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Al Palazzo Mathis di Bra, la Fondazione Marta Czok (Roma, Venezia, Londra) presenta una nuova mostra dell’omonima artista internazionale (nata a Beirut nel 1947 da profughi polacchi che trovarono asilo politico a Londra, e dagli anni settanta italiana di adozione), questa volta in chiave di “archivio”. Ce ne parla Jacek Ludwig Scarso, Senior Curator della Fondazione.
Jacek, da dove nasce la scelta di Archīvum come titolo di questa mostra?
Archīvum si può definire un compendio di progetti, che rappresenta nell’insieme una delle più grandi iniziative della nostra Fondazione finora e che porteremo avanti nei prossimi anni. Quando nel 2021 abbiamo inaugurato la Fondazione con la sua Collezione Permanente nel centro storico di Castel Gandolfo (Roma) e in seguito il Project Space di Venezia, nonché lo studio curatoriale a Londra, dove lavoro io, uno dei nostri obiettivi era l’archiviazione completa delle opere di Marta Czok, finalizzata alla loro disseminazione e contestualizzazione. Nel riflettere su questa necessità, abbiamo pensato di allineare questo sforzo ad una sperimentazione sul concetto di archivio stesso, inquadrandolo secondo le prospettive contemporanee che, separatamente, stiamo esplorando anche con il centro di ricerca che co-dirigo qui a Londra, CREATURE presso la London Metropolitan University. In questo senso, creare un archivio di un artista non significa soltanto preservarne le opere per il futuro, ma anche esplorare strategie sia artistiche che curatoriali che scoprano nel suo lavoro nuove dimensioni e nuovi modi per interagire con il pubblico, andando ben oltre alla semplice catalogazione di opere.
Come si articolerà questa mostra?
Palazzo Mathis è dove lanciamo questo concetto con una mostra che propone 30 opere di Marta Czok. Più che una retrospettiva convenzionale, basata su una visione cronologica del lavoro, qui associamo le opere trasversalmente attraverso quattro metafore visive. Queste metafore vengono chiamate AURUM (raffigurazioni in oro), CIVITAS (scene di vita sociale), VENUS (raffigurazioni femminili), URBS (paesaggi urbani). Chi conosce le opere di Marta Czok sa benissimo che ognuna racchiude narrative e sottotesti complessi: un paesaggio urbano, ad esempio, può essere utilizzato come visione utopica o distopica, una scena di ordinaria vita cittadina quanto un commento politico sulle gerarchie di potere. Si esplora quindi un sottile gioco di continuità e contrasto, attraverso il quale riflettiamo sulla varietà narrativa che da sempre contraddistingue quest’artista.
Quali altri progetti faranno parte di Archīvum?
Stiamo già lavorando su svariati aspetti. In questo momento, stiamo collaborando con AVR London e Anise Gallery di Londra nella creazione di una nuova esperienza virtuale che riporterà in luce un’opera di Marta Czok del 1987: “L’altra Metà / The Other Half”. Quest’opera, che era anche inclusa nella mostra di apertura della nostra sede di Venezia nel 2023, in concomitanza con la Biennale Architettura di quell’anno, racchiude una complessa narrativa di commentario politico sulla guerra: sulle sue vittime, sui suoi carnefici e su chi vive la propria vita nella totale ignoranza di ciò che colpisce il mondo. Creata all’epoca come commentario sulla Guerra Fredda, quest’opera, come la maggior parte dei lavori di Marta Czok, continua a trovare nuovi paralleli con il contesto odierno e si presta perfettamente a questo esperimento: attraverso la realtà virtuale, lo spettatore avrà la percezione di entrare nel lavoro, come fosse uno dei personaggi raffigurati, immedesimandosi nella situazione politica ritratta e vivendo in prima persona la sua continua attualità.
Nel frattempo, stiamo pianificando nuove pubblicazioni su Marta Czok, che porteranno ad uno sguardo eclettico sul suo lavoro, attraverso saggi curatoriali, aneddoti biografici ed i pensieri della stessa artista. In questo senso, Archīvum vuole diventare un progetto interdisciplinare e transtemporale: qui lo sguardo al passato è necessario, ma è ancora più importante quello diretto al futuro.
Come riesci a fondere il tuo ruolo all’interno della Fondazione con le altre attività che dirigi da Londra?
Per quanto siamo ancora una Fondazione giovane, la nostra progettistica si sta sviluppando rapidamente. Mi piace pensare che l’abbinare il mio ruolo curatoriale all’interno della Fondazione al mio lavoro all’estero ci stia dando una visione globale su cui mirare. In parallelo alle mostre su cui stiamo lavorando, sto collaborando sull’organizzazione del convegno inaugurale di London Sculpture Week, con The Line, Fourth Plinth, Sculpture in the City e Frieze Sculpture, che ospiteremo con CREATURE, e al contempo ad un progetto di arte pubblica in Hong Kong, con il supporto del British Council, nonché alla direzione del Master in Arti Pubbliche e Performative sempre a London Metropolitan University. Questi progetti si riscontrano, seppure in modo indiretto, con quello che faccio nella Fondazione, perché mi danno il modo di rinquadrare continuamente la nostra progettistica, affinché dialoghi con gli sviluppi nell’arte contemporanea sul piano internazionale. Le iniziative di collaborazione sono fondamentali: tra queste ci sono i progetti istituzionali grandi, come le due ultime mostre che abbiamo realizzato presso il Complesso di Vicolo Valdina della Camera dei Deputati e Palazzo Montecitorio al Parlamento; oppure le collaborazioni future come quelle che stiamo progettando con City Space Architecture e Museo Spazio Pubblico di Bologna. E poi, altrettanto importante è il dialogo con nuove realtà, quelle che possono essere piccole per ora, ma che credo diventeranno il futuro dell’ambito in cui stiamo lavorando. Il mondo dell’arte sta cambiando e vogliamo essere parte integrante di questo cambiamento.
Marta Czok
Archīvum
A cura di Jacek Ludwig Scarso
Dall’8 Settembre al 24 Novembre 2024
PALAZZO MATHIS
PIAZZA CADUTI PER LA LIBERTÀ 20,12042 – BRA (CN)
Orari: lunedì/martedì/giovedì 9.00-12.30 / 15.00-17.30
mercoledì/venerdì 9.00-12.30
sabato/domenica 10.00-12.30 / 15.00-17.30
Inaugurazione: Domenica 8 Settembre 18:00
fondazionemartaczok.com/archivum