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Il viaggio artistico di Francesca Cataldi al MUACC, tra libri materici, sperimentazione e narrazione
Mostre
di Marta Melis
I suggestivi spazi del Museo Universitario dell’Ateneo cagliaritano, dedicato alle arti e alle culture contemporanee, ospitano fino al prossimo 13 settembre l’esposizione dedicata a Francesca Cataldi, frutto della rinnovata collaborazione con la galleria ateniese Gramma_Epsilon, iniziata già con l’antologica di Franca Sonnino tra il 2022 e il 2023.
Francesca Cataldi nasce a Napoli nel 1944 ma si trasferisce presto a Roma, dove tutt’ora risiede e lavora. Nella Capitale conosce Mirella Bentivoglio, artista, poetessa e figura lungimirante di curatrice che seppe valorizzare la ricerca di numerose altre artiste. Abbandonate le tecniche tradizionali, Cataldi si dedica, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, a un linguaggio plastico «originale, innovativo e anticonvenzionale», per citare le parole usate alla presentazione della mostra.
Carnet de mon voyage, a cura di Simona Campus e Paolo Cortese, racconta il viaggio dell’artista che lungo il suo percorso di sperimentazione, pellegrinando di materiale in materiale, ha incontrato diverse persone, mondi, culture. Cataldi esplora le potenzialità della materia dismessa, creando il nuovo dalle cose vecchie con strumenti inusuali: così il ferro da stiro può uscire dall’ambiente domestico e farsi mezzo per filare il catrame in tele e reti che avvolgono opere come Carnet de Venice. Si tratta di un libro-oggetto, uno dei tanti libri presenti in mostra, costituiti da vari materiali, esemplari di un lavoro che nella sua specificità trova punti di contatto con quello di colleghe come Chiara Diamantini e Maria Lai.
Il viaggio nella materia è segnato dalla gestualità tesa alla sperimentazione ma anche da lunghe attese, che portano alla maturazione degli elementi: è il caso del ferro che immerso nell’acqua o a contatto con l’aria si arrugginisce; le tracce del tempo si imprimono poi nella carta o nel tessuto e la memoria materiale è restituita all’osservatore in opere come Scritture di ruggine.
L’allestimento della mostra, che dal piano terra del museo si estende anche al piano superiore, consente al visitatore di posare lo sguardo sul panorama affacciato sulla città mediterranea e sul suo mare, permettendo alle opere di comunicare sia con gli spazi interni che con quelli esterni. L’acqua che faceva arrugginire il ferro diventa qui quella marina a cui son dedicati libri di porcellana realizzati in collaborazione con la ceramista Marina Cianetti, ma rappresenta anche uno specchio in cui riflettersi. I luccichii delle opere di Italo Antico, nucleo della collezione permanente, comunicano così coi materiali specchianti della Cataldi grazie a lavori come Autoritratto, che ci ricorda come il voyage del titolo della mostra sia anche un viaggio alla scoperta di sé.
Un’intera sezione espositiva è, infine, riservata ai lavori recenti in cui l’artista rivolge la propria attenzione alle nuove tecnologie, utilizzate in modo da creare nuove connessioni tra le immagini: lo vediamo in Durcat, dove percepiamo l’intento di catturare ogni sensazione visiva impressa nella memoria, nell’esperienza. Un’esperienza artistica che, grazie al MUACC e alla Galleria Gramma_Epsilon, può essere restituita alle nuove generazioni, conferendo al lavoro di artiste come Francesca Cataldi l’attenzione, il riconoscimento e la valorizzazione che il sistema dell’arte e del mercato hanno troppo a lungo negato alle donne che hanno segnato la storia dell’arte del Novecento.