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Magazzino Italian Art e le persone che l’hanno reso possibile: gli scatti di Marco Anelli
Opening
«Queste immagini vogliono raccontare la storia di Magazzino attraverso il senso d’orgoglio che ogni giorno le donne e gli uomini portavano nel lavoro di cantiere. È stato un onore raccontare le loro storie e vederli trasformare Magazzino da un’idea a una realtà concreta» afferma Marco Anelli in occasione dell’apertura di Marco Anelli: Building Magazzino 2014-2024. La mostra, curata da Paola Mura, raccoglie una selezione di circa 50 fotografie di grandi dimensioni, tra cui numerosi inediti, commissionate da Magazzino Italian Art per raccontare la progettazione di un’istituzione dedicata all’arte italiana postbellica e immortalare la sua trasformazione fino alla sua forma attuale: campus con due edifici, una rinomata collezione permanente, mostre temporanee e il primo e unico centro di ricerca del suo genere negli Stati Uniti.
«Siamo onorati di aver commissionato questo progetto a Marco Anelli, il cui lavoro fa parte del museo al pari delle strutture e del programma espositivo. Per noi era fondamentale che Magazzino venisse costruito da e per gli abitanti della contea di Putnam e dei dintorni. Siamo orgogliosi di rendere omaggio allo straordinario contributo di queste persone tramite una mostra che testimonia quanto il museo sia davvero opera loro», hanno dichiarato i fondatori Nancy Olnick e Giorgio Spanu.
Le fotografie che Anelli ha scattato, stagione dopo stagione, giorno e notte, godendo di un accesso privilegiato e senza restrizioni – a quello che solitamente è un luogo privato e difficile da penetrare per i non addetti ai lavori – sono esposte nel Robert Olnick Pavilion seguendo la storia dell’edificio principale di Magazzino (usato in passato come impianto di pastorizzazione del latte e convertito nel 2017 dall’architetto spagnolo Miguel Quismondo nella sede della collezione permanente di Arte Povera) e proseguono fino alla recente costruzione dello spazio in cui si trovano, ovvero il padiglione indipendente progettato da Alberto Campo Baeza insieme a Quismondo e destinato alle mostre temporanee e allo spazio per la programmazione.
«A differenza della classica documentazione – spiega la curatrice Paola Mura – l’opera di Anelli offre una prospettiva senza precedenti che solo la sua visione artistica poteva cogliere. Le foto non sono una semplice testimonianza, ma uno sguardo particolare che riflette il suo approccio unico al tema. Rivelano il viaggio del museo sottolineando il potere dell’arte d’ispirare e creare. L’opera fotografica di Anelli rispecchia la sua costante indagine sull’architettura, l’ambiente e l’umanità. Il fotografo presenta opere ricche di riflessione, che restituiscono il ritmo del lavoro, mettono in risalto il contributo spesso sottovalutato degli operai e riconoscono il loro ruolo essenziale, insieme a quello di tutta la comunità locale».
Marco Anelli – che nel 2017 ha pubblicato il volume Marco Anelli: Building Magazzino (edizioni Skira Rizzoli) che immortalava la realizzazione del primo edificio del museo attraverso 129 fotografie a colori – non ha dunque solo voluto documentare la costruzione ma ha anche voluto testimoniare l’umanità, le emozioni e le esperienze di coloro che hanno reso questo progetto una realtà, facendone, sotto ogni punto di vista, un’opera d’arte di per sé.