28 agosto 2024

Viaggi straordinari. Tarin a Filicudi

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Nella rubrica Viaggi straordinari di exibart gli artisti raccontano esperienze fuori dal comune che li hanno portati a riflettere in modo inedito sul mondo e su se stessi. Una mappatura per vedere con occhi nuovi luoghi, ricerche, ispirazioni

credits Tarin

«Non amo viaggiare, tutti i viaggi che voglio fare li faccio sul mio tavolo di lavoro». Jean Dubuffet

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Ho sempre amato gli autori che non amano viaggiare. Immergersi nel lavoro mi sembra l’unico viaggio possibile. Un artista che mi ha influenzato in questo senso è stato Giorgio Morandi, ricordo di aver visitato il suo museo quando studiavo all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nello studio da eremita, c’era solo il necessario per trasferire su tela nuovi mondi. È stata una delle esperienze più intense e formative perché mi ha ricordato che è il punto di vista che importa, il modo di guardare. Dipingeva i paesaggi osservandoli dalla finestra e si serviva di un cannocchiale per immergersi nella natura mantenendo un rapporto di distanza. Alberto Savinio vedeva nelle sue nature morte mondi abitati da creature mitologiche. Pasolini invece era ossessionato dai viaggi, continuava a cercare nei luoghi più remoti i volti non corrotti dal consumismo. Dacia Maraini lo ricorda spesso, erano territori anche pericolosi, nell’Africa nera, all’inseguimento della purezza. Non viaggiava per immergersi in altre culture, ma per ritrovare un’umanità incontaminata.

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Quando sono arrivata, per la prima volta, sull’isola di Filicudi, sono rimasta estremamente colpita dal paesaggio, ma la ragione del mio viaggio non era legata al luogo in sé, ma al fermento culturale che invade ogni estate l’isola. Non è un caso se dopo questa esperienza ho prodotto una fanzine che racconta le dinamiche del luogo, con all’interno artisti, intellettuali, collezionisti che abitualmente la abitano nel mese di agosto. In copertina, Michela, che ride divertita salendo le scale per raggiungere il tetto di una tipica casa filicudara, portando con sé un coccodrillo gonfiabile. Abbiamo scattato altre foto quella sera, la casa con il grande cortile era tutta per noi.

Lei si aggirava nuda, indisturbata, libera, in un luogo protetto. Ho iniziato a fotografare le donne a casa loro per questa ragione, per farle sentire protette, per far fluire liberamente l’energia, che necessita fiducia, per trovarsi nell’intimità. La mia prima fanzine l’avevo prodotta per la galleria indipendente Le Dictateur, allora diretta da Federico Pepe e Pierpaolo Ferrari, aveva un formato diverso, più grande. Successivamente ho ridotto il formato, volevo che assomigliasse a un piccolo diario, a un blocco per gli appunti, ogni fanzine era dedicata a un momento particolare, o a un progetto.

Il mio viaggio è stato un ritorno a casa.

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