Pioniera del riciclaggio di materie plastiche, Enrica Borghi esordisce negli anni '90 utilizzando packaging e contenitori scartati come materia prima. Attratta dalla malleabilità delle bottiglie di PET (polietilene tereftalato) che si lasciano manipolare con semplici forbici e accendini, affascinata dalle loro superfici riflettenti e trasparenti simili al vetro, e stimolata dai colori accesi dei polimeri sintetici, l’artista riscatta i rifiuti trasformando bottiglie, tappi e sacchetti di plastica in opere d’arte che talvolta si accostano a design e moda. Noti sono i suoi interventi pubblici per i centri cittadini di Torino (Luci d’Artista), Trieste, Salerno, Gallarate (Museo MA*GA) e le sue mostre personali all’estero — Nizza (Museo MAMAC), Londra (Estorick Collection) — ma anche i progetti partecipati con scuole e ospedali, gli abiti realizzati con sacchetti di plastica e contenitori dismessi, e i gioielli in PET d’ispirazione floreale. Nel 2005 Enrica Borghi fonda l’associazione non-profit Asilo Bianco impegnandosi sul territorio e rivolgendosi alla comunità locale. Nella primavera 2024 costituisce la Fondazione Enrica Borghi con il proposito di convogliare arte e ambiente su tematiche sostenibili, delineando sempre più un percorso collaborativo di creazione anziché estrazione di valore che tiene presente la finitezza delle risorse della Terra. Creando forme che destano meraviglia e comunicano consapevolezza nei confronti dello scarto, l’artista si schiera contro la volgarità dello spreco.