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La pittura di Italo Cremona: visioni intrise di sogno e realtà alla GAM di Torino
Mostre
Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte è il titolo dell’importante retrospettiva sul lavoro dell’artista che visse gran parte della propria nel capoluogo piemontese, organizzata dalla Gam di Torino in collaborazione con il Mart di Rovereto. Curata da Giorgina Bertolino, Elena Volpato e Daniela Ferrari, la mostra sarà visitabile a Torino fino al prossimo 15 settembre, mentre da ottobre a gennaio 2025 sarà ospitata nelle sale del museo di Rovereto.
L’esposizione si presenta come una retrospettiva curata nei dettagli, che indaga in profondità il lavoro di Italo Cremona, scandagliando le scelte stilistiche, i linguaggi, i sentimenti e più in generale la ricerca artistica nella sua totalità ed evoluzione nel corso degli anni. L’evento si configura come un’occasione unica per approfondire il lavoro di un artista molto particolare, che costituisce in un certo senso un unicum all’interno del panorama italiano novecentesco, sia per la sua attenzione al medium pittorico e al disegno e per il modo di interpretarli, sia per il suo essere costantemente teso nella realizzazione di un mondo insieme surreale e profondamente legato alle esperienze concrete, ai paesaggi e ai vissuti della società e del mondo a lui coevi.
Com’è noto, dal punto di vista artistico, la storia dell’arte italiana, soprattutto in territorio sabaudo, è strettamente connessa all’arte povera e alla sua brillante vicenda internazionale. Ma proprio in questo contesto, e nel periodo immediatamente precedente, il surrealismo insieme asciutto e vivido dei quadri di Cremona costituisce un punto di vista differente. I suoi lavori si iscrivono, infatti, piuttosto in una vicenda forse meno narrata e tuttavia non meno significativa ed importante della storia dell’arte contemporanea italiana, che vide nella pittura e nelle sue possibilità espressive ed evolutive un potente mezzo per raccontare un mondo in cambiamento.
Gli elementi surreali e onirici presenti nell’opera di Cremona, che spesso seguono la psicologia terrifica dell’incubo, pur in un’atmosfera sempre mediata dalla decisa dimensione simbolica, rientrano in parte nel concetto di Realismo magico. Ma l’opera di Cremona, nella sua intensità, si rivela pregna di elementi tra loro anche molto diversi. Come recitava il titolo di una famosa commedia di Eduardo De Filippo, quelle che appaiono sulle tele di Italo Cremona sono le voci di dentro, quelle spesso inascoltate, che provengono dall’inconscio e che, insieme, narrano di situazioni e sogni a volte inconfessabili, restando pur sempre gravide di una verità profonda, che ancora ci parla, attraverso il tempo.
La mostra identifica un itinerario del lavoro di Cremona attraverso più sezioni tematiche, che vanno dagli esordi metafisici alle metamorfosi, passando per i disegni delle famose pistole improbabili dette “armi improprie”. Il percorso espositivo, così, appare più simile a un panorama che ad un sentiero tracciato, rivelandosi capace al contempo di dare una visione d’insieme sul lavoro dell’artista e di andare in profondità per comprenderne l’anima. Non si tralascia, tra l’altro, di indagare i rapporti con l’ambiente artistico e culturale dell’epoca, e in particolare con alcuni artisti contemporanei, tra cui spicca la figura geniale di Carlo Mollino, rappresentato e ritratto in alcune opere in mostra.
Quello che resta dalla visita di questa mostra è il gusto intenso, dolceamaro, di una pittura che parla ancora il linguaggio della pittura, muovendosi senz’altro al suo interno, eppure anche facendosi quasi materiale plastico. La pittura diviene allora quasi un nuovo linguaggio del tutto personale: un mezzo espressivo forte e dai confini netti e precisi, che però può essere deformato, sradicato e stravolto ai fini della poetica dell’artista. In tutto ciò incombe un senso di ansia, il sentimento sottile di una sorta di inevitabile esaurimento del linguaggio pittorico tradizionale, che però proprio per questo appare esaltato e teso ad un costante auto superamento. È questo aspetto che costituisce, forse, guardando in profondità, l’elemento più interessante della mostra.