21 luglio 2024

La dialettica della psiche: una conversazione con Christian Fogarolli

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A margine delle due mostre alla Galleria Mazzoli di Berlino e al MUSE di Trento, abbiamo raggiunto Christian Fogarolli, per fare il punto sulla sua ricerca artistica, tra intelligenza artificiale e scienza medica

Fogarolli, Eternal Return

Da giugno, nella sede berlinese della Galleria Mazzoli, è possibile visitare la seconda personale di Christian Fogarolli, Breakdown. A fine luglio, il MUSE – Museo delle Scienze di Trento inaugurerà la collettiva The Mountain Touch, che vedrà la partecipazione dell’artista nato nel 1983, al fianco di altri nomi internazionali, tra cui Paola Anziché, Zheng Bo, Alberto Di Fabio, Lucas Foglia, Nona Inescu,  Marzia Migliora, Caterina Morigi, Andrea Nacciarriti, Vera Portatadino, George Steinmann. Abbiamo dunque raggiunto Fogarolli, per farci raccontare le opere presentate in occasione delle mostre e il modo in cui queste rientrano nella sua ricerca artistica.

Breakdown presenta due lavori precedenti, esposti per la prima volta in Decade, la personale di Fogarolli tenutasi nel 2023 al MART di Trento, e un corpus di opere inedite, che continuano e ampliano la ricerca a cui l’artista si dedica da alcuni anni. Il suo interesse si incentra su un’ampia indagine dei risvolti culturali e sociali della distinzione tra la norma e la devianza, mettendo in luce come questa dicotomia abbia originato classificazioni e forme di emarginazione.

Fogarolli, Breakdown

Nella mostra tornano dunque alcuni elementi ricorsivi nella sua produzione: la presenza di materiale fotografico di archivio, frutto delle sue ricerche sugli Istituti psichiatrici, e una moltitudine di riferimenti storici, estetici e tecnologici prelevati dal campo medico diagnostico.

Si veda, ad esempio, Le Pendu (2023), installazione realizzata con fotografie scattate in ospedali psichiatrici stampate su piombi lavorati e sospesi grazie a un sistema di ganci e catene rette da una struttura a muro. I soggetti distorti, nei quali si intravedono ancora parti del corpo, appaiono brandelli astratti appesi come carne nel macello.

Nella sua pratica, esemplificata da questa opera, le immagini di archivio sembrano tornare a essere corpi vivi e storici, che mettono in scena quella scienza medica e quello sguardo oggettivante che ha disumanizzato i soggetti devianti relegandoli nella categoria degli emarginati, dei corpi alienati e inermi, come carne appesa. «Corpi vivi e insieme morti», specifica l’artista. Sono soggetti divenuti oggetto di analisi medica, di diagnosi, sono protocolli, schede.

Fogarolli, Breakdown

Nel corso della nostra conversazione ci siamo trovati concordi nel caratterizzare il suo lavoro come percorso da uno sguardo scientifico, analitico, impiegato con il fine di mettere in luce il funzionamento della diagnosi e delle metodologie di classificazione e divisione in ambito umano psichiatrico. Una prospettiva di osservazione che probabilmente deriva dal suo percorso di formazione, in particolare dal master ottenuto in diagnosi e restauro, incentrato sulla diagnosi e sulla cura, questa volta, delle opere d’arte: «Questo ricade inconsciamente sul mio lavoro», concorda.

Fogarolli, Breakdown

In Breakdown questa pervasiva componente scientifica si somma a quella tecnologica, composta da strumentazioni mediche e da macchine da lavoro o di utilizzo quotidiano, che interagiscono con la componente umana. L’opera Brain on Fire (2024), ad esempio, impiega il medium della risonanza medica per rappresentare il cervello dello stesso artista definito, a seguito di un lungo lavoro di perfezionamento, in ogni suo fascio anatomico.

La mostra, inoltre, attualizza la sua ricerca, ci spiega Fogarolli, attraverso l’inserimento di  materiale realizzato con uno strumento non impiegato prima: l’Intelligenza Artificiale. Accanto alle fotografie reali derivanti delle ricerche archivistiche, l’artista vi inserisce immagini create dalla macchina, generate rispettando i caratteri estetici e formali tipici della sua pratica e poi rielaborate attraverso un collage di brandelli di volti artificiali. Sono immagini che ritraggono persone anonime, irreali e ambigue, la cui non realtà non è intuibile dallo spettatore. «Se ci pensiamo – ci spiega – è interessante perché è sempre una ricerca d’archivio, che fa la macchina su ciò che ha archiviato lei stessa».

Fogarolli, Breakdown

Queste sono poi state sottoposte a interventi distruttivi come nel caso della serie Under the Skin (2024), dove le immagini poste su lamine di piombo sono state lavorate a mano facendo sgorgare della materia quasi scultorea composta da colle mescolate a pittura a olio.

La distruzione, il breakdown (collasso), è operata non solo da Fogarolli, ma anche dalle macchine presenti in mostra. In Crush Test 2 (2024) una morsa da lavoro si trasforma in un meccanismo di compressione di un volto, che così compresso assume una forma quasi astratta; in Cut Memories (2024) una macchina per fare la pasta trita un braccio di piombo.

Breakdown mette in scena una realtà oggettivata e macchinizzata in cui l’umano è sezionato, appeso, reciso, compresso e tritato. Un ambiente angosciante in cui pare che non vi sia una via di fuga sino a quando si scorge un elemento apparentemente estraneo, ma ricorrente: una pietra di vetro o di fluorite trasparente, che assume nelle opere, quando illuminata a determinate frequenze, diversi colori. In Brain on Fire ad esempio, è un frammento di vetro giallo fuso con il grande plexiglass che copre la risonanza magnetica, mi suggerisce.

Fogarolli, Breakdown

Questo elemento nasce dal progetto Stone of Madness (2018), che prende ispirazione dalla credenza medioevale secondo la quale il comportamento deviante di un individuo era dovuto a un corpo estraneo cresciutogli nella testa. Nelle sue opere, conclude, questo corpo estraneo diviene il simbolo di ciò che non si può spiegare, della parte che riesce a sfuggire anche alla conoscenza scientifica e resta nella penombra del visibile.

L’interesse di Fogarolli non è tanto mettere in luce il loro rapporto tra tecnologia e salute mentale, quanto piuttosto la dialettica che intercorre tra distruzione e costruzione, ossia il come questa dialettica si articola nel corso dell’evoluzione scientifica e tecnologica. «“Nel mio lavoro si vogliono mostrare sempre due parti che coesistono e si muovono insieme, due sfere che viaggiano unite e pur si contrappongono”», conclude.

Fogarolli, Breakdown

Ed è in questo modo che la costruzione e la cura diventano i due concetti alla base dell’opera che Fogarolli sta preparando per la collettiva al MUSE. Ci svela in anteprima che sarà una grande installazione scultorea in vetro soffiato composta da parti del corpo umano contenenti le essenze o le piante di montagna curative per quella specifica zona.

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