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Apre a Pietrasanta Girolamo Ciulla. Respiri oltre il tempo
Opening
di redazione
Pietrasanta è la città di adozione di Girolamo Ciulla fin dagli anni Ottanta, e proprio qui ha realizzato tutte le sue opere eseguite nei più preziosi laboratori di scultura. Scomparso lo scorso dicembre, la Galleria Susanna Orlando prosegue il ricco programma estivo di pittura, fotografia, scultura e incontri dedicando al grande maestro siciliano la mostra personale Girolamo Ciulla. Respiri oltre il tempo. L’amuri è comu u ventu, nun si po vìdiri, ma si po sentiri.
Con l’occasione dell’apertura, abbiamo incontrato Antonio D’Amico, autore del testo critico che accompagna la mostra.
Nel testo che accompagna la mostra parla delle favole storiche e mitologiche che Girolamo Ciulla immagina e scolpisce. Come nasce e come si sviluppa, in relazione alla menzione delle favole, L’amuri è comu u ventu, nun si po vìdiri, ma si po sentiri?
«Girolamo ha raccontato il mito interpretandolo in maniera personalissima come favola che di volta in volta inventava grazie alla sua abilità di uomo creativo nato nel cuore del mito, in Sicilia. Gli autori classici sono tracce che lui certamente ha conosciuto, vissuto, respirato e amato ma dei quali non si è servito per narrare le sue storie, bensì per rendere contemporaneo un linguaggio, un’identità. Per affermare che di fatto anche noi siamo mito. Tutte le sue figure nascono da incroci di idee, letture, pensieri non solo sulla storia antica ma anche sulla realtà contemporanea, sul suo desiderio di essere un cantore siciliano che in silenzio non sa stare e dunque scolpisce storie, favole. Il motto siciliano che abbiamo utilizzato in questa occasione speciale non è tanto legato alle sue singole narrazioni, bensì le raggruppa tutte, in quanto ora che l’uomo non c’è più e la sua arte adesso può parlare da sola, si può paragonare all’amore, ossia a un vento che si diffonde senza necessità delle parole dell’uomo Girolamo! Egli è la sua arte che vive nel tempo al di là dell’uomo!».
Susanna Orlando ha affermato di voler dedicare grande cura all’allestimento «creando un luogo non luogo come se le opere fossero state posizionate dall’artista stesso in attesa dell’ultimo ritocco». Come è costruita e come appare, in termini espositivi, la mostra?
«Il visitatore è invitato ad entrare nella galleria di Susanna Orlando immaginando di origliare tra i pensieri di Girolamo per ascoltare le voci delle storie narrate dal travertino. Opere affastellate al centro dello spazio, come in una sorta di convivio, disegni appesi alle pareti, come idee da approfondire, momenti di sosta come dentro a un tempio siciliano e una dea madre ci osserva con un coccodrillo in testa come se ci invitasse ad entrare nello studio dell’artista per scoprire i suoi segreti. Il tentativo è quello di far rivivere insieme alcune sculture di Girolamo fuori dal suo studio ma nella sua Pietrasanta».
Insieme a Susanna Orlando ha scelto opere storiche in travertino, materiale che Girolamo Ciulla ha sempre modellato. Cosa può, a livello artistico, questo materiale e quali sono le peculiarità della lavorazione dell’artista?
«Mi ha sempre affascinato il modo di Girolamo di lavorare il travertino che poi è la pietra che più di tutte rappresenta le sue radici, la sua porzione di Sicilia, così porosa, così ruvida ma così accogliente, ricca di tradizioni e di voci. La rigidità e la porosità della pietra nelle sue mani diventano figure docili, ingenue, fuori dal tempo, le sue Veneri sono volti che rappresentano il nostro io più recondito, l’io bambino che apre spiragli di immaginazione. Il travertino è una pietra che per via della sua struttura così dinamica, così ricca di pieni e vuoti, è come se aprisse tante strade al suo interno. Nelle sculture di Ciulla l’uso del travertino è il tentativo di scavare dentro le forme, di aprire varchi verso l’invisibile».
Il coccodrillo ha sempre accompagnato Girolamo Ciulla. In che modo è diventato così rappresentativo per lui e come è riuscito ogni volta a declinarlo artisticamente? Che esempi troviamo in mostra?
«Il coccodrillo io credo che per Ciulla sia da considerare un animale guida, un amuleto, un simbolo, un’immagine con la quale comunicare un messaggio cifrato ed è per questo che egli lo accompagna con altre figure per affidare a noi una sorta di alfabeto. Lo vediamo sul capo di Afrodite, dea della bellezza, sulla nuova luna che segna stagioni e tempi nuovi, lo troviamo su un folto albero che fa da comodo sostegno a una fanciulla e in dialogo con una ammaliante sirena. Ma l’opera che apre la mostra è per me specchio del pensiero di Girolamo Ciulla. Una stele con il volto di una dea madre che tende le sue mani verso di noi e ci porge una scodella, guarda dritta avanti a se con occhi spalancati verso il futuro e sul capo un coccodrillo si aggira fiero e indisturbato. Come nei templi antichi siamo invitati a intingere le mani in un unguento per purificare le mani e con esse i corpi prima di accedere nel tempio dell’arte, portatrice di bellezza, magia, benessere dell’anima e per essere degni abbiamo necessità di prepararci! Ciulla sapeva che l’arte può cambiarci, basta solo volerlo. Ma nel rispetto di tutti lui ci ha consegnato messaggi cifrati, sta a chi si ferma a guardare decifrarli per accarezzare l’eternità!».