28 agosto 2024

Il giardino segreto di Napoli in mostra alla Galleria Alfonso Artiaco

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Ispirata alla ricchezza cromatica e formale del mondo vegetale sempre più in pericolo, una collettiva di giovani artisti alla Galleria Alfonso Artiaco di Napoli ci parla di cura e rigenerazione

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024
Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

La città, in questi giorni, è bruciata dal Sole e la nostra pelle è continuamente imperlata da gocce di sudore. Vivere in certi ambienti risparmiando forze, acqua ed energia non è più arte nostra. Se vi trovate per puro caso a percorrere rapidamente via Foria, notereste la temperatura scendere vorticosamente, senza apparente motivo. Non è un mistero ma, semplicemente, la possanza dell’Orto Botanico, che assorbe calore donando freschezza e beatitudine a chiunque si trovi nei suoi paraggi. È quella dote segreta di alberi, piante, arbusti e fiori che ormai abbiamo dimenticato, perduti come siamo nelle sinuosità delle barre refrigeranti dei condizionatori e nelle centinaia, migliaia di kilowatt bruciati in questa tremenda estate napoletana.

Riportare in auge questo carattere salvifico e rigenerante delle piante è la piccola sfida portata avanti dai curatori Marta Ferrara e Mario Francesco Simeone attraverso Lettere intorno a un giardino, la mostra allestita nella Galleria Alfonso Artiaco di Palazzo de Sangro di Vietri, a Piazzetta Nilo. 14 giovani artisti – Maria Giovanna Abbate, Gianmarco Biele, Paolo Bini, Selene Cardia, collettivo damp, Carmela De Falco, Nina Jonsson Qi, Nicola Vincenzo Piscopo, Paolo Puddu, Andreas Zampella – originari della Campania o formatisi a Napoli che si sono lasciati ispirare dal testo omonimo del poeta Rainer Maria Rilke che suggerisce, con saggezza e apparente leggerezza, l’intreccio profondo e decisivo tra cura e dialogo, tra natura e umanità.

Rimane infatti un’arte antica, antichissima, quella di innestare conversazioni, innaffiare relazioni, potare contrasti e recidere rami secchi. Come quella di tradurre al meglio le risorse di cui disponiamo (acqua, calore, energia ma anche emozione e passione) senza stravolgere gli ambienti ma, anzi, entrando in simbiosi con essi, con le loro regole, caratterizzazioni, vincoli e possibilità.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

La mostra si apre simbolicamente con quella che sembra una cancellata, una porta misteriosa (Paolo Bini, Attesa, 2017-2024), che nonostante la sua forza e la sua incastellatura cromatica si schiude, aprendoci la via a un piccolo, intenso, viaggio. Incontriamo così lavori di confidenza e raccoglimento, silenziosi nella loro tenue presenza. Il protagonismo dell’assenza e del bianco (Nina Jonsson Qi, Aria, 2024), che si stagliano nell’intimità di pochi tratti porpora e cerulei. Come pensieri essenziali, da dedicare a pochi sapidi amici.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024
Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

E anche il pigmento lapislazzuli del trittico Fiori Blu (Gianmarco Biele, 2023), che con singoli tratti di mano ricorda delicatissimi ibiscus visti dall’alto, così belli da catturare l’attenzione di api, farfalle e colibrì se soltanto – se soltanto – se ne trovassero nei paraggi. Questa rimane infatti una metropoli soffocata da secoli di tufo, marmo, cemento e polvere. Non c’è posto per altro. Cosicché appare quasi una sfida quella di Selene Cardia (Dedicato a Miguilim I, 2024), un lavoro che sembra non accettare la sua sede, la tela, in cui è stata preposta. Qui la vegetazione, gli arbusti, producono visivamente movimenti e suoni di una foresta quasi percepibili.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

Bastano così pochi esemplari per riaccendere in noi quel bisogno profondo, ancestrale di ricreare nei nostri luoghi il bisogno di una sistema vivo, di una vegetazione fitta o filiforme, di una natura viva o morta, reale o immaginaria. Una fotosintesi interiore, spirituale che anziché ossigeno e glucosio sia capace di riprodurre emozioni radicali e ricordi primigeni.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

Qui, ai piani nobili, le radici faticherebbero a congiungersi con il terriccio. Le piante appassirebbero per mancanza d’acqua e di luce. Qui il Sole batterebbe senza pietà sulla nuda pietra. E così il grigio damascato di Dama-scena (Jonsson Qi, Dama-scena, 2024), l’arancio agrumato di Risveglio con limoni (Andreas Zampella, 2023), la pece acrilica di Chiarore (Paolo Bini, 2024) e la terra d’ombra di Pianta velata (Andreas Zampella, 2024) risvegliano le pareti, per farne piccoli e raccolti giardini personali.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

Non è più (non può essere) una natura rigogliosa, spaventevole, opprimente e assassina. Ma nemmeno al di sotto di una linea di galleggiamento visiva. La natura descritta da questi giovani artisti si insinua, trabocca oltre le cornici, occupa i muri come capricciose rampicanti (Carmela De Falco, Out of joint, 2024), si mimetizza tra scatti apparentemente assenti, da catalogo vacanze (Paolo Puddu, Senza titolo, 2024), eppure determinanti e impositivi.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

In verità l’intera mostra ha qualcosa di sfuggente, di inesplicabile. Come un movimento ulteriore, che oltre ogni schema, siepe, concetto o vaso preposto. Atmosfere, concetti simili a piante capaci di bucare serre o colonizzare poltrone, attorcigliarsi a lampade, persiane o suppellettili.

Rilke, ispiratore della mostra, paragonava i fiori a «Righe fresche, così immediate nel loro rapido sbocciare, così piene della linfa degli eventi che viviamo, e dei suoi ricordi». È il potere inversivo del nostro linguaggio, che riveste le piante di affetti, gli arbusti e i fiori di simbologie, sensazioni, di freschezza come di dolce malinconia.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

Così l’opera più silenziosa e apparentemente invisibile, quella del collettivo damp (Where everything is exactly as you would like it to be, 2024), che, attraverso una stringa fitomorfa, svela il codice sorgente di tutta la mostra. Ridurre brutalmente la natura a modellazione, a ghirigoro decorativo, al fine di svelarne la matrice antropogenica, così fragile quanto simbolica, passeggera quanto ineluttabile per la nostra specie.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

Ma il piccolo miracolo, o paradosso, avviene quando si lasciano le sale dell’elegante Galleria Alfonso Artiaco. Ad accoglierci all’uscita, prima invisibili e ornamentali, ci sono dracaena marginata, una monstera deliciosa, un euphorbia candela, un pothos (o forse un hedera). Gli occhi hanno davvero cambiato prospettiva. Come se qualcuno avesse spostato di pochi millimetri il nostro prisma di quarzo interiore, rendendoci capaci, finalmente, di vedere, adesso sì, quella ricchezza e quel tesoro smeraldo che ogni giorno ci sfugge.

Lettere intorno a un giardino, veduta della mostra, Galleria Alfonso Artiaco, Napoli, 2024

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