlo», ricordando l’interesse che Fogazzi ha mostrato anche in passato per l’arte, con diversi interventi anche da mostre e fiere di arte contemporanea.

Ad accendere la miccia, un’altra seguitissima pagina Instagram, Milano_segreta che, in una serie di storie – poi cancellate, forse a seguito di una diffida degli avvocati di Fogazzi – scriveva: «Ieri è andato in scena uno spettacolo a dir poco indecoroso, anzi, proprio indegno, che non fa onore per nulla a un’istituzione importante come quella di Brera. Neanche Vanzina in uno dei suoi film natalizi più trash credo abbia mai partorito una simile assurdità, ma vabbè».

L’Estetista Cinica ha dunque risposto da par sua – ovvero cinicamente –  citando l’uso comune, «Ho pagato per stare in una location. Ho pagato sempre per tutto quello che ho fatto, come fa qualsiasi altro brand», entrando però poi nel merito di un dibattito molto complesso e attuale, che riguarda le funzioni e le diramazioni dei luoghi della cultura. «Smettiamola con la mistificazione, le opere che vedete dentro Brera sono state fatte grazie alla committente privata. Se non lo sapete, i quadri, i grandi dipinti che voi andate a vedere, sono sempre stati prodotti per la committente privata», contrattacca la Cinica.

Che un privato possa usare un bene culturale pubblico per i suoi interessi, ammesso che abbia la possibilità economica di farlo, è giusto, o meglio, è inevitabile, in questo stato di cose e in questo sistema di followers. Ma questa, a voler essere precisi, è la differenza che passa – o dovrebbe passare – tra committenza e valorizzazione e conservazione e tutela. E infatti, se la Cinica ricorda che, grazie alla sfilata di Veralab con annessa cena, «Qualche milione di persone in Spagna vede Brera», dall’altra parte si risponde che «Per entrare in Braidense agli studenti stessi che necessitano di consultare libri, alle guide turistiche idem e a chiunque abbia bisogno di fare comunque ricerche, è tassativamente proibito mangiare all’interno, e tassativamente proibito anche bere dell’acqua. E tassativamente obbligatorio anche usare guanti bianchi all’interno».

Su Instagram la polemica continua tra i commenti ma per il momento non è arrivata nessuna risposta da parte della Biblioteca e del suo direttore, Angelo Crespi, “manager umanista” nominato nell’incarico a dicembre 2023 dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. D’altra parte, questo genere di eventi sono diventati piuttosto comuni già da diversi anni e, spesso, sono caldeggiati dagli stessi musei – in particolare quelli che godono di autonomia speciale – su invito del Ministero, per aumentare gli introiti.

 

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