06 agosto 2024

«Il mondo ha troppa arte»: il MALBA di Buenos Aires celebra il pioniere dell’Arte Concettuale John Baldessari

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Nella capitale argentina va in mostra la prima retrospettiva del Sudamerica dedicata al genio del Concettuale. Un artista la cui ricerca è caratterizzata da ripetitività e ossessione. Una figura chiave da riscoprire

De la serie Throwing a Ball Once to Get Three Melodies and Fifteen Chords, 1975. Cortesía John Baldessari 1975; Estate of John Baldessari 2024; John Baldessari Family Foundation; Sprüth Magers.

“I Will Not Make Any More Boring Art” è una frase che l’artista americano John Baldessari (1931-2020), pioniere dell’arte concettuale, scrisse più volte nel suo taccuino personale nel 1971, in modo compulsivo, come se fosse una penitenza. Questo testo, che riflette il suo caratteristico senso parodistico, è stato tracciato e ingrandito per essere collocato sulla parete che accoglie i visitatori della nuovissima mostra John Baldessari: The End of the Line, in corso al museo MALBA, a Buenos Aires.

De la serie Throwing a Ball Once to Get Three Melodies and Fifteen Chords, 1975. Cortesía John Baldessari 1975; Estate of John Baldessari 2024; John Baldessari Family Foundation; Sprüth Magers

Si tratta della prima retrospettiva in Sud America dedicata a Baldessari, uno degli artisti concettuali più significativi del XX secolo, che riunisce un totale di 45 opere, tra dipinti, fotografie e installazioni, appartenenti alla collezione di Craig Robins, tra i più importanti collezionisti dell’opera di Baldessari, che fu anche suo amico, promotore e stretto interlocutore. La mostra, visitabile fino al 30 ottobre 2024, ripercorre cinquant’anni di produzione dell’artista e ne propone una lettura in quattro gruppi tematici organizzati da Karen Grimson, curatrice della Craig Robins Collection. Il progetto mette in luce le opere fondamentali del concettualista americano negli anni ’60 e ’70: il gesto di incenerire la propria opera, il suo approccio compulsivo alla fotografia e la sua costante esplorazione del legame tra immagine e linguaggio, tra il mondo del testo e il mondo delle idee. «Baldessari è considerato negli Stati Uniti il ​​nonno dell’arte concettuale. Ad un certo punto della sua carriera, prende le distanze dal luogo della paternità e assume la posizione secondo cui l’opera è, in realtà, l’idea», riassume Karen Grimson.

Worried Appeal Cycle (Six Sentences Sharing Circular Intersection). Cortesía. John Baldessari 1974; Estate of John Baldessari ©️ 2024; John Baldessari Family Foundation; Sprüth Magers

Sebbene le opere esposte provengano dalla Craig Robins Collection di Miami, sono stati inclusi anche alcuni importanti prestiti degli eredi, come il video del suo Cremation Project, che si trova appena entrati in galleria nel primo nucleo tematico e che è stato digitalizzato appositamente per questa mostra. Nel materiale audiovisivo, si vede Baldessari strappare violentemente cornici e tele e poi, in un obitorio di San Diego, incenerire quasi tutti i suoi lavori precedenti. Quel giorno, il 24 luglio 1970, l’irriverente artista bruciò complessivamente 125 dipinti che aveva realizzato tra il maggio 1953, anno in cui si laureò, e il marzo 1966. «Il mondo ha troppa arte», ha spiegato lo stesso artista alla tempo, che avrebbe poi raccolto le ceneri in un’urna e le avrebbe utilizzate per realizzare alcune nuove opere. Segna così una svolta nella sua carriera, passando dall’arte tradizionale al suo caratteristico stile concettuale.

Three Types Light. Cortesía. John Baldessari 1984; Estate of John Baldessari 2024; John Baldessari Family Foundation; Sprüth Magers

Il secondo asse tematico della mostra fa riferimento alla macchina fotografica, uno dei medium preferiti di Baldessari e il mezzo attraverso il quale più frequentemente esplorava idee di causalità e ripetizione per trasgredire i mandati artistici. Ciò include, ad esempio, l’opera Simone. Palm Trees (Near) dalla Kissing Series (1975), in cui la sua amica e attrice Simone Griffeth sembra baciare una palma che in realtà si trova sullo sfondo dello scatto. La fotografia tenta di mettere in scena un esempio di composizione errata, sconsigliata dall’accademia, che Baldessari immortala apposta e che oggi migliaia di turisti spesso replicano per gioco, fingendo di sostenere con una mano la Torre di Pisa o di sollevare la Torre Eiffel. Nel corso della sua vita Baldessari ha accumulato un “atlante” di foto, ritagli di film e giornali, screenshot e riproduzioni che ha poi riutilizzato liberamente nella sua pratica. Negli anni ’80 Baldessari iniziò a utilizzare punti multicolori per nascondere i volti delle figure in queste immagini ritrovate. «Ero un po’ preoccupato di usare il volto di qualcuno, non volevo essere denunciato e non sapevo esattamente da dove provenissero queste foto, quindi ho usato degli adesivi che avevo in giro per oscurare i volti», ha detto una volta l’artista.

Untitled collage. Cortesía_ ©️ John Baldessari; Estate of John Baldessarri 2024; John Baldessarri Family Foundation; Sprüth Magers

Il nucleo finale della mostra presenta opere di Baldessari che rimandano a una genealogia dell’arte a cui attinge, con riferimenti a Francisco de Goya, Marcel Duchamp e Fernando Pessoa, tra gli altri. È il caso della serie di tre orinatoi in ceramica, che non solo rendono omaggio alla celebre Fontana (1917) dell’artista francese, ma propongono anche una presa in giro da parte di Baldessari dello spettatore, che potrebbe pensare di riconoscere un artista da un lato singola immagine, per poi leggere la didascalia per provocare stupore o sconcerto, in linea con il suo carattere irriverente. Baldessari è anche riconosciuto per la profonda influenza che ha avuto su generazioni di artisti nel corso di cinque decenni di insegnamento in California.

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