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Parigi 2024, le misure di sicurezza per le Olimpiadi colpiscono anche le gallerie d’arte
Attualità
di redazione
In occasione della 33ma edizione dei Giochi delle Olimpiadi, in programma dal 26 luglio all’11 agosto 2024, Parigi si riempirà d’arte, rigorosamente a tema sportivo. Abbiamo già visto come tanti musei e istituzioni culturali della capitale francese abbiano in programma mostre incentrate sulla rappresentazione del corpo (al Petit Palais) o sulla storia dello sport femminile (alla Bibliothèque François Mitterrand). Ma il rovescio della medaglia di questa grande manifestazione internazionale è rappresentato dalle stringenti misure di sicurezza che sembra abbiano colpito, indirettamente, anche gli spazi artistici e le gallerie del centro della città.
Secondo quanto riportato da Artnews, infatti, molte gallerie sono state costrette a chiudere i battenti in maniera inaspettata già dalla scorsa settimana. Si tratta, in particolare, delle gallerie che si trovano a Saint Germain des Près, il quartiere a più alta densità artistica di Parigi, dove è situato anche il Musée d’Orsay. Si tratta in realtà di una conseguenza più o meno inaspettata: i galleristi infatti hanno spiegato che, a causa della limitazione della circolazione, i loro clienti non hanno potuto raggiungere le sedi espositive. Ritrovandosi senza pubblico, le gallerie hanno deciso di chiudere in anticipo per la pausa estiva.
A partire dalla fine di giugno, sono state erette delle recinzioni metalliche lungo le strade del centro di Parigi: «È piuttosto deplorevole che le recinzioni siano state installate il 28 giugno senza preavviso», ha affermato la direttrice della Galerie Forest de la Divonne, Virginie Boissière, spiegando come le barriere abbiano rallentato il traffico pedonale. Per George-Philippe Vallois, fondatore della Galerie George-Philippe et Nathalie Vallois, si tratta di «Un disastro, una prigione», ha spiegato il gallerista, che aveva pianificato l’apertura della sua attività anche durante le Olimpiadi.
Le recinzioni servono a controllare i flussi di persone che transitato in quella che viene definita “zona grigia”, un’area severamente controllata vicino alle rive della Senna. Le persone che hanno bisogno di accedere a questa zona devono richiedere degli appositi codici QR. Alcune gallerie hanno specificato di non essere state informate del provvedimento: Laurence Esnol, fondatrice dell’omonima galleria, ha affermato di non aver ricevuto alcun avviso.
La prefettura di Parigi aveva assicurato alle attività commerciali che sarebbero rimaste accessibili ai clienti ma la scorsa settimana, quando è entrata in vigore la delimitazione della della “zona grigia”, non tutto è filato liscio. Charlotte Ketabi, fondatrice e direttrice della galleria Ketabi Bourdet, ha detto che a un collezionista francofono, con il quale era stato concordato un appuntamento per una visita, è stato negato l’accesso. Ketabi ha detto di aver inviato al collezionista una email da usare come prova dell’appuntamento ma la polizia gli ha ugualmente impedito l’accesso. «È quel cliente che perdi e che può rovinare una vendita», ha detto Ketabi. Inoltre, con le Zone a Traffico Limitato disposte nei dintorni della “zona grigia”, nemmeno gli spedizionieri possono entrare. Sono state poi chiuse molte strade e stazioni della metropolitana.
Per far fronte alle criticità, il Governo francese aveva previsto l’istituzione di una commissione per esaminare le richieste di risarcimento delle perdite economiche subite dagli esercizi commerciali e dovute all’applicazione delle misure restrittive. Ma per le gallerie d’arte, per le quali luglio può essere un buon mese per gli affari, fare una stima attendibile delle perdite non è semplice: gli appuntamenti con i clienti sono parte integrante del lavoro, così come l’andamento irregolare e imprevedibile delle vendite.
E dire che le gallerie avevano immaginato un ritorno importante grazie al marketing delle Olimpiadi. «In realtà siamo stati incoraggiati a partecipare all’Olympiade Culturelle», ha detto Ketabi, facendo riferimento al programma culturale incentivato dalla stessa organizzazione di Parigi 2024.
La questione della sicurezza, del controllo e delle restrizioni riguarda tutti. Circa un milione di persone è stato sottoposto ad accurati controlli. Il Ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha dichiarato che è stata interdetta la partecipazione all’evento a circa 4mila persone per motivi di sicurezza e mille sono sospettate di potenziale spionaggio e interferenza. Sono state inoltre erette circa 44mila barriere (e anche questa è “architettura”, per quanto effimera e legata all’evento).
Come spiegato dal quotidiano francese Le Monde, le autorità hanno applicato, fino a ora, ben 155 misure individuali di controllo e sorveglianza amministrativa nei confronti di persone ritenute pericolose. I provvedimenti derivano dall’applicazione di una legge introdotta nel 2017 e che già era stata criticata da diverse organizzazioni internazionali e da molti giuristi: molti degli individui ai quali sono state rivolte le misure, infatti, non sono mai stati condannati o nemmeno processati. Reputate comunque una minaccia grave per l’ordine pubblico, per loro vale il domicilio coatto, l’obbligo di rimanere in un certo perimetro, di non entrare in zone specifiche e di presentarsi al commissariato con una frequenza stabilita di volta in volta.