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Paola Angeloni – Mater Matuta L’arte feconda
Mater è l’origine, Materia la cosa originata: quella cosa che in Paola si è fatta scultura.
Comunicato stampa
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Paola Angeloni vive e lavora nella sua città natale, Ancona.
Diplomata in scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata, Angeloni ha da sempre mostrato un profondo interesse nell'esplorare diverse tecniche e materiali ma è nel bronzo, in particolare nella tecnica della fusione a cera persa, che ha trovato il suo vero linguaggio espressivo.
La sua produzione artistica tende a indagare l’animo umano, esplorandone profondità, contraddizioni e passioni.
La maternità è il suo tema ricorrente e la chiave di lettura di tutta la sua opera che cerca di catturare il mistero e la bellezza della creazione e dell’origine della vita.
Il critico d'arte Marco Tarsetti scrive della sua mostra " Varcata la soglia della Galleria, ad accoglierci c’è un bosco.
È un bosco di totem, che subito cattura lo sguardo: visitando lo studio di Paola, il primo lavoro su cui si sono posati i miei occhi è stato proprio questa foresta di figure colonnari, esili e salde al contempo. Osserviamo dunque con attenzione questo bosco di totem, poiché subito ci introduce ai temi dell’arte di Paola Angeloni: il totem, che è un idolo, è pure un’immagine dell’archetipo, concetto centrale nella sua produzione.
Le figure totemiche sono tre: il cavaliere, il monaco e la madre incinta. Sono archetipi antropologici, figure antiche come l’umanità, presenti fin dalle culture più arcaiche, e sono archetipi della produzione stessa di Paola, che di queste figure ha popolato la sua selva di bronzo. La più archetipica tra queste è di certo la madre. La madre totemica si distingue subito dal cavaliere, armato, e dal monaco, incappucciato: la pancia evidente, a voluto contrasto con la lunghezza slanciata della figura, e i seni cascanti ne dichiarano subito la natura generatrice.
L’archetipo è il principio superiore che agisce alla base dell’impulso creativo, ciò da cui l’arte ha origine: dunque la maternità è l’archetipo per eccellenza, il cortocircuito concettuale della creazione.
Mater Matuta, divinità della mitologia romana, è la dea dell’alba, dunque della nascita e della rinascita, del nuovo che sorge, doppiamente archetipo della maternità e della nascita, generatrice e generato che coincidono in un’unica figura. La Mater è protagonista di questa esposizione: una celebrazione della maternità sia fisica, in quanto tale, che simbolica, in quanto capacità di trasformazione e generazione.
La maternità è la creazione stessa, è la scaturigine di tutta l’arte di Paola, che nelle sue stesse parole è un’arte feconda.
Un impulso creativo che si esalta nella plastica: la scultura è per Paola il medium ideale per esaltare la materia e soprattutto per evidenziare le forme di questa maternità generatrice.
Un’arte fatta di figure femminili che sono sempre madri, in attesa o con bambino; figure che esaltano gli attributi archetipici (appunto) della maternità: i fianchi, la pancia, il seno. Seno che, isolato, è anche il soggetto di un’opera che trovo molto affascinante, dove la simbologia della maternità lascia spazio all’esaltazione della forma femminile – anzi della forma tout court.
Le sculture in mostra sono dunque morbide, formose, potentemente tattili in ogni dettaglio: si osservi ad esempio Focus, questa madre prosperosa, dalle natiche prominenti e i seni ubertosi, che siede come una moderna madonna dell’umiltà, collegandosi all’humus, la terra che è madre per antonomasia;questa scultura richiama pure esplicitamente idoletti preistorici come la celeberrima Venere di Willendorf, archetipo della fertilità.
Il retro di questa scultura, con il panneggio che avvolge le forme e la treccia che cade, scandendo il volume, è a mio avviso il focus estetico di quest’opera, dove le forme della maternità e la materia della forma vengono splendidamente esaltate attraverso questa prorompente tattilità. Mi piace in questo senso citare una riflessione di Paola, secondo cui la scultura è la forma, la pittura è l’immagine della forma. Questo ci fa tornare alla selva di totem, dove il dialogo tra scultura e pittura è un dialogo tra forma e immagine: la pittura diventa una proiezione della scultura, la resa bidimensionale di qualcosa che esiste nel mondo, ed è concreta.
La Mater dell’immaginario di Paola è infine – e soprattutto – Mater materia: nelle sue stesse parole “tra mater e materia esiste lo stesso legame che c’è tra principio e manifestazione”, ossia la mater dona corpo alla materia di cui essa stessa è fatta, in un cortocircuito creativo e generativo. La materia è ciò di cui siamo fatti, ciò di cui è fatta l’arte, quindi qualcosa su cui l’artista esercita la propria creatività, trasformandola.
Mater è l’origine, Materia la cosa originata: quella cosa che in Paola si è fatta scultura. (Marco Tarsetti)
Diplomata in scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Macerata, Angeloni ha da sempre mostrato un profondo interesse nell'esplorare diverse tecniche e materiali ma è nel bronzo, in particolare nella tecnica della fusione a cera persa, che ha trovato il suo vero linguaggio espressivo.
La sua produzione artistica tende a indagare l’animo umano, esplorandone profondità, contraddizioni e passioni.
La maternità è il suo tema ricorrente e la chiave di lettura di tutta la sua opera che cerca di catturare il mistero e la bellezza della creazione e dell’origine della vita.
Il critico d'arte Marco Tarsetti scrive della sua mostra " Varcata la soglia della Galleria, ad accoglierci c’è un bosco.
È un bosco di totem, che subito cattura lo sguardo: visitando lo studio di Paola, il primo lavoro su cui si sono posati i miei occhi è stato proprio questa foresta di figure colonnari, esili e salde al contempo. Osserviamo dunque con attenzione questo bosco di totem, poiché subito ci introduce ai temi dell’arte di Paola Angeloni: il totem, che è un idolo, è pure un’immagine dell’archetipo, concetto centrale nella sua produzione.
Le figure totemiche sono tre: il cavaliere, il monaco e la madre incinta. Sono archetipi antropologici, figure antiche come l’umanità, presenti fin dalle culture più arcaiche, e sono archetipi della produzione stessa di Paola, che di queste figure ha popolato la sua selva di bronzo. La più archetipica tra queste è di certo la madre. La madre totemica si distingue subito dal cavaliere, armato, e dal monaco, incappucciato: la pancia evidente, a voluto contrasto con la lunghezza slanciata della figura, e i seni cascanti ne dichiarano subito la natura generatrice.
L’archetipo è il principio superiore che agisce alla base dell’impulso creativo, ciò da cui l’arte ha origine: dunque la maternità è l’archetipo per eccellenza, il cortocircuito concettuale della creazione.
Mater Matuta, divinità della mitologia romana, è la dea dell’alba, dunque della nascita e della rinascita, del nuovo che sorge, doppiamente archetipo della maternità e della nascita, generatrice e generato che coincidono in un’unica figura. La Mater è protagonista di questa esposizione: una celebrazione della maternità sia fisica, in quanto tale, che simbolica, in quanto capacità di trasformazione e generazione.
La maternità è la creazione stessa, è la scaturigine di tutta l’arte di Paola, che nelle sue stesse parole è un’arte feconda.
Un impulso creativo che si esalta nella plastica: la scultura è per Paola il medium ideale per esaltare la materia e soprattutto per evidenziare le forme di questa maternità generatrice.
Un’arte fatta di figure femminili che sono sempre madri, in attesa o con bambino; figure che esaltano gli attributi archetipici (appunto) della maternità: i fianchi, la pancia, il seno. Seno che, isolato, è anche il soggetto di un’opera che trovo molto affascinante, dove la simbologia della maternità lascia spazio all’esaltazione della forma femminile – anzi della forma tout court.
Le sculture in mostra sono dunque morbide, formose, potentemente tattili in ogni dettaglio: si osservi ad esempio Focus, questa madre prosperosa, dalle natiche prominenti e i seni ubertosi, che siede come una moderna madonna dell’umiltà, collegandosi all’humus, la terra che è madre per antonomasia;questa scultura richiama pure esplicitamente idoletti preistorici come la celeberrima Venere di Willendorf, archetipo della fertilità.
Il retro di questa scultura, con il panneggio che avvolge le forme e la treccia che cade, scandendo il volume, è a mio avviso il focus estetico di quest’opera, dove le forme della maternità e la materia della forma vengono splendidamente esaltate attraverso questa prorompente tattilità. Mi piace in questo senso citare una riflessione di Paola, secondo cui la scultura è la forma, la pittura è l’immagine della forma. Questo ci fa tornare alla selva di totem, dove il dialogo tra scultura e pittura è un dialogo tra forma e immagine: la pittura diventa una proiezione della scultura, la resa bidimensionale di qualcosa che esiste nel mondo, ed è concreta.
La Mater dell’immaginario di Paola è infine – e soprattutto – Mater materia: nelle sue stesse parole “tra mater e materia esiste lo stesso legame che c’è tra principio e manifestazione”, ossia la mater dona corpo alla materia di cui essa stessa è fatta, in un cortocircuito creativo e generativo. La materia è ciò di cui siamo fatti, ciò di cui è fatta l’arte, quindi qualcosa su cui l’artista esercita la propria creatività, trasformandola.
Mater è l’origine, Materia la cosa originata: quella cosa che in Paola si è fatta scultura. (Marco Tarsetti)
22
giugno 2024
Paola Angeloni – Mater Matuta L’arte feconda
Dal 22 giugno al 07 luglio 2024
arte contemporanea
Location
Associazione Culturale Galleria Papini
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (AN)
Ancona, Via Lazzaro Bernabei, 39, (AN)
Orario di apertura
da giovedì a domenica 17,30-19,30
Vernissage
22 Giugno 2024, 18.00
Autore
Curatore
Autore testo critico
Patrocini